Il governo ha annunciato che dal 26 aprile tornerà la possibilità per le regioni di entrare di nuovo in zona gialla, con alcune novità, ma continuerà a rimanere in vigore il coprifuoco tra le 22 e le 5.

Negli ultimi giorni il divieto di circolare liberamente nelle ore notturne è stato però parecchio criticato da alcuni politici di destra. «Cosa c’entra il coprifuoco alle 22 con il contrasto al Covid?», si è chiesta il 16 aprile su Twitter la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. «Il governo può imporre protocolli per limitare il contagio, ma non calpestare le libertà fondamentali senza motivo. #BastaCoprifuoco!». Il giorno dopo il segretario della Lega Matteo Salvini – che sostiene il governo Draghi – ha fissato tra i suoi obiettivi proprio la cancellazione del «coprifuoco delle 22».

Ma quanto è efficace il coprifuoco nel contrastare la diffusione del coronavirus? Serve a qualcosa oppure è inutile, se non addirittura dannoso? Abbiamo verificato che cosa dicono i pochi studi scientifici oggi a disposizione. In breve: il coprifuoco sembra avere un’efficacia, seppur limitata, nel ridurre i contagi, soprattutto se accompagnato da altre misure restrittive.

Prima di vedere che cosa dicono i numeri, cerchiamo di capire qual è la logica che sta dietro il coprifuoco, una misura storicamente imposta durante conflitti o disastri naturali e che oggi è salita alla ribalta con la pandemia di Covid-19.

Qual è il senso del coprifuoco

L’obiettivo principale del coprifuoco è quello di limitare gli spostamenti delle persone, fatta eccezione per quelli dovuti, per esempio, a motivi di necessità legati al lavoro o alla salute. In teoria, una minore possibilità di movimento dovrebbe tradursi in un numero minore di incontri tra le persone, riducendo la possibilità di comportamenti a rischio contagio.

È vero che locali come bar e ristoranti sono già chiusi la sera, per effetto di altre misure restrittive, ma l’obiettivo del coprifuoco è quello di limitare ancor di più i contatti sociali in generale, per esempio nei luoghi al chiuso – in particolare nelle abitazioni – o con assembramenti all’aperto, magari tra i più giovani.

Si potrebbe obiettare che fissare un limite orario oltre al quale è vietato spostarsi possa incentivare le persone a incontrarsi di più nelle ore precedenti, anticipando per esempio una cena o un aperitivo e assembrandosi in privato. Ma un’altra ipotesi in campo è quella secondo cui l’introduzione del coprifuoco e il suo mantenimento possano servire come una sorta di monito, ricordando alla popolazione che i rischi legati alla Covid-19 sono ancora alti e che non va abbassata la guardia. Insomma, le possibilità da verificare sono parecchie.

Ad oggi moltissimi governi in tutto il mondo hanno deciso di fare ricorso al coprifuoco per contrastare la diffusione della Covid-19. Per esempio nell’Unione europea questa scelta non è stata presa soltanto dall’Italia, ma anche da altri Paesi come Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Grecia, solo per citarne alcuni.

Lo scorso autunno, quando il coprifuoco è stato introdotto con sempre maggiore frequenza da vari Stati, gli scienziati si chiedevano quale sarebbe stato il suo effetto e se le ipotesi che abbiamo vista prima sarebbero state confermate dai fatti o meno. Le evidenze scientifiche disponibili all’epoca erano pochissime e, anche se negli ultimi mesi sono uscite alcune ricerche, queste restano tuttora poche.

Vediamo comunque che cosa ci dicono.

Che cosa dicono le evidenze scientifiche

Come abbiamo spiegato in passato, per esempio per la chiusura delle scuole, bisogna tenere a mente che quantificare l’effetto di una singola misura restrittiva contro la Covid-19 non è un compito per nulla facile. Ogni Stato ha infatti introdotto una serie di provvedimenti per limitare lo spostamento delle persone: già di per sé è difficile stimare con precisione l’efficacia di un mix di misure, e lo è ancora di più concentrarsi solo su un provvedimento. C’è poi il problema delle interazioni, perché diverse misure possono influenzarsi a vicenda, aumentando o riducendo la propria efficacia tra di loro.

Al di là di questa osservazione, abbiamo cercato quanti studi esistono ad oggi sull’efficacia del coprifuoco contro la Covid-19, utilizzando Google Scholar, il motore di ricerca di Google che permette di analizzare la letteratura scientifica a livello mondiale. In generale, le poche evidenze scientifiche oggi a disposizione dicono che il coprifuoco è utile, seppure in misura limitata e se accompagnato da altre misure restrittive.

Innanzitutto, partiamo dall’evidenza forse più scontata: gli effetti del coprifuoco sulla mobilità delle persone. Il 7 aprile è stato pubblicato uno studio in pre-print – ossia non ancora sottoposto al controllo della comunità scientifica – in cui si utilizza come una sorta di “esperimento naturale” quanto avvenuto tra dicembre e gennaio in due province del Canada: il Québec e l’Ontario. Il primo ha infatti introdotto un coprifuoco notturno, mentre il secondo no. Con alcuni calcoli statistici, i ricercatori hanno cercato di isolare l’impatto del coprifuoco, che in Québec avrebbe ridotto gli spostamenti notturni delle persone di circa il 31 per cento rispetto all’Ontario.

Un’altra ricerca è stata pubblicata a fine marzo 2021 in pre-print, condotta tra gli altri dall’epidemiologo Samir Bhatt – già autore di uno studio uscito a giugno 202 su Nature – su sette Paesi e 114 regioni. Secondo i ricercatori, un coprifuoco notturno da solo aiuterebbe a ridurre di circa il 13 per cento l’indice Rt del coronavirus, ossia il numero che indica quante persone sono contagiate in media da un infetto. L’impatto del coprifuoco sarebbe «moderato», ma comunque statisticamente significativo (detta altrimenti, gli effetti registrati non sarebbero effetto del caso, ma della singola misura restrittiva). Numeri alla mano, l’efficacia del solo coprifuoco è più o meno paragonabile come portata a uno scenario in cui si obbligassero le persone solo a indossare le mascherine al chiuso e all’aperto.

Il caso della Francia

Un Paese che ha fatto ampio ricorso al coprifuoco è stata la Francia. A ottobre 2020 il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato per le aree più colpite dalla seconda ondata un primo divieto di spostamento tra le 21 e le 6, reso ancora più stringente nei mesi successivi, dalle 18 alle 6, ed esteso a livello nazionale. Al momento in Francia è in vigore un coprifuoco dalle 19 alle 6 e sono concessi spostamenti solo in casi di necessità. Questa misura – messa in campo con altre chiusure e divieti – è servita a qualcosa?

Il 15 aprile è stata pubblicata sulla rivista scientifica Eurosurveillance una ricerca condotta dall’italiana Vittoria Colizza, che studia l’epidemie presso l’Istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicina (Inserm). Secondo le evidenze raccolte in questo studio, il coprifuoco francese avrebbe contribuito a stabilizzare le ospedalizzazioni da Covid-19, facendo scendere l’indice Rt sotto il livello 1 (quello oltre il quale il contagio continua a diminuire), ma non sarebbe stato in grado di limitare l’arrivo della terza ondata, soprattutto a causa della forte diffusione della cosiddetta “variante inglese”.

In una lettera inviata a fine gennaio al Journal of Infection, alcuni ricercatori francesi hanno invece sostenuto, attraverso un modello statistico, che un coprifuoco troppo anticipato, quello dalle 18 in poi, potrebbe aver contribuito a far circolare di più il virus, spingendo le persone ad aggregarsi di più per esempio nei negozi e nei supermercati.

Studi specifici sull’Italia ancora non esistono, ma alcune evidenze scientifiche hanno mostrato che il sistema a colori delle regioni sia stato in grado di contenere la diffusione del coronavirus, pur non abbattendola del tutto.

In conclusione

Con l’annuncio del governo di voler allentare le misure restrittive per la fine di aprile, il coprifuoco dalle ore 22 alle 5 è stato fortemente criticato da diversi politici di destra, tra cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

Abbiamo verificato che cosa dice la letteratura scientifica sul tema e sebbene le evidenze scientifiche ad oggi a disposizione siano ancora poche, sembra che il coprifuoco abbia una certa efficacia, seppure limitata, nel contrastare la diffusione del coronavirus. Questa misura funziona infatti soprattutto quando viene abbinata con altri provvedimenti.