Vaccini: un mese dopo, gli obiettivi del “piano Figliuolo” non sono stati raggiunti

Ansa
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I dati in breve:

• La scorsa settimana si è raggiunta, per la prima volta, una media di circa 300 mila vaccini al giorno. Secondo il piano del commissario straordinario, si sarebbe dovuto raggiungere questo obiettivo quasi un mese fa.

• Come per lo scorso governo, il problema maggiore è il numero di dosi consegnate, ma lo stesso piano di Figliuolo sembrava non ritenere questo fattore un limite insormontabile per il raggiungimento degli obiettivi.

• Dopo le polemiche delle ultime settimane, aumentano gli anziani vaccinati, ma ancora il 20 per cento degli over 80 non ha ricevuto la prima dose di vaccino, con ampie differenze tra le varie regioni.

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È passato oltre un mese dal 13 marzo, quando il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, ha presentato il nuovo piano della campagna vaccinale contro la Covid-19, con una serie di obiettivi.

Ad oggi quegli obiettivi non sono stati raggiunti.

Il piano prevedeva di somministrare in media 210 mila dosi ogni giorno nella settimana tra il 10 e il 16 marzo, 300 mila tra il 17 e 23 marzo e poi 500 mila tra il 14 e il 20 aprile. Questi numeri non sono mai stati rispettati.

Inoltre il 9 aprile Figliuolo ha firmato un’ordinanza per ribadire alle regioni che al momento la precedenza nei vaccini va data agli anziani, in particolare agli over 80. Anche qui però continuano a esserci dei problemi.

Vediamo con ordine che cosa dicono i numeri.

Gli obiettivi sulle vaccinazioni giornaliere

Le somministrazioni hanno iniziato a toccare con costanza il livello di 300 mila al giorno solo nella scorsa settimana e solo il 18 aprile la media settimanale ha superato di pochissimo le 300 mila vaccinazioni al giorno, quasi un mese dopo rispetto a quando era stato fissato l’obiettivo dal generale Figliuolo.
Va detto che uno dei problemi principali è stata la bassa disponibilità di dosi, limite con cui si era dovuto confrontare anche il precedente governo. Per fare 500 mila vaccini al giorno servono infatti ogni settimana almeno 3,5 milioni di dosi e questo numero non è ancora stato raggiunto.

Non è chiaro se, quando è stato scritto il piano, la struttura commissariale conoscesse o meno con precisione le date delle future consegne. Va comunque tenuto conto che, secondo lo stesso piano di Figliuolo, i ritardi delle consegne non sarebbero dovute essere un problema insormontabile, anzi. Nel piano si legge che «il volume delle dosi consente di fronteggiare eventuali mancate consegne da parte dei fornitori senza impatto sul rateo di somministrazioni giornaliere».

Il percorso nella fornitura dei vaccini resta accidentato. A metà marzo è stato sospeso per alcuni giorni il vaccino di AstraZeneca-Università di Oxford, ora somministrabile in Italia solo agli over 60, e la scorsa settimana Johnson & Johnson ha deciso di bloccare momentaneamente il proprio vaccino in Europa, dopo che è stato sospeso negli Stati Uniti a causa di alcuni casi di trombosi.

Questa settimana, come abbiamo anticipato, la disponibilità delle dosi ha permesso di fare in media 300 mila vaccini al giorno, ma non tutte le regioni sono state in grado di tenere questo ritmo.

In una settimana le singole regioni avrebbero dovuto infatti somministrare dosi ad almeno il 3,5 per cento della popolazione. Quelle che lo hanno fatto sono state circa la metà: Puglia, Umbria, Marche, Liguria, Bolzano, Piemonte, Emilia-Romagna, Sardegna, Campania, Molise e Basilicata. Mancano all’appello, ad esempio, le due regioni più popolose, Lombardia e Lazio.

Molti anziani non sono ancora vaccinati

Dopo il dibattito delle ultime settimane, sta migliorando anche la vaccinazione degli anziani, ma una buona parte di loro continua a non essere immunizzata. Ad oggi ha ricevuto almeno la prima dose l’80,6 per cento degli over 80 e il 36,6 per cento di chi ha tra i 70 e i 79 anni. Rimangono, come sempre, grandi differenze tra le singole regioni.

Solo il Veneto ha superato il 90 per cento di over 80 vaccinati, mentre sopra l’85 per cento ci sono Basilicata, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Toscana e la provincia autonoma di Trento. Hanno superato l’80 per cento Lazio, Piemonte e Puglia, mentre le altre regioni sono ancora sotto l’80 per cento, con la Sicilia sotto il 60 per cento e la Calabria sotto il 65 per cento.

Tra gli over 80 è molto probabile che il tasso di adesione alla campagna vaccinale – ossia la percentuale di over 80 che è disponibile a farsi vaccinare sul totale – si aggiri intorno all’85 per cento, anche qui con differenze regionali.
Per quanto riguarda la fascia 70-79 anni le uniche regioni sopra il 50 per cento sono le due province autonome di Trento e Bolzano, mentre sopra il 40 per cento ci sono Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto. La maggioranza delle regioni è tra il 30 e il 40 per cento con le eccezioni della Basilicata al 13 per cento e Abruzzo, Calabria e Lombardia sotto al 30 per cento.
Nell’ultima settimana le regioni si sono concentrate principalmente sulla fascia 70-79 anni, somministrandole quasi sette dosi su dieci. Basilicata, Lombardia e Molise hanno per esempio superato l’80 per cento di dosi ai settantenni, ma ci sono comunque delle regioni che stanno ancora vaccinando molto gli over 80. In particolar modo qui troviamo la Toscana – una delle regioni rimaste più indietro in questa categoria – e il Veneto.

Il 14 per cento delle prime dosi è invece andato agli under 60, dove c’è una quota di persone che vengono vaccinate in quanto vulnerabili e caregiver, ossia che danno assistenza a persone non autosufficienti. Abruzzo, Basilicata, Calabria e Marche hanno dedicato più di una dose su cinque a loro, mentre Lazio e Sardegna meno di una su dieci.
Nelle regioni dove c’è una bassa adesione alla vaccinazione si dovrebbe contattare chi non ha aderito per convincerlo a farsi vaccinare. Avere ancora una quota del 20 per cento di over 80 non vaccinata è infatti un problema, considerando che potrebbero servire molti mesi prima di poter proteggere anche loro grazie al raggiungimento dell’immunità di gregge.

In conclusione

La campagna vaccinale sta migliorando e il numero di somministrazioni giornaliere sta progressivamente crescendo. E questo sembra essere dovuto principalmente alla maggiore disponibilità di dosi. Allo stesso tempo gli obiettivi fissati oltre un mese fa dal governo Draghi sul numero di vaccini giornalieri sono sistematicamente disattesi.

Dopo le polemiche delle ultime settimane, la copertura degli over 80 è invece a buon punto, ma rimane una quota non secondaria di persone che non sono ancora vaccinate. Nella fascia 70-79 anni le vaccinazioni sono invece ancora indietro. In entrambi i casi persistono forti differenze regionali.

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