Il 1° aprile Giuseppe Conte ha esordito come leader in pectore del Movimento 5 stelle. In un’assemblea congiunta con gli eletti M5s – trasmessa in streaming su Facebook – l’ex premier ha definito i punti di riferimento di quello che ha chiamato più volte il «neo-Movimento».

«Voglio racchiudere la mia sfida in un concetto forte ben preciso: rifondare il Movimento 5 stelle – ha precisato Conte – e non sarà un’operazione di restyling».

L’ex presidente del Consiglio ha tenuto un discorso di ampio respiro, delineando a grandi linee la riorganizzazione del Movimento, ma lasciando in sospeso – o sfiorando appena – tutti i punti più problematici nel futuro della forza politica che si prepara a guidare: il rapporto con Davide Casaleggio e l’Associazione Rousseau, il limite dei due mandati e la natura dell’alleanza con il centrosinistra.

La fase di elaborazione del «neo-Movimento» è solo all’inizio. Conte ha annunciato una serie di incontri con gli eletti del M5s, dopo la pausa pasquale, per raccoglierne i suggerimenti «prima di condividere il progetto finale».

Vediamo intanto quali gli elementi di novità emersi dal primo discorso dell’ex premier nella veste di leader del Movimento 5 stelle.

Lo Statuto e la forma partito

Pur sottolineando l’esigenza di «evitare di ricadere nei limiti della forma partito tradizionale», l’ex premier ha annunciato alcune novità che vanno in quella direzione.

Ci sarà un nuovo Statuto che «conterrà una nuova esperienza organizzativa con una struttura ben articolata» sui territori e «con un chiaro assetto interno e una definizione inequivoca dei ruoli» (dunque l’equivalente di una segreteria, si potrebbe dire). Da questo punto di vista, l’ex presidente del Consiglio spinge al completamento di un progetto che il Movimento 5 stelle ha avviato da tempo e ha formalizzato nel documento di sintesi degli Stati generali di novembre.

Cambiare le cinque stelle

«Vi proporrò una rivisitazione delle cinque stelle», ha anticipato Conte. Alla fondazione le “cinque stelle” nel nome e nel simbolo della forza politica rappresentavano cinque battaglie identitarie del Movimento delle origini: acqua pubblica, ambiente, mobilità sostenibile, connettività e sviluppo.

«Nessuna di quelle stelle è da rinnegare, sono tutte valide, ma questa nostra costellazione deve allargare il suo orizzonte ideale», ha detto l’ex premier, senza specificare quale sarà esattamente il cambiamento.

L’idea del nuovo leader è comunque quella di introdurre una Carta dei valori e dei principi del Movimento centrata sul «rispetto della persona», sull’«ecologia integrale» e la «giustizia sociale».

Democrazia rappresentativa e democrazia digitale

Pochi passaggi hanno riguardato – seppur non esplicitamente – il rapporto con l’Associazione Rousseau e l’utilizzo dell’omonima piattaforma.

«Le nostre scelte fondamentali continueranno a passare attraverso l’espressione di voto sulla piattaforma digitale», ha garantito Conte, senza però specificare «piattaforma Rousseau».

L’ex premier – in discontinuità con uno dei temi forti del Movimento 5 stelle del passato – ha sottolineato che «la democrazia rappresentativa per quanto in crisi non appare eliminabile, anzi va rafforzata e migliorata».

Un nuovo linguaggio

«Un nuova attenzione alle parole». In altri termini, addio per sempre al “Vaffa” delle origini. «Il Movimento ha utilizzato un linguaggio che spesso è stato giudicato aggressivo – ha detto Conte – ma l’assalto al Palazzo non poteva essere portato avanti in punta di fioretto».

Quella stagione, però, per il nuovo leader, è conclusa. «Ogni fase ha la sua storia – ha proclamato l’ex premier – con le parole giuste possiamo contribuire ad arricchire l’esperienza culturale della nostra comunità».

Uno non vale sempre uno

Nel nuovo Movimento («accogliente ma intransigente») verrà rivisto anche il principio dell’«uno vale uno», secondo cui qualsiasi cittadino poteva aspirare alle istituzioni.

«Dovremo liberarci di alcuni equivoci, ad esempio la regola “uno vale uno” – ha spiegato Conte – che è fondamento della democrazia» nel momento del voto «ma quando si tratta di designare il rappresentante del popolo in posizione di rilievo pubblico occorrono innanzitutto persone oneste, ma anche con specifiche competenze e capaci».