Nella mattinata di martedì 16 maggio il leader della Lega Matteo Salvini ha celebrato sui social i risultati ottenuti dal suo partito alle elezioni comunali tenutesi nei due giorni precedenti in quasi 600 comuni italiani. «La Lega cresce in tutta Italia nelle centinaia di comuni al voto questo fine settimana», ha scritto Salvini su Facebook, rivendicando i successi della Lega e della coalizione di centrodestra a Treviso e Latina, due dei quattro capoluoghi di provincia in cui i partiti al governo hanno vinto le elezioni comunali al primo turno.

Se si guardano i risultati dei 13 capoluoghi di provincia al voto, quelli politicamente più significativi, si scopre però che le cose non sono andate così bene per la Lega. Fatta eccezione per Massa, la Lega ha perso voti in tutti i capoluoghi, sia in valore assoluto sia in valore percentuale. Nei 13 capoluoghi il partito di Salvini ha preso quasi 38 mila voti: quasi 46 mila in meno rispetto ai circa 84 mila presi negli stessi capoluoghi nelle precedenti elezioni comunali. Un calo di circa il 55 per cento.

Domenica 14 maggio e lunedì 15 maggio a Treviso, dove è stato confermato il sindaco uscente Mario Conte, la lista della Lega ha preso meno di 6 mila voti (il 17,3 per cento sul totale). Cinque anni fa, alle elezioni comunali di giugno 2018, i voti erano stati quasi 7.500 (19,5 per cento). Anche a Sondrio è stato confermato il sindaco uscente Marco Scaramellini. Qui la Lega ha ottenuto meno di mille voti (9,9 per cento), contro i quasi 1.500 delle precedenti comunali (15 per cento). A Latina, uno degli altri due capoluoghi dove ha vinto il centrodestra, la lista della Lega ha preso meno di 7 mila preferenze (12 per cento), contro le oltre 8.300 (14 per cento) delle precedenti elezioni comunali. A Imperia la Lega non ha presentato una lista con un proprio simbolo, ma la lista “Prima Imperia” – riconducibile al partito di Salvini – ha ottenuto circa 1.100 voti (6,1 per cento), a sostegno del vincitore Claudio Scajola. Nel 2018 i voti per la Lega erano stati quasi 1.600 (7,9 per cento), a sostegno del candidato del centrodestra sconfitto cinque anni fa dallo stesso Scajola. 

Anche nei due capoluoghi vinti al primo turno dal Partito democratico e dai suoi alleati la Lega ha perso consensi. A Brescia, dove è stata eletta sindaca Laura Castelletti, il partito di Salvini ha preso poco meno di 6 mila voti (7,5 per cento): cinque anni fa erano stati quasi 19 mila (24,2 per cento). A Teramo, dove ha vinto Gianguido D’Alberto, la lista della Lega ha raccolto meno di mille voti (3,5 per cento), mentre alle precedenti comunali era riuscita a prenderne circa 1.800 (6 per cento).

Lo stesso discorso vale per le sette città capoluogo che andranno al ballottaggio domenica 28 e lunedì 29 maggio. Ad Ancona la Lega ha preso circa 1.200 voti (2,9 per cento): nel 2018 erano stati 5 mila (12,4 per cento); a Brindisi oltre 1.200 (3,2 per cento): nel 2018 oltre 2.100 (5 per cento); a Pisa quasi 3.900 (10,3 per cento): nel 2018 quasi 9.800 (24,7 per cento); a Siena meno di mille voti (3,9 per cento): nel 2018 più di 2.200 (9 per cento); a Terni più di 1.900 (4,3 per cento): nel 2018 quasi 14.700 (29,1 per cento); e a Vicenza circa 2.900 voti (6,4 per cento): nel 2018 più di 6.900 (15,9 per cento).

Massa è l’unico capoluogo di provincia dove la Lega ha aumentato, seppure di poco, i suoi consensi rispetto alle passate elezioni comunali. Qui la lista del partito di Salvini ha raccolto più di 3.700 voti (11,6 per cento), a sostegno del candidato Francesco Persiani, sostenuto da Forza Italia, ma non da Fratelli d’Italia. Cinque anni fa la Lega prese nella città toscana poco più di 3.600 voti: il 10,6 per cento sul totale.