Perché l’Ue finanzia il vino sudafricano

Secondo la Lega è «uno schiaffo» al settore vinicolo europeo, ma la realtà dei fatti è più complessa
ANSA
ANSA
Nelle ultime settimane è in corso una polemica attorno a un finanziamento dell’Unione europea destinato al settore vitivinicolo sudafricano.

Lo scorso 2 luglio la Lega ha pubblicato un post su Instagram in cui ha criticato lo «schiaffo alle difficoltà del settore enologico europeo», aggiungendo che l’Ue spenderà «15 milioni per i viticoltori del Sudafrica». Nella grafica che accompagna il post la Lega ha ripreso una notizia riportata quel giorno dal quotidiano La Verità, dal titolo “Dall’Ue 15 milioni ai viticoltori del Sudafrica (solo se di colore)”.

Secondo il partito di Matteo Salvini, l’Ue starebbe regalando soldi a un «competitor emergente», il Sudafrica, a patto però che le aziende vitivinicole sudafricane siano «gestite da neri».
Ma che cosa c’è di vero in questa affermazione? Di che tipo di finanziamento si tratta e, soprattutto, è corretto affermare che i fondi siano destinati solo a persone nere? Facciamo chiarezza.

L’inizio delle proteste

Secondo Il Sole 24 Ore, la protesta su questo presunto nuovo finanziamento dell’Unione europea è partita dai viticoltori francesi: in Francia infatti è in corso un piano nazionale per la riduzione della superficie coltivata a vite, e gli imprenditori agricoli non hanno accolto positivamente il finanziamento europeo al settore vinicolo di una nazione estera in un momento di difficoltà del settore a livello nazionale.

La questione si è poi diffusa anche in Italia, dove è stata rilanciata in particolare da Filiera Italia, un’associazione vicina a Coldiretti. A inizio luglio l’amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia ha denunciato una presunta «concorrenza sleale» finanziata con fondi europei, che non riguarderebbe solo il caso sudafricano, ma anche investimenti previsti in Sudamerica per 1,8 miliardi di euro, destinati a prodotti agricoli che — a suo dire — minacciano le produzioni europee e la sicurezza dei consumatori. Sia Il Sole 24 Ore sia Gambero Rosso hanno documentato inoltre la protesta del Consorzio vitivinicolo Etna DOC, che ha definito il finanziamento ai viticoltori sudafricani un «delirio politico».

Alle critiche generali si sono aggiunte alcune dichiarazioni da parte di amministratori locali che contestano un presunto vincolo etnico nell’assegnazione dei fondi, accusando l’Ue di riservarli esclusivamente ad aziende gestite da produttori neri e afrodiscendenti.

Un accordo vecchio 25 anni

Contrariamente a quanto potrebbe suggerire l’attuale dibattito, il finanziamento europeo al settore vinicolo sudafricano non è una novità. 

L’iniziativa ha origine più di 25 anni fa, ben prima dell’attuale crisi del settore vinicolo europeo. Il finanziamento da 15 milioni di euro si inserisce infatti nel quadro delle relazioni bilaterali tra Unione europea e Sudafrica avviate con il Trade, Development and Cooperation Agreement (TDCA), firmato nel 1999 ed entrato ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2002. L’impegno europeo di finanziare il settore vinicolo sudafricano è stato poi confermato nell’ottobre 2016, con la firma dell’Accordo di Partenariato Economico (EPA) tra l’UE e la Southern African Development Community (SADC), l’organizzazione regionale nata per perseguire la cooperazione e l’integrazione socio-economica tra 15 Paesi dell’Africa meridionale. 

Come hanno spiegato a Pagella Politica fonti della Commissione europea, l’accordo per il finanziamento al settore vinicolo sudafricano è stato perfezionato da Unione europea e Sudafrica ad agosto 2019. L’effettiva erogazione dei fondi è poi avvenuta qualche anno dopo, tra dicembre 2022 e dicembre 2024, tramite un trasferimento diretto della Commissione europea al Dipartimento del Tesoro nazionale, un dipartimento del governo del Sudafrica. La gestione del finanziamento da 15 milioni spetta esclusivamente al Sudafrica, che si è impegnato a implementare progetti per sostenere il proprio settore vinicolo attraverso i fondi europei. Sempre secondo la Commissione europea, l’implementazione dei progetti da parte del Sudafrica è ancora in corso: per esempio il 19 giugno 2025 la South Africa Land Bank, la banca di sviluppo agricolo controllata dal governo sudafricano, ha lanciato un bando per finanziare nuovi progetti nel settore vinicolo. 

Insomma, il Sudafrica sta ancora attuando i progetti di sostegno al settore vinicolo finanziati con i 15 milioni euro di fondi europei stanziati tra il 2022 e il 2024. Proprio per questo motivo, la Commissione europea ha chiarito a Pagella Politica che l’Ue non ha stanziato nuovi finanziamenti per il Sudafrica e che, almeno per ora, non ne sono in programma per il futuro.

Perché proprio il Sudafrica?

Per comprendere meglio le motivazioni che hanno spinto l’Ue a sostenere il settore vinicolo sudafricano bisogna risalire al contesto storico in cui l’accordo è stato concepito.

La firma del TDCA è avvenuta pochi anni dopo la fine dell’apartheid, il regime di segregazione razziale formalmente terminato nel 1994. In quel momento, il Sudafrica stava affrontando un complesso processo di transizione democratica e di ricostruzione economica, così come riconosciuto nello stesso accordo bilaterale. In questo quadro, la cooperazione internazionale – soprattutto con attori come l’Ue – assumeva un significato strategico: di fatto, il finanziamento stanziato dall’Ue mira a promuovere le pari opportunità per la popolazione sudafricana in questo settore, fornendo supporto ai piccoli agricoltori e a quelli storicamente svantaggiati. Il riferimento, quindi, è su base sociale: non c’è un riferimento specifico alle comunità “nere”. Questo obiettivo è stato confermato a Pagella Politica dalla stessa Commissione Ue.

La questione etnica

Criteri di accesso ai progetti legati al finanziamento europeo come l’essere «proprietari agricoli neri» compaiono, ad esempio, sul portale di South Africa Wine, organizzazione non-profit impegnata nel settore vinicolo. South Africa Wine ha spiegato nel dettaglio i requisiti per accedere ai progetti finanziati con i fondi europei. Come si legge nella scheda pubblicata sul sito dell’organizzazione, una parte dei progetti sostenuti dai fondi europei è gestita dal National Agricultural Marketing Council, un ente del Ministero dell’Agricoltura del Sudafrica, che ha l’obiettivo di ampliare l’accesso di lavoratori al settore agricolo. L’altra parte è invece gestita dalla già citata South Africa Land Bank. I progetti promossi dal National Agricultural Marketing Council sono riservati a «proprietari agricoli neri, lavoratori o marchi di proprietà nera nel settore del vino e degli alcolici, registrati come entità commerciali», mentre a quelli della South Africa Land Bank possono partecipare «imprese di proprietà femminile, imprese di proprietà giovanile e altri gruppi emarginati».

Insomma, l’accesso ai progetti sudafricani sul vino finanziati con i fondi europei non è condizionato da criteri rigidi su base razziale, ma è orientato da princìpi di priorità verso gruppi storicamente emarginati: un’azione volta a riequilibrare una disparità strutturale ereditata dal passato coloniale e dal regime di apartheid.

Questo tipo di condizionalità non è inusuale nei programmi europei di cooperazione allo sviluppo, dove in altri casi sono stati inseriti criteri di inclusione sociale, parità di genere e sostegno economico delle minoranze. Per esempio, il programma NDICI – Global Europe, attivo dal 2021, prevede che i progetti nei Paesi partner dell’Ue includano misure specifiche per rafforzare il ruolo di donne, giovani e gruppi vulnerabili, in particolare nel settore agricolo e rurale. Anche le linee guida generali dell’Ue sulla cooperazione allo sviluppo promuovono sistematicamente il cosiddetto “approccio inclusivo”, chiedendo che ogni iniziativa finanziata contribuisca alla riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali. La finalità, in questo caso, non è penalizzare qualcuno, ma favorire una transizione equa e inclusiva nel quadro di una collaborazione internazionale.

In conclusione

Ricapitolando: l’accordo tra Unione europea e Sudafrica risale al 1999, ed è stato firmato in una fase di transizione post-apartheid con l’obiettivo di promuovere l’inclusione economica nel settore vinicolo. Il finanziamento europeo da 15 milioni di euro al settore vinicolo sudafricano rientra in questo accordo ed è stato erogato dalla Commissione europea al Sudafrica tra dicembre 2022 e dicembre 2024. Come hanno spiegato fonti della stessa Commissione europea, l’Ue non ha erogato al momento nuovi finanziamenti al settore vinicolo sudafricano. In ogni caso, l’obiettivo del finanziamento da 15 milioni di euro era quello di favorire l’inclusione sociale di gruppi di persone storicamente emarginati in Sudafrica, come le persone nere ma anche le donne e i giovani.
Newsletter

Politica di un certo genere

Ogni martedì
In questa newsletter proviamo a capire perché le questioni di genere sono anche una questione politica. Qui un esempio.

Ultimi articoli