Vannacci la spara grossa su Hitler e il nazismo

Secondo l’europarlamentare eletto con la Lega nell’ideologia del dittatore tedesco c’erano «chiari riferimenti al socialismo». La ricostruzione però è smentita dagli storici
Ansa
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Da quando il 9 gennaio il miliardario e proprietario di X Elon Musk ha ospitato in una livestream sulla sua piattaforma Alice Weidel, leader del partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD), stanno facendo discutere alcune frasi dette da Weidel sulla figura di Adolf Hitler. A un certo punto della diretta, infatti, la candidata di AfD come cancelliere della Germania ha affermato che Hitler «non era di destra, ma un comunista». Sebbene la dichiarazione di Weidel sia stata contestata da diversi accademici tedeschi, in Italia è stata ripresa in questi giorni dal parlamentare europeo della Lega Roberto Vannacci, che più volte ha sottolineato i presunti ideali di sinistra del dittatore tedesco.

Il 12 gennaio, in un’intervista al quotidiano Il Tempo, a Vannacci è stato chiesto se la frase di Wiedel fosse solo una provocazione o se avesse qualche fondamento storico. «Non lo so, una cosa è certa: il partito fondato da Hitler si chiamava nazionalsocialismo quindi sul fatto che si rifacesse al socialismo ci sono pochi dubbi», ha risposto il generale. Lo stesso concetto è stato ripetuto il 15 gennaio a Fuori dal coro, su Rete4, quando Vannacci ha detto (min. 01:09:15) che «Hitler ha fondato un partito, che si chiamava “nazionalsocialismo”, quindi è chiaro che il riferimento è il socialismo». A questa prima considerazione il parlamentare europeo ha aggiunto: «Non mi stupisce il fatto che questo nazionalsocialismo, nel parlare comune, sia stato trasformato solamente in nazismo, quasi a voler cancellare quel riferimento che invece Hitler aveva ben chiaro». 
Insomma, anche secondo Vannacci il dittatore tedesco aveva ideali socialisti, alludendo al fatto che possa quindi essere considerato in qualche modo più vicino alla sinistra che alla destra. Questa ricostruzione è però stata completamente smentita dagli storici interrogati da Pagella Politica.

Hitler il socialista?

Adolf Hitler è stato un politico tedesco di origine austriaca che ha guidato la Germania a partire dal 1933, anno in cui fu eletto cancelliere del Reich (l’impero tedesco), per poi instaurare un regime totalitario assegnandosi il titolo di Führer (guida), che ha mantenuto fino alla sua morte nel 1945. Hitler è considerato il principale artefice dello scoppio della Seconda guerra mondiale, oltre a essere il responsabile dello sterminio di milioni di ebrei nei campi di concentramento in seguito all’introduzione delle leggi razziali approvate in Germania nel 1935. Questa è la parte più nota della storia di Hitler: meno nota sarebbe, come sostenuto da Vannacci, la discendenza sua e del suo partito, il Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori), dall’ideologia socialista.

«Nel pensiero di Hitler e del nazionalsocialismo non vi sono affatto riferimenti al pensiero socialista o comunista», ha spiegato a Pagella Politica Andrea Di Michele, professore di Storia contemporanea della Libera università di Bolzano. «La visione politica sua e del suo partito non si basava sulla categoria di classe sociale, che è il fondamento del socialismo, ma su quella di comunità nazionale, di etnia, di razza, e quindi sulla volontà di espellere dalla società le componenti considerate estranee». Di Michele ha sottolineato come, sin dal suo insediamento al potere, Hitler utilizzò il suo potere per «perseguitare, arrestare e rinchiudere nei campi di concentramento socialisti, comunisti, sindacalisti e tutti gli oppositori politici di sinistra».

Anche Paolo Pombeni, professore emerito di Storia dei sistemi politici europei all’Università di Bologna, ha smentito le dichiarazioni di Vannacci, che a suo parere dimostrano «totale ignoranza storica». «Hitler non aveva nessun tipo di legame con l’ideologia liberale né con quella socialista, era un populista con poca cultura politica che sfruttava la paura del comunismo bolscevico per raccontarsi come un’alternativa agli esiti russi», ha spiegato Pombeni a Pagella Politica. «Tra l’altro, Hitler nelle sue paranoie vedeva il socialismo come un pericolo perché per lui era una cultura ebraica, visto che Marx e molti dirigenti socialisti dell’epoca erano ebrei. Chi parla di Hitler socialista o peggio ancora comunista parla del nulla», ha aggiunto.

Il “socialismo” dei nazisti

Ma se Hitler non ha nulla a che fare con gli ideali socialisti, perché il suo partito si chiama “Nazionalsocialista”? Pure in questo caso la spiegazione degli storici è diversa da quella del parlamentare europeo eletto con la Lega.

«Il termine socialismo nazionale, che dopo diventerà nazionalsocialismo, entrò in Germania all’inizio del Novecento per opera di uno scrittore liberale che si chiamava Friedrich Naumann, il quale immaginando una riforma “progressista” dell’impero sottolineò la forte domanda di “socialità” nel popolo tedesco, intesa come difesa delle classi più umili, ma concepita in una dimensione “nazionale” e non più “internazionale” come era il socialismo dell’epoca», ha aggiunto Pombeni. 

«Il socialismo nel Partito Nazionalsocialista delle origini si espresse e si sviluppò in alcune frange, come quella dei fratelli Strasser e tra le cosiddette “camicie brune”, che arrivarono a essere una componente di tre milioni di persone», ha detto a Pagella Politica Marco Cuzzi, professore di Storia contemporanea all’Università Statale di Milano. Gregor e Otto Strasser furono due esponenti di primo piano del Partito Nazionalsocialista a partire dagli anni Venti, di cui rappresentavano per così dire l’ala sinistra. 

Le “camicie brune”, il cui nome ufficiale era Sturmabteilung (in italiano “sezione d’assalto”), erano un reparto militare che faceva da servizio d’ordine durante i primi comizi del Partito Nazionalsocialista. «In questo reparto erano confluiti molti ex comunisti, tanto che le SS (le milizie naziste, ndr) soprannominavano le camicie brune “battaglione bistecca”, scuri fuori e rossi dentro». Sia l’ala dei fratelli Strasser sia le camicie brune, però, furono epurate dal partito per volere di Hitler durante la cosiddetta “notte dei lunghi coltelli” del 1934, quando le SS insieme alla Gestapo (la polizia segreta del partito) assassinarono diversi esponenti “di sinistra” del partito nazista, tra cui lo stesso Gregor Strasser. «Con quell’episodio, fu proprio Hitler a togliere di mezzo chi provava a rappresentare all’interno del Partito Nazionalsocialista quest’ultima parte del nome», ha precisato Cuzzi.

L'origine del nazismo

Nelle sue dichiarazioni sul presunto socialismo di Hitler, Vannacci ha aggiunto di non essere stupito dal fatto che nel linguaggio comune il nazionalsocialismo «sia stato trasformato solamente in nazismo, quasi a voler cancellare quel riferimento che invece Hitler aveva ben chiaro». In realtà, l’uso del termine “nazismo” non deriva affatto dal tentativo di nascondere il riferimento al socialismo – già problematico, come abbiamo visto – presente nel nome del partito tedesco.

«Non è assolutamente vero che quella parte del nome sia stata tolta a posteriori per nascondere gli ideali socialisti di Hitler», ha spiegato Pombeni. «Anzi, sono gli stessi nazisti che nel parlato iniziarono presto a escludere quella parte del nome, che però tuttavia rimase fino alla fine nei documenti ufficiali».

Anche all’estero, la diffusione del termine nazista non ha nessun fine politico. «È un termine che hanno iniziato a utilizzare i giornalisti anglosassoni per risparmiare spazio nei loro articoli, senza citare per intero il lunghissimo nome del partito», ha aggiunto Cuzzi. «Infatti non è altro che una crasi delle parole “nazional” e “socialista”. Anzi, oggi in Germania è il termine “nazista” che si utilizza poco: nei telegiornali per esempio quando ci si riferisce a quel periodo storico si usa l’espressione NS-Zeit, appunto “periodo Nazionalsocialista”».

Ricapitolando, i presunti riferimenti socialisti di Hitler, espressi più volte da Vannacci, non trovano riscontro nel racconto degli storici. Alla base della fondazione del Partito Nazionalsocialista c’erano vaghi riferimenti al socialismo ottocentesco, che però lo stesso Hitler ha cancellato una volta salito al potere. Inoltre, la diffusione del termine “nazismo” non dipende da una non precisata volontà di nascondere le presunte radici socialiste. Il termine “nazismo” prese piede già tra gli stessi nazisti e in seguito nel linguaggio giornalistico come abbreviazione del nome completo del partito.

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