Quanto vale il commercio tra Italia e Stati Uniti

Sette grafici per capire come sono cambiati l’export e l’import negli anni, che cosa esportiamo di più, in quali settori e da quali regioni
ANSA
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Le elezioni presidenziali statunitensi, vinte da Donald Trump, hanno riacceso il dibattito sull’importanza del commercio tra Italia e Stati Uniti. Negli scorsi giorni vari esponenti del governo, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il leader della Lega Matteo Salvini, hanno fatto dichiarazioni su questo tema per dimostrare che l’export del nostro Paese è continuato a crescere negli anni, indipendentemente dai governi statunitensi.

Per esempio il 30 ottobre, ospite a Porta a Porta su Rai1, Meloni ha detto che con il suo governo, e sotto la presidenza di Joe Biden, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono aumentate di «15 miliardi». Il 6 novembre, ospite a Cinque minuti su Rai1, Salvini ha commentato la promessa di Trump di introdurre nuovi dazi sulle merci europee. Secondo Salvini, sotto la presidenza di Trump, che «fa gli interessi degli americani», le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono comunque cresciute, nonostante i dazi. 

Che cosa dicono i numeri a proposito? Supportano, o no, queste dichiarazioni? Grafici e numeri alla mano, vediamo quanto vale il commercio tra i due Paesi, come è cambiato nel tempo, e quali sono le regioni italiane e i settori economici più coinvolti.

L’andamento dell’export

Secondo i dati annuali più aggiornati di Istat [1], durante il 2023 le esportazioni italiane negli Stati Uniti hanno raggiunto i 67,3 miliardi di euro. Le importazioni in Italia provenienti dagli Stati Uniti, invece, hanno raggiunto i 25,2 miliardi di euro. Dunque, nel complesso l’interscambio commerciale tra i due Paesi vale più di 92 miliardi di euro (la somma tra esportazioni e importazioni), con un saldo commerciale positivo per l’Italia di 42 miliardi di euro, dato che le esportazioni sono più alte delle importazioni.

Tra il 2014 e il 2023 il valore delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti è sempre cresciuto, fatta eccezione per il 2020, anno condizionato dalla crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19. E negli ultimi dieci anni il saldo commerciale tra i due Paesi si è via via allargato.
Dunque, a prima vista sembrano avere ragione sia Meloni sia Salvini: con il nuovo governo e sotto la presidenza Biden, le esportazioni italiane sono continuate a crescere, e lo stesso discorso vale per quando Trump era presidente, dal 2016 al 2020. In realtà i numeri vanno letti con più attenzione.

In primo luogo va sottolineato che i dati appena visti indicano le esportazioni in valori nominali, ossia senza considerare l’inflazione (l’aumento dei prezzi). Se invece si considerano i valori reali, che tengono conto dell’impatto dell’inflazione, l’andamento del commercio risulta diverso, mostrando una crescita meno marcata e talvolta anche delle flessioni. Posto a 100 il valore delle esportazioni dell’Italia verso gli Stati Uniti nel 2014, tra il 2022 e il 2023 in realtà c’è stato un calo delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti.
Questi dati mostrano comunque che sotto la presidenza Trump, l’aumento delle esportazioni è proseguito. A sostegno della sua dichiarazione, in televisione Salvini ha citato un articolo pubblicato a ottobre 2019 dall’agenzia di stampa AGI, intitolato: “L’export italiano negli Usa è aumentato sotto la presidenza Trump”. Lo stesso articolo, però, sottolineava che la crescita era rallentata rispetto agli anni precedenti e che non si voleva sostenere che ci fosse un legame di causa-effetto tra la presidenza Trump e l’aumento delle esportazioni. In più, smorzando l’attuale ottimismo di Salvini, AGI scriveva: «Non abbiamo la prova che, senza i dazi, l’export italiano verso l’America non sarebbe aumentato maggiormente». Su questo punto, bisognerà vedere se Trump manterrà le promesse fatte in campagna elettorale e su quali prodotti introdurrà nuovi dazi per quantificare un impatto sull’export italiano.

La classifica dell’export

L’importanza degli Stati Uniti per il commercio italiano con l’estero è dimostrata anche dalla loro posizione nella classifica dei principali partner commerciali dell’Italia. Nel 2023 gli Stati Uniti sono stati il secondo maggiore destinatario di esportazioni italiane, dietro solo alla Germania (74,6 miliardi di euro di esportazioni italiane). In terza posizione c’è la Francia, con 63,4 miliardi di euro di esportazioni arrivate dall’Italia. 

Per avere un termine di paragone, nello stesso periodo la Cina si è posizionata undicesima in questa classifica, con 19,2 miliardi di euro di esportazioni italiane verso il Paese asiatico. Una cifra pari a quasi un quarto di quella degli Stati Uniti.
Fatta eccezione per il 2020, negli ultimi dieci anni è sempre aumentata di anno in anno anche la quota percentuale delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sul totale delle esportazioni italiane. Nel 2014 valeva infatti una percentuale pari al 7,5 per cento sul totale, arrivata al 10,7 per cento nel 2023.

Che cosa commerciamo di più

I principali settori che compongono le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono tre: insieme costituiscono quasi la metà di tutto l’export verso il Paese nordamericano. Nel 2023 il 19,7 per cento di queste esportazioni riguardava macchinari e apparecchiature, il 14,3 per cento gli articoli farmaceutici, chimici, medicinali e botanici, e la stessa percentuale i mezzi di trasporto. 
La classifica delle importazioni italiane dagli Stati Uniti, invece, è diversa: il settore principale è quello dei prodotti farmaceutici, chimici e medicinali (27,6 per cento), un fatto che riflette l’importanza degli Stati Uniti come uno dei maggiori produttori mondiali in questo settore. Seguono i prodotti dell’estrazione di minerali (18,5 per cento), in gran parte legati alla fornitura di risorse energetiche e materie prime.

Le regioni che esportano di più

Poco più della metà delle esportazioni italiane verso gli Stati Uniti proviene da tre regioni [1]: in testa c’è la Lombardia (14,3 miliardi di euro), seguita da Emilia-Romagna (10,4 miliardi) e Toscana (9,1 miliardi). Fuori dal podio, al quarto e al quinto posto, ci sono rispettivamente Veneto (7,6 miliardi) e Piemonte (5,5 miliardi). Nelle ultime tre posizioni ci sono il Molise (320 milioni), la Calabria (80 milioni) e la Valle d’Aosta (54 milioni).

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[1] I dati sono stati estratti dal portale Coeweb di Istat e rielaborati da Pagella Politica.

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