Nei giorni precedenti alle elezioni europee del 23 maggio 2019, un articolo del sito di news americano BuzzFeed ha svelato come una consistente fetta dei follower di Twitter del Brexit Party – il partito fondato dal leader Nigel Farage – apparisse composta da account controllati da software (in inglese bots). Nei giorni successivi, Pagella Politica ha svolto una verifica simile sui principali partiti politici italiani.
Da questa analisi emerge che ognuno dei cinque partiti analizzati – Lega, Movimento 5 stelle, Partito democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia – ha numerosi seguaci su Twitter che presentano comportamenti anomali rispetto agli utenti umani, sebbene ciò non significhi per forza che i partiti abbiano fatto volontariamente acquisti di followers.
Ma che cosa succede se applichiamo questo tipo di analisi ai leader di partito? La percentuale di account sospetti aumenta o diminuisce?
Per rispondere a questa domanda abbiamo replicato l’investigazione fatta a maggio sui partiti italiani, applicando la nostra metodologia agli account Twitter dei leader di questi stessi partiti. Come vedrete, i risultati sono ancora più interessanti e sorprendenti di quanto trovato in precedenza.
La nostra metodologia
Per la nostra ricerca abbiamo utilizzato TruthNest, uno strumento di analisi di Twitter creato dall’Athens Centre of Technology (ATC) e reso disponibile ai membri di Soma, l’Osservatorio europeo contro la disinformazione.
Lo strumento fornisce una serie di interessanti informazioni sugli utenti di Twitter. In particolare, tramite TruthNest viene analizzato un campione di 5.000 followers di un profilo Twitter e viene valutato se questi abbiano un livello di attività coerente con il comportamento umano o se, invece, mostrano indizi di interagire su Twitter tramite o con l’aiuto di un software.
In quest’ultimo caso, possiamo classificare gli account a seconda del loro livello di attività. Da una parte, profili Twitter inattivi in modo sospetto: non pubblicano contenuti, non hanno una biografia o una foto profilo, non hanno follower (o quasi) e seguono profili molto simili tra loro (una serie di politici, di giornalisti, di cantanti, eccetera). Inoltre, questi utenti non presentano di solito un cognome, ma solamente il nome seguito da una serie di numeri. Come ci ha confermato la Social media intelligence unit di Alliance4Europe (anch’esso partner di Soma), questi sono i nomi che vengono assegnati di default da Twitter a partire dal 2009, e costituiscono uno degli elementi che caratterizzano i profili gestiti da software.
Dall’altra parte, ci sono gli utenti che presentano un livello di attività troppo elevata per un essere umano. In altre parole, pubblicano contenuti e condividono a ritmi decisamente superiori alla media e sono attivi a tutte le ore del giorno e della notte, o comunque senza mostrare le fisiologiche interruzioni nell’arco delle 24 ore necessarie, ad esempio, per il sonno.
Quindi, anche se non è possibile avere la certezza assoluta che questi account siano bots (ossia profili controllati da software e non da esseri umani), ci sono una serie di elementi che ci porta a sospettare della loro natura.
I leader italiani alla prova di TruthNest
Abbiamo quindi deciso di analizzare gli account Twitter dei principali leader di partito italiani: Nicola Zingaretti (Pd), Luigi Di Maio (M5s), Matteo Salvini (Lega), Silvio Berlusconi (Fi), Matteo Renzi (Italia Viva) and Giorgia Meloni (Fdi).
Follower inattivi
Per quanto riguarda gli utenti inattivi, a svettare sono Di Maio (24,1 per cento), Renzi (23,2 per cento) e Salvini (22,4 per cento), seguiti da Zingaretti (20,2 per cento), Meloni (18,1 per cento) e Berlusconi (15,5 per cento). C’è quindi un gap di 9 punti percentuali tra il primo e l’ultimi leader in termini di follower inattivi.
A prescindere però dalle proporzioni, ognuno di questi politici presenta una serie di utenti caratterizzati da un livello di inattività sospetta. Come esempio di account inattivo in maniera sospetta (potete trovare altri esempi in questa tabella) abbiamo @AnnaMar32546529 – un profilo creato di recente e che segue solamente Giorgia Meloni – e @Marco72610800, utente creato ad aprile e che da allora segue solamente politici italiani senza pubblicare alcun contenuto.
Follower iperattivi
L’altra faccia della medaglia sono quei profili (di cui trovate alcuni esempi in questa tabella) che presentano un livello di attività estremamente elevata, condividendo contenuti a favore o pubblicati dai leader.
Un esempio calzante è quello di @Elenafkn, follower di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Questo utente si è iscritto a Twitter l’11 novembre. Il 18 novembre aveva già condiviso 5,435 tweet, con una media di 906 tweet al giorno. Per fare un esempio, l’account pubblica circa 75 volte di più del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che con 12 tweet al giorno di media viene considerato un politico particolarmente attivo su Twitter.
@Elenafkn condivide in modo particolare contenuti di partiti di destra o di estrema destra provenienti da tutto il mondo (come ad esempio Italia, Usa e India), utilizzando più di 9 lingue per pubblicare i suoi contenuti. Un altro elemento sospetto è il fatto che i suoi tweet siano composti per il 79 per cento dalla riproposizione di contenuti altrui (ossia di retweets) e che contengano nel 92 per cento menzioni di altri utenti.
Un altro account sospetto è quello di @Enrico60771841, un utente estremamente attivo nel condividere contenuti a favore del M5s. Nelle prime due settimane dall’iscrizione, questo utente è stato in grado di condividere circa mille tweet (75 al giorni). Un altro elemento che non quadra è il fatto che questo utente condivida contenuti a tutte le ore del giorno della notte, con poche distinzioni in termini di attività tra orari notturni e diurni. Inoltre, come molti degli utenti che abbiamo raccolto in questa tabella, solo una piccola parte dei suoi contenuti sono originali(circa il 2 per cento). La maggior parte è invece composta da retweets (65 per cento) e menzioni di altri utenti (95 per cento). Poco dopo l’inizio della nostra inchiesta, questo account sia stato sospeso da Twitter.
Renzi, Zingaretti e Berlusconi sono a loro volta seguiti da utenti che mostrano livelli di attività sospetti. Questi account non pubblicano però sempre contenuti a favore di questi politici. Ad esempio, l’utente @annaros70527446 è estremamente attiva contro Zingaretti.
In altri casi, sebbene siano loro followers, questi utenti non condividono materiale a favore del leader in questione, ma sono molto attivi su altre tematiche. Questo è il caso, ad esempio, di @euroeuropa, un follower Twitter di Renzi che è estremamente attivo nella condivisione di messaggi pro Catalogna, ma che non menziona mai il leader di Italia Viva nei suoi tweet.
In conclusione
In maniera simile a quanto emerso a maggio in relazione ai loro partiti, i principali leader politici italiani presentano tutti diversi utenti dai comportamenti sospetti tra i propri follower, in percentuali variabili tra il 15 e il 24 per cento all’interno del campione analizzato.
Non si può avere certezza assoluta che quegli account siano tutti effettivamente bot, né che la loro presenza sia frutto di “doping” da parte dei gestori dei profili politici tramite acquisti o altre operazioni simili, ma di sicuro molti elementi provano un comportamento poco compatibile con l’attività umana da parte di molti follower dei principali leader politici.
Economia
Il fact-checking di Giorgia Meloni ad Atreju