Nel pomeriggio di martedì 16 aprile il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini è stato ascoltato in audizione alla Commissione Finanze del Senato, che in questi giorni sta esaminando il decreto-legge con cui il governo Meloni ha bloccato definitivamente la cessione dei crediti d’imposta del Superbonus e degli altri bonus edilizi. Nel corso del suo intervento Ruffini ha dichiarato (min. 31:42) che nel complesso i crediti d’imposta relativi a tutti i bonus edilizi e «oggetto di truffa» sono stati circa 15 miliardi di euro. Di questi, 8,6 miliardi sono stati sequestrati in modo preventivo dall’autorità giudiziaria, mentre 6,3 miliardi sono stati scartati dalla piattaforma della cessione dei crediti.
Ricordiamo che il Superbonus 110 per cento è stato introdotto nel 2020 con il decreto “Rilancio” dal secondo governo Conte. Con questo bonus lo Stato ha restituito ai beneficiari una somma pari al 110 per cento delle spese effettuate per l’efficientamento energetico o l’adeguamento antisismico di un immobile attraverso un credito d’imposta. In parole semplici, i soldi spesi da chi ha fatto i lavori saranno restituiti nell’arco di più anni con uno sconto sulle tasse che il beneficiario deve versare ogni anno all’erario. Il decreto “Rilancio” ha introdotto per il Superbonus e la quasi totalità dei bonus edilizi anche altre due possibilità: il cosiddetto “sconto in fattura”, che permetteva ai beneficiari del bonus di cedere il credito d’imposta all’azienda edile, non dovendo così pagare i lavori; e la cosiddetta “cessione del credito d’imposta”, per cedere il credito maturato nei confronti dello Stato a una banca o a un istituto finanziario.
Nel corso del tempo il meccanismo della cessione del credito d’imposta è stato sfruttato per frodare il fisco: per esempio alcuni soggetti hanno ceduto un credito per lavori di edilizia che in realtà non sono stati fatti. In questo caso, chi ha commesso una frode può averlo fatto «per complicità» e per utilizzare il credito «in sede di pagamento delle imposte», ha sottolineato Ruffini, oppure «per scarsa attenzione», magari non sapendo di acquistare un credito d’imposta a cui non corrispondeva l’effettiva realizzazione dei lavori di edilizia.
Dei 15 miliardi di euro di truffe citati dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, non tutti riguardano crediti d’imposta già usati da singoli cittadini, imprese o istituti finanziari per pagare meno imposte. «La scoperta della frode può essere intervenuta prima dell’utilizzo», ha chiarito Ruffini. Come abbiamo visto, 8,6 miliardi di euro di crediti d’imposta sono stati sequestrati in modo preventivo, prima dunque che potessero essere sfruttati per pagare meno tasse. Una «minima parte» dei restanti 6,3 miliardi di euro è stata già sfruttata «a danno della collettività», ha sottolineato Ruffini, che però non ha indicato una cifra precisa.
Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia delle Entrate, i crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi che sono stati oggetto di cessione o sconto in fattura tra ottobre 2020 e aprile 2024 valgono circa 219 miliardi di euro. Di questi, 160,3 miliardi riguardano il Superbonus, 58,7 miliardi gli altri bonus edilizi. Nel complesso, i 15 miliardi di frodi – che sono conteggiati nei 219 miliardi complessivi – valgono quasi il 7 per cento del totale dei crediti.
Oltre due anni fa, a febbraio 2022, l’Agenzia delle Entrate aveva comunicato che il Superbonus riguardava solo il 3 per cento dei 4,4 miliardi di euro di frodi legate ai bonus edilizi e scoperte fino a quella data. L’80 per cento delle truffe riguardava invece altri due bonus: il bonus “Facciate” e l’Ecobonus. All’epoca, però, le detrazioni maturate per i lavori conclusi con il Superbonus ammontavano a poco più di 16 miliardi, cifra salita oggi a oltre 122 miliardi. Le frodi, come abbiamo visto, sono di fatto triplicate. Non è detto quindi che le percentuali delle truffe siano rimaste le stesse. In Commissione Finanze del Senato il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti ha chiesto (min. 0:47:12) a Ruffini di fornire alla commissione i dati disaggregati sulle frodi relative al Superbonus e al bonus “Facciate”. Al momento questo dato non è presente nella memoria depositata dall’Agenzia delle Entrate in commissione.
Ricordiamo che il Superbonus 110 per cento è stato introdotto nel 2020 con il decreto “Rilancio” dal secondo governo Conte. Con questo bonus lo Stato ha restituito ai beneficiari una somma pari al 110 per cento delle spese effettuate per l’efficientamento energetico o l’adeguamento antisismico di un immobile attraverso un credito d’imposta. In parole semplici, i soldi spesi da chi ha fatto i lavori saranno restituiti nell’arco di più anni con uno sconto sulle tasse che il beneficiario deve versare ogni anno all’erario. Il decreto “Rilancio” ha introdotto per il Superbonus e la quasi totalità dei bonus edilizi anche altre due possibilità: il cosiddetto “sconto in fattura”, che permetteva ai beneficiari del bonus di cedere il credito d’imposta all’azienda edile, non dovendo così pagare i lavori; e la cosiddetta “cessione del credito d’imposta”, per cedere il credito maturato nei confronti dello Stato a una banca o a un istituto finanziario.
Nel corso del tempo il meccanismo della cessione del credito d’imposta è stato sfruttato per frodare il fisco: per esempio alcuni soggetti hanno ceduto un credito per lavori di edilizia che in realtà non sono stati fatti. In questo caso, chi ha commesso una frode può averlo fatto «per complicità» e per utilizzare il credito «in sede di pagamento delle imposte», ha sottolineato Ruffini, oppure «per scarsa attenzione», magari non sapendo di acquistare un credito d’imposta a cui non corrispondeva l’effettiva realizzazione dei lavori di edilizia.
Dei 15 miliardi di euro di truffe citati dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, non tutti riguardano crediti d’imposta già usati da singoli cittadini, imprese o istituti finanziari per pagare meno imposte. «La scoperta della frode può essere intervenuta prima dell’utilizzo», ha chiarito Ruffini. Come abbiamo visto, 8,6 miliardi di euro di crediti d’imposta sono stati sequestrati in modo preventivo, prima dunque che potessero essere sfruttati per pagare meno tasse. Una «minima parte» dei restanti 6,3 miliardi di euro è stata già sfruttata «a danno della collettività», ha sottolineato Ruffini, che però non ha indicato una cifra precisa.
Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia delle Entrate, i crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi che sono stati oggetto di cessione o sconto in fattura tra ottobre 2020 e aprile 2024 valgono circa 219 miliardi di euro. Di questi, 160,3 miliardi riguardano il Superbonus, 58,7 miliardi gli altri bonus edilizi. Nel complesso, i 15 miliardi di frodi – che sono conteggiati nei 219 miliardi complessivi – valgono quasi il 7 per cento del totale dei crediti.
Oltre due anni fa, a febbraio 2022, l’Agenzia delle Entrate aveva comunicato che il Superbonus riguardava solo il 3 per cento dei 4,4 miliardi di euro di frodi legate ai bonus edilizi e scoperte fino a quella data. L’80 per cento delle truffe riguardava invece altri due bonus: il bonus “Facciate” e l’Ecobonus. All’epoca, però, le detrazioni maturate per i lavori conclusi con il Superbonus ammontavano a poco più di 16 miliardi, cifra salita oggi a oltre 122 miliardi. Le frodi, come abbiamo visto, sono di fatto triplicate. Non è detto quindi che le percentuali delle truffe siano rimaste le stesse. In Commissione Finanze del Senato il senatore del Movimento 5 Stelle Marco Croatti ha chiesto (min. 0:47:12) a Ruffini di fornire alla commissione i dati disaggregati sulle frodi relative al Superbonus e al bonus “Facciate”. Al momento questo dato non è presente nella memoria depositata dall’Agenzia delle Entrate in commissione.