Il 19 settembre è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un nuovo decreto-legge approvato dal governo Meloni, che tra le altre cose ha esteso (art. 20) fino a 18 mesi la possibilità di trattenere un migrante in attesa di espulsione nei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr). Il decreto ha inoltre stabilito (art. 21) che si debba predisporre e approvare un piano per la costruzione di nuovi centri.
I numeri degli ultimi anni mostrano però che all’aumentare dei giorni trascorsi dai migranti all’interno di un Cpr non corrisponde un aumento della possibilità, per questi stessi migranti, di essere rimpatriati nei loro Paesi d’origine.
Secondo i dati più aggiornati raccolti dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, tra il 2020 e il 2022 è stato rimpatriato il 50 per cento circa dei migranti che sono transitati nei centri di permanenza per i rimpatri. L’anno scorso sono usciti dai Cpr quasi 6.383 migranti: circa 3.154 sono stati «effettivamente rimpatriati», di cui 2.248 in Tunisia, uno dei pochi Paesi di origine con cui l’Italia ha un accordo per rimpatriare gli immigrati regolari.
Il Grafico 1 mostra quale correlazione c’è stata tra il numero di giorni di permanenza media nei dieci Cpr attivi in Italia nel 2022 e la percentuale di persone rimpatriate sul totale delle persone transitate nei Cpr. Ogni pallino rappresenta uno dei dieci centri di permanenza per i rimpatri. A un estremo, in alto a sinistra, c’è il Cpr di “Caltanissetta-Pian del Lago” in Sicilia: qui l’anno scorso i migranti sono stati trattenuti in media per 15,5 giorni, con una percentuale di rimpatri pari all’87 per cento. All’altro estremo, in basso a destra, c’è il Cpr di “Nuoro-Macomer” in Sardegna: qui la permanenza media è stata di 72,7 giorni, con un tasso di rimpatri pari al 23,3 per cento.
I numeri degli ultimi anni mostrano però che all’aumentare dei giorni trascorsi dai migranti all’interno di un Cpr non corrisponde un aumento della possibilità, per questi stessi migranti, di essere rimpatriati nei loro Paesi d’origine.
Secondo i dati più aggiornati raccolti dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, tra il 2020 e il 2022 è stato rimpatriato il 50 per cento circa dei migranti che sono transitati nei centri di permanenza per i rimpatri. L’anno scorso sono usciti dai Cpr quasi 6.383 migranti: circa 3.154 sono stati «effettivamente rimpatriati», di cui 2.248 in Tunisia, uno dei pochi Paesi di origine con cui l’Italia ha un accordo per rimpatriare gli immigrati regolari.
Il Grafico 1 mostra quale correlazione c’è stata tra il numero di giorni di permanenza media nei dieci Cpr attivi in Italia nel 2022 e la percentuale di persone rimpatriate sul totale delle persone transitate nei Cpr. Ogni pallino rappresenta uno dei dieci centri di permanenza per i rimpatri. A un estremo, in alto a sinistra, c’è il Cpr di “Caltanissetta-Pian del Lago” in Sicilia: qui l’anno scorso i migranti sono stati trattenuti in media per 15,5 giorni, con una percentuale di rimpatri pari all’87 per cento. All’altro estremo, in basso a destra, c’è il Cpr di “Nuoro-Macomer” in Sardegna: qui la permanenza media è stata di 72,7 giorni, con un tasso di rimpatri pari al 23,3 per cento.