Da tempo l’Italia sta affrontando il problema dello spopolamento, il fenomeno per cui intere zone del nostro Paese diventano quasi o del tutto disabitate. Lo spopolamento è uno degli effetti principali della crisi demografica che sta vivendo in questi anni l’Italia, la cui popolazione è diminuita di circa 180 mila persone nell’ultimo anno a causa delle minori nascite e dell’aumento dei decessi.
Lo spopolamento riguarda soprattutto le cosiddette “aree interne”, ossia i comuni più periferici sia a livello geografico sia per la possibilità di accedere ai servizi essenziali. In Italia le aree interne costituiscono una parte rilevante del Paese, coprendo quasi il 60 per cento della superficie nazionale. Allo stesso tempo, le aree interne sono abitate solo dal 23 per cento della popolazione nazionale: per queste persone abitare in zone del genere significa spesso avere meno opportunità nella propria vita, come l’istruzione e il lavoro, e meno disponibilità di servizi, come ospedali o altri centri di cura. Queste zone scontano quindi un divario significativo rispetto alle altre nel nostro Paese.
Lo spopolamento riguarda soprattutto le cosiddette “aree interne”, ossia i comuni più periferici sia a livello geografico sia per la possibilità di accedere ai servizi essenziali. In Italia le aree interne costituiscono una parte rilevante del Paese, coprendo quasi il 60 per cento della superficie nazionale. Allo stesso tempo, le aree interne sono abitate solo dal 23 per cento della popolazione nazionale: per queste persone abitare in zone del genere significa spesso avere meno opportunità nella propria vita, come l’istruzione e il lavoro, e meno disponibilità di servizi, come ospedali o altri centri di cura. Queste zone scontano quindi un divario significativo rispetto alle altre nel nostro Paese.