È vero che l’Italia è uno dei Paesi Ue che ha speso di più contro i rincari?

Lo ha detto Mario Draghi in conferenza stampa, presentando il decreto “Aiuti ter”. Abbiamo verificato se ha ragione o meno
Pagella Politica
Il 16 settembre, nella conferenza stampa per la presentazione del decreto-legge “Aiuti ter”, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che l’Italia è tra i Paesi che hanno «speso di più in Europa» per fronteggiare la crisi energetica e aiutare famiglie e imprese contro i rincari. In particolare, Draghi ha detto che il governo ha finanziato misure per oltre 60 miliardi di euro, una cifra pari al «3,5 per cento» del Prodotto interno lordo (Pil) italiano. 

Abbiamo verificato e la dichiarazione di Draghi è sostanzialmente corretta.

La situazione nella zona euro

Non è facile conoscere nel dettaglio quanto hanno speso i 27 Paesi dell’Unione europea per aiutare i cittadini a fronteggiare le conseguenze della crisi energetica. Come accaduto anche in Italia, spesso queste spese sono diluite nel corso del tempo con vari provvedimenti legislativi. Per fare un confronto tra Paesi, possiamo comunque fare affidamento sui calcoli dell’agenzia di stampa Reuters e di Bruegel, un centro studi con sede in Belgio, che hanno raccolto i dati relativi ai 19 Paesi Ue che usano l’euro. 

Al 9 settembre, questi 19 Paesi avevano investito oltre 282 miliardi di euro per limitare le conseguenze dell’inflazione e della crisi energetica, una cifra pari al 2,3 per cento del loro Pil complessivo. 

Tra i grandi Paesi europei, la Germania ha finora stanziato fondi per un totale di 95 miliardi di euro, il 2,6 per cento del suo Pil. Di questi, 65 miliardi di euro arrivano da un pacchetto di aiuti approvato dal governo il 4 settembre, che include, tra le altre cose, sconti sui biglietti per il trasporto pubblico e agevolazioni fiscali per le compagnie energivore. 

La Francia ha stanziato 67 miliardi di euro, il 2,7 per cento del Pil, tra cui 24 miliardi di euro per finanziare un tetto al prezzo del gas e dell’energia elettrica, e una serie di sconti sulla benzina. 

Per ora, la Spagna ha invece investito 30 miliardi di euro, pari al 2,5 per cento del suo Pil, di cui fanno parte un primo pacchetto da 16 miliardi di euro, approvato a marzo, e un secondo pacchetto da 9 miliardi, approvato a giugno, e pensato nello specifico per le persone in difficoltà economica. 

Per quanto riguarda l’Italia, al 9 settembre l’analisi di Reuters e Bruegel indicava una spesa di 52 miliardi di euro, pari al 2,9 per cento del Pil, per contrastare la crisi: una percentuale superiore a quella di Germania, Francia e Spagna.

Nella zona euro, due Paesi hanno messo in campo più risorse dell’Italia. Al primo posto della classifica c’è la Grecia, che ha investito almeno 10 miliardi di euro, pari al 5,5 per cento del suo Pil. Il governo greco ha dichiarato che intende finanziare una parte di questa cifra grazie ai ricavi notevoli del turismo raggiunti questa estate. Al secondo posto c’è la Lituania, che ha stanziato almeno 2 miliardi di euro, per un valore pari al 3,6 per cento del suo Pil, una percentuale più alta di quella italiana, terza in classifica. 

Ai 52 miliardi di euro considerati dall’analisi di Reuters e Bruegel vanno poi aggiunti i 14 miliardi di euro stanziati dal governo Draghi con il decreto “Aiuti ter”, approvato il 16 settembre (il testo non è ancora stato pubblicato in Gazzetta ufficiale e andrà convertito in legge dal Parlamento). Con questo provvedimento, le risorse complessive stanziate dal governo superano il «3,5 per cento del Pil» – la percentuale citata da Draghi in conferenza stampa – posizionandoci al secondo posto della classifica, all’incirca a pari merito con la Lituania. 

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