Il 21 agosto la deputata del Movimento 5 stelle Vittoria Baldino ha postato su Facebook un’immagine in cui si legge che, tagliando il numero dei parlamentari, la «rappresentatività» dell’organo non viene ridotta, anzi: secondo Baldino ogni parlamentare «rappresenterà un maggior numero di elettori» e per questo sarà «molto più visibile e di conseguenza più responsabile e più controllabile».
L’affermazione si inserisce nel dibattito sul referendum per il taglio dei parlamentari, per il quale si voterà il prossimo 20 e 21 settembre. La riforma sottoposta al referendum, sostenuta tra gli altri proprio dal M5s, prevede di ridurre il numero dei deputati dagli attuali 630 a 400, e quello dei senatori da 315 a 200.
La deputata Baldino però non sembra avere un’idea molto precisa, o molto esatta, di che cosa significhi “rappresentatività”.
Vediamo di cosa si tratta.
La rappresentanza politica
Generalmente, la rappresentatività politica del Parlamento è data dalla sua capacità di rappresentare, appunto, il volere e le richieste cittadini, che esprimono le proprie preferenze tramite l’esercizio del voto.
Un parlamento è tanto più rappresentativo, tanto più rispecchia della volontà espressa dagli elettori. Questo significa che tanto più è basso il rapporto tra elettori ed eletti, tanto più è alta la rappresentatività. Ad esempio, 100 deputati che rappresentano 1.000 persone, avendo un rapporto di 1 a 10, compongono un parlamento molto più rappresentativo di uno composto da 100 deputati che rappresentano 100.000 persone e che ha quindi un rapporto di 1 a 1.000.
Oppure, in altre parole, nel primo parlamento ogni elettore sa che il suo voto “pesa” per un decimo su ogni deputato. Nel secondo il voto di ogni elettore “pesa” un millesimo. È insomma molto meno rilevante. Nel primo caso un deputato non può permettersi di alienarsi le simpatie e il voto anche solo di pochi cittadini, nel secondo invece sì.
Come abbiamo spiegato in un’altra nostra analisi, un numero minore di deputati e senatori in rapporto ad una popolazione invariata riduce effettivamente la rappresentatività del Parlamento: gli elettori hanno insomma meno rappresentati, e questo rischia di aumentare il divario tra la politica e l’elettorato.
È quindi vero, come dice Baldino, che se la riforma sul taglio dei parlamentari dovesse essere approvata «ogni parlamentare rappresenterà un maggior numero di elettori», ma questo non significa necessariamente che i senatori o i deputati saranno «più visibili» o «più controllabili», anzi.
Al contrario, a seguito del taglio in Italia ci sarebbe un parlamentare eletto a suffragio universale ogni 101 mila abitanti. Oggi invece in Italia i parlamentari sono circa 1 ogni 63 mila abitanti. Quindi ogni elettore italiano eserciterebbe una minor influenza, col proprio voto, su ogni singolo deputato o senatore dopo la riforma.
In conclusione
Il 21 agosto la deputata del Movimento 5 stelle Vittoria Baldino ha pubblicato su Facebook un’immagine in cui si legge che la riduzione del numero di parlamentari non ridurrebbe la «rappresentatività» del Parlamento italiano.
Le cose però non stanno così: passando dagli attuali 945 a 600 parlamentari, la rappresentatività politica dell’organo costituzionale verrebbe effettivamente ridotta, semplicemente perchè gli italiani avrebbero un minor numero di rappresentanti da eleggere sia alla Camera che al Senato e dunque il loro voto perderebbe “peso” relativo su ogni singolo parlamentare.
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