Il leader della Lega Matteo Salvini, intervenendo in Senato il 2 novembre, ha lanciato (min. 9.50) «un appello ai colleghi, ai giornalisti che ci stanno seguendo: informare sì, terrorizzare no. E lo dico anche a lei, presidente del Consiglio: contagiato non vuol dire malato, contagiato non vuol dire appestato».
Questa affermazione, come abbiamo già scritto a proposito di Salvini e anche a proposito del viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri (M5s), è fuorviante e pericolosa per la salute delle persone.
Siamo dunque noi, giornalisti e fact-checker di Pagella Politica, che lanciamo un appello al segretario della Lega e al resto del mondo della politica, perché la smettano di ripeterla.
Vediamo dunque prima perché è fuorviante e poi perché è pericolosa.
Una narrazione fuorviante
Come hanno spiegato in un lungo approfondimento i nostri colleghi di Facta, i problemi nel considerare i positivi al Sars-Cov-2, il virus responsabile della Covid-19, come “non malati” sono sostanzialmente due.
Il primo, e principale, è la contagiosità. Non è possibile sapere se un soggetto contagiato che non mostra alcun sintomo sia contagioso o meno. Potrebbe infatti essere un soggetto pre-sintomatico, che dunque svilupperà i sintomi in seguito, e che secondo gli studi scientifici (es. qui, qui, qui e qui) è molto contagioso. Oppure potrebbe essere un soggetto del tutto asintomatico, che non svilupperà mai sintomi. In questo secondo caso è vero che il rischio di contagio è inferiore rispetto ai soggetti sintomatici e pre-sintomatici, ma non assente.
Dunque è fondamentale che i positivi al Sars-Cov-2, non potendo sapere se saranno contagiosi o meno a priori, vengano trattati come malati, e che si pongano in isolamento, per spezzare la catena dei contagi.
Il secondo problema poi è quello dei danni occulti. Anche soggetti del tutto asintomatici, secondo diverse ricerche mediche, possono subire danni non visibili – se non con esami approfonditi – ai polmoni o al cuore. Ulteriore ragione per considerarli malati a tutti gli effetti.
Attenzione: considerarsi “malati” ed essere considerati tali non deve essere motivo di vergogna o di stigma in nessun modo. Il Sars-Cov-2 è un virus molto contagioso che sta circolando moltissimo in tutto il mondo, essere positivi non è una colpa e stare in isolamento non ha alcun carattere punitivo ma solo preventivo.
Premesso tutto questo, è vero che possano esistere soggetti positivi al nuovo coronavirus che non abbiano (e non avranno mai) alcun sintomo, alcun danno occulto e nessuna contagiosità. Ma, come abbiamo già scritto, non è possibile riconoscere e distinguere a priori questi soggetti rispetto agli altri.
Una narrazione pericolosa
Dunque ribadire che i contagiati sono (in gran parte) malati, e che anche se non lo fossero come tali vanno considerati ai fini del contenimento della pandemia, non è «terrorizzare», come dice Salvini, ma esattamente «informare». Il messaggio secondo cui i contagiati non sono malati, al contrario, è quantomeno fuorviante – se non proprio un caso di disinformazione – e può produrre anche gravi danni.
Si pensi infatti al caso di una persona che, convinto da questa narrazione che il suo parente o amico o collega asintomatico non sia un vero e proprio malato, decida di frequentarlo e ne venga contagiato. O al soggetto che, essendo positivo ma non mostrando sintomi, si senta tranquillo nell’andare a fare la spesa o a prendere la metropolitana, e diffonda il contagio.
Frequentare persone che non hanno sintomi, anche solo se c’è il sospetto che possano essere positive perché hanno avuto contatti con altri soggetti positivi, è pericoloso ed è bene ribadirlo. E se si ha anche solo il sospetto di essere positivi, è consigliabile isolarsi e prenotare un tampone. Non c’è nessun motivo di vergogna nel considerarsi potenzialmente malati e contagiosi, e nell’isolarsi, considerato anzi che si sta facendo un servizio per la collettività oltre che per se stessi.
In conclusione
Il 2 novembre Matteo Salvini ha detto, ancora una volta, che «contagiato non vuol dire malato». Altri politici di altri schieramenti hanno nei giorni scorsi detto cose simili. A tutti loro rivolgiamo un appello: basta diffondere questo messaggio pericoloso.
Se è infatti teoricamente possibile che ci siano contagiati che non sono “malati” – nel senso che non sono e non saranno mai contagiosi e non hanno e non avranno mai alcun danno, neppure occulto – è impossibile saperlo a priori. Ed essere o non essere malati non deve e non può essere un motivo di vanto o vergogna.
Dunque è fondamentale che tutti i positivi vengano trattati, se non come «malati», perlomeno come soggetti in grado di far ammalare altri, e che quindi vengano isolati per il periodo della quarantena, in modo da spezzare la catena dei contagi.
Convincere le persone del contrario rischia di indurle a comportamenti pericolosi per la salute propria e collettiva.
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