Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini sta usando una particolare linea difensiva – fuorviante, come vedremo – per commentare la richiesta di condanna a sei anni di reclusione avanzata nei suoi confronti dalla Procura di Palermo per il processo Open Arms. Salvini è accusato di aver commesso due reati: il sequestro di persona nei confronti dei migranti salvati dalla nave dell’organizzazione non governativa (Ong) e il rifiuto di atti d’ufficio per non aver indicato un porto di sbarco alla nave.
Il 18 settembre, in un’intervista con Non Stop News su Rtl 102.5, Salvini ha detto che in passato è già stato «mandato in giudizio in Tribunale a Catania» per lo stesso reato di cui è accusato nel caso Open Arms. «Il giudice alla fine del processo ha detto: “Salvini ha fatto il suo dovere, non capisco perché me l’abbiate mandato qua”», ha dichiarato il leader della Lega. «Catania e Palermo non sono in due emisferi diversi: se ho fatto il mio dovere a Catania, non capisco perché dovrei essere un pericoloso sequestratore a Palermo». La stessa argomentazione è contenuta nella versione aggiornata di un capitolo del libro Controvento, uscita dopo la richiesta di condanna della Procura di Palermo. Qui Salvini ha scritto: «Per un caso analogo a quello Open Arms sono già stato assolto a Catania. “Non luogo a procedere” per aver rallentato lo sbarco di alcuni immigrati dalla nave Gregoretti. Per il Gup “il fatto non sussiste”. Perfino i Pm avevano chiesto il non luogo a procedere. Era il maggio 2021».
Che cosa c’è di vero e che cosa no in questa ricostruzione dei fatti? Punto per punto, vediamo perché i due casi non sono sovrapponibili come sostiene Salvini e perché parlare di un’assoluzione al termine di un processo è fuorviante.
Il 18 settembre, in un’intervista con Non Stop News su Rtl 102.5, Salvini ha detto che in passato è già stato «mandato in giudizio in Tribunale a Catania» per lo stesso reato di cui è accusato nel caso Open Arms. «Il giudice alla fine del processo ha detto: “Salvini ha fatto il suo dovere, non capisco perché me l’abbiate mandato qua”», ha dichiarato il leader della Lega. «Catania e Palermo non sono in due emisferi diversi: se ho fatto il mio dovere a Catania, non capisco perché dovrei essere un pericoloso sequestratore a Palermo». La stessa argomentazione è contenuta nella versione aggiornata di un capitolo del libro Controvento, uscita dopo la richiesta di condanna della Procura di Palermo. Qui Salvini ha scritto: «Per un caso analogo a quello Open Arms sono già stato assolto a Catania. “Non luogo a procedere” per aver rallentato lo sbarco di alcuni immigrati dalla nave Gregoretti. Per il Gup “il fatto non sussiste”. Perfino i Pm avevano chiesto il non luogo a procedere. Era il maggio 2021».
Che cosa c’è di vero e che cosa no in questa ricostruzione dei fatti? Punto per punto, vediamo perché i due casi non sono sovrapponibili come sostiene Salvini e perché parlare di un’assoluzione al termine di un processo è fuorviante.