Non ci sono prove che in Italia ci sia il 10 per cento degli autovelox di tutto il mondo

Salvini ripete questa statistica per giustificare controlli meno severi sulle strade, ma ci sono dubbi sull’attendibilità di questo dato
ANSA
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Da alcuni giorni il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini sta usando una statistica poco affidabile per difendere la stretta sugli autovelox contenuta nella riforma del Codice della strada. La riforma, presentata da Salvini in Parlamento lo scorso settembre, è stata approvata dalla Camera il 27 marzo e ora dovrà essere esaminata dal Senato.

Nella riforma «c’è anche un occhio per motociclisti e automobilisti che qualche sindaco vede come un pollo da spennare, quindi lo stop all’autovelox selvaggio “fai da te” perché non è possibile che in Italia ci sia il 10 per cento degli autovelox di tutto il mondo», ha dichiarato Salvini il 27 marzo, ospite a Cinque minuti su Rai 1. Anche nei giorni precedenti il leader della Lega aveva fatto la stessa dichiarazione sui social network, in un caso citando come fonte del dato l’agenzia stampa Ansa. In concreto, la riforma del Codice della strada contiene alcune misure per rendere meno severi i controlli con gli strumenti automatici di rilevamento della velocità.
Al di là del contenuto della riforma, abbiamo controllato se è vero che l’Italia ha il 10 per cento degli autovelox di tutto il mondo e abbiamo scoperto che questa statistica è tutt’altro che affidabile.

In un articolo pubblicato a febbraio da Ansa si legge che «tra semafori intelligenti, autovelox e Tutor, nel mondo si contano in totale 111.451 apparecchi di rilevazione automatica delle infrazioni stradali». Di questi, 11.171, numero pari al 10 per cento circa del totale, sarebbe «installato in Italia». A sua volta l’Ansa cita come fonte un comunicato stampa del Codacons, un’associazione di consumatori nota per la sua insistente ricerca di visibilità mediatica. Nel comunicato, Codacons spiega che la fonte dei dati sugli autovelox è una «piattaforma specializzata» di nome “Scdb.info”.
In effetti un sito di questo tipo esiste e si autopresenta come il «principale fornitore nel mondo di dati autovelox» per i navigatori satellitari. «Dovunque ti trovi, con il nostro database alla tua portata giocherai sempre sul sicuro. La raccolta di 110 mila telecamere di sicurezza fisse in 109 Paesi rende il nostro database il più vasto esistente», spiega Scdb.info. La raccolta dei dati si basa sulle segnalazioni degli utenti e su un veicolo di Scdb.info, che circola per le strade in cerca di rilevatori della velocità.

Una sezione del sito elenca tutti i dati raccolti sul numero di semafori che rilevano infrazioni, sugli autovelox per la velocità e sui cosiddetti “Tutor”, che calcolano la velocità media in un determinato tratto stradale. Secondo i dati raccolti da Scdb.info, in Italia ci sarebbero più di 11 mila dispositivi di questo tipo, il 10 per cento circa sugli oltre 112 mila presenti sulle strade di tutto il mondo. Il dato italiano è il terzo più alto, dietro solo a quello della Russia e del Brasile, due Paesi molto più grandi e popolosi dell’Italia. 

A prima vista, dunque, la statistica indicata da Salvini sembra corretta. In realtà questo dato è poco affidabile per almeno due motivi, di cui abbiamo già accennato. In primo luogo, la lista non è esaustiva: per esempio, in Cina e in India il database conteggia la presenza rispettivamente solo di uno e di 18 autovelox. Altri Paesi grandi e popolosi, come l’Indonesia, non sono nemmeno presenti nel database. Come abbiamo visto, i Paesi conteggiati sono 109 sui quasi 200 al mondo. In secondo luogo, il metodo di raccolta dei dati influenza i risultati: dato che la ricerca si basa in buona parte sulle segnalazioni degli autisti, di conseguenza il database sarà più preciso in quei Paesi in cui c’è una maggiore propensione a segnalare la presenza di un rilevatore della velocità o dove Scdb.info raccoglie da più tempo le informazioni.

Ricapitolando: secondo Salvini, i controlli con gli autovelox devono essere meno severi in alcune circostanze e questa proposta è stata inserita nella riforma del Codice della strada. Nel sostenere questa iniziativa, però, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dice che in Italia c’è il 10 per cento degli autovelox di tutto il mondo, ma non ci sono prove affidabili per dire che questo sia vero.

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