I ritardi del governo nell’attuazione della legge di Bilancio

Dalla “Carta della cultura Giovani” alle modifiche del reddito di cittadinanza, molti decreti attuativi non sono ancora stati approvati, nonostante le scadenze da rispettare
Ansa
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A quattro mesi dall’approvazione della legge di Bilancio per il 2023 il governo di Giorgia Meloni è ancora in ritardo nell’attuazione di molte misure previste dalla manovra. Secondo i dati più aggiornati del Dipartimento del programma di governo della Presidenza del Consiglio dei ministri, finora il governo ha infatti approvato 27 decreti attuativi sui 117 previsti dalla legge di Bilancio (poco più del 20 per cento). Stiamo parlando di quei decreti che i singoli ministeri devono approvare per rendere effettive le disposizioni contenute in una legge, in questo caso quella di Bilancio.

Per alcuni decreti è già stata superata la data entro cui sarebbero dovuti essere approvati. Altri scadranno nei prossimi mesi, mentre altri ancora non hanno una scadenza precisa. Dalla “Carta della cultura giovani” alla riforma del reddito di cittadinanza, abbiamo fatto il punto sulle misure principali che ancora mancano all’appello tra i decreti attuativi approvati.

Le carte per la cultura

La legge di Bilancio ha introdotto la “Carta della cultura Giovani” e la “Carta del merito”, due bonus cumulabili da 500 euro l’uno, che sostituiranno il cosiddetto “bonus cultura”, introdotto dal governo Renzi nel 2016. Entrambe le carte sono destinate ai neo diciottenni, con alcuni limiti: la prima va ai giovani con 18 anni di età che fanno parte di famiglie con un Isee inferiore ai 35 mila euro, la seconda a quelli che si sono diplomati con il massimo dei voti. 

Al momento, però, le due carte non sono ancora entrate in vigore. Il Ministero della Cultura, guidato da Gennaro Sangiuliano, deve ancora approvare il decreto per definire i criteri e le modalità di assegnazione e di utilizzo di entrambe le carte. La scadenza per l’approvazione del decreto era stata fissata al 2 marzo scorso. 

Restando sul tema della scuola, la legge di Bilancio ha stanziato un milione di euro per «avviare attività di ricognizione e valutazione delle strutture scolastiche in dismissione, dotate di apposito certificato di agibilità». L’obiettivo del governo è quello di renderle operative per il prossimo anno scolastico. Ma il Ministero dell’Istruzione doveva stabilire con un decreto come distribuire le risorse stanziate entro il 1° aprile, cosa non avvenuta.

Il reddito alimentare

Neppure il cosiddetto “reddito alimentare” è stato introdotto. Per questa misura il governo ha stanziato 3,5 milioni di euro tra il 2023 e il 2024, con cui acquistare alimenti invenduti dai supermercati e distribuirli ai cittadini in condizioni di povertà. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali avrebbe dovuto stabilire con un decreto come mettere in pratica la misura e come individuare i beneficiari, ma il provvedimento non è ancora stato approvato. 

Sempre in tema di alimentazione, a oggi non è stato realizzato il “Fondo per la sovranità alimentare”, finanziato con 75 milioni di euro fino al 2025 per sostenere il settore agroalimentare italiano. Per la creazione di questo fondo non è comunque prevista una scadenza specifica per il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.

L’Imu sulle case occupate

Con la legge di Bilancio il governo ha stabilito che i proprietari di immobili occupati illegalmente non debbano pagare l’Imu su queste case. Entro il 2 marzo il Ministero dell’Economia e delle Finanze doveva dare il via libera a un decreto per definire le modalità in cui i cittadini avrebbero potuto presentare ai comuni la richiesta di esenzione dall’Imu per una casa occupata, ma anche in questo caso la scadenza è stata superata.

Le modifiche al reddito di cittadinanza

Un’altra misura non attuata dal governo riguarda il reddito di cittadinanza. Tra le altre cose, la legge di Bilancio ha stabilito che la parte del reddito di cittadinanza destinata al pagamento dell’affitto vada direttamente al proprietario che mette in affitto la casa, e non al beneficiario del reddito di cittadinanza, come avvenuto finora.

Entro il 2 marzo il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali doveva approvare un decreto ministeriale per stabilire le modalità dell’erogazione diretta di quella parte del sussidio ai proprietari di casa. Questo non è avvenuto.

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