Lo scorso 24 maggio il leader di Italia viva Matteo Renzi aveva annunciato che «dal 15 giugno» sarebbe partita la «raccolta ufficiale di firme» per «abolire il reddito di cittadinanza». «Dal 15 giugno al 15 settembre c’è lo spazio che la legge prevede per raccogliere le firme e noi le raccoglieremo», aveva risposto Renzi, a margine di un evento a Roma, a un giornalista che gli chiedeva dell’organizzazione di un referendum abrogativo contro il reddito di cittadinanza.
Oggi, 15 giugno, di questa raccolta firme non sembra esserci traccia. Né il sito ufficiale di Italia viva né i profili social ufficiali di Renzi, e di altri membri del partito, ne fanno menzione. In un’intervista a La Stampa, pubblicata il 15 giugno, lo stesso leader di Italia viva è sembrato comunque fare marcia indietro sulla raccolta firme, almeno rispetto agli annunci fatti nelle scorse settimane. Alla domanda se un «referendum fallito», come quelli sulla giustizia, non rischiasse di essere un «boomerang», Renzi ha infatti risposto, in maniera piuttosto vaga: «Abbiamo tempo fino a inizio ottobre, poi dovremo partire con la raccolta. Io sono convinto che il gioco valga la candela, ma lo decideremo tutti insieme». Il giorno prima, in un’intervista rilasciata a la Repubblica, il tema del reddito di cittadinanza non è stato neppure toccato.
Già l’anno scorso l’ex presidente del Consiglio aveva promesso che avrebbe organizzato un referendum contro la misura di contrasto alla povertà introdotta dal primo governo Conte nel 2019. A luglio 2021 Renzi aveva detto che avrebbe organizzato un referendum contro il reddito di cittadinanza, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, avvenuta a gennaio 2022. A settembre 2021 il leader di Italia viva aveva poi presentato in tv il quesito che avrebbe sottoposto per la raccolta delle firme, senza dare però chiarimenti sulle tempistiche. In ogni caso, la promessa non è stata mantenuta. Almeno per ora, e sembra difficile che lo possa essere in tempi brevi.
Oggi, 15 giugno, di questa raccolta firme non sembra esserci traccia. Né il sito ufficiale di Italia viva né i profili social ufficiali di Renzi, e di altri membri del partito, ne fanno menzione. In un’intervista a La Stampa, pubblicata il 15 giugno, lo stesso leader di Italia viva è sembrato comunque fare marcia indietro sulla raccolta firme, almeno rispetto agli annunci fatti nelle scorse settimane. Alla domanda se un «referendum fallito», come quelli sulla giustizia, non rischiasse di essere un «boomerang», Renzi ha infatti risposto, in maniera piuttosto vaga: «Abbiamo tempo fino a inizio ottobre, poi dovremo partire con la raccolta. Io sono convinto che il gioco valga la candela, ma lo decideremo tutti insieme». Il giorno prima, in un’intervista rilasciata a la Repubblica, il tema del reddito di cittadinanza non è stato neppure toccato.
Già l’anno scorso l’ex presidente del Consiglio aveva promesso che avrebbe organizzato un referendum contro la misura di contrasto alla povertà introdotta dal primo governo Conte nel 2019. A luglio 2021 Renzi aveva detto che avrebbe organizzato un referendum contro il reddito di cittadinanza, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, avvenuta a gennaio 2022. A settembre 2021 il leader di Italia viva aveva poi presentato in tv il quesito che avrebbe sottoposto per la raccolta delle firme, senza dare però chiarimenti sulle tempistiche. In ogni caso, la promessa non è stata mantenuta. Almeno per ora, e sembra difficile che lo possa essere in tempi brevi.