Il question time di Draghi alla Camera, in quattro fact-checking

Dall’Ucraina al gas russo, passando per il catasto e i rincari dell’energia: il presidente del Consiglio non ha commesso errori
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il 9 marzo il presidente del Consiglio Mario Draghi ha risposto ad alcune interrogazioni alla Camera sull’invasione russa in Ucraina, e non solo. Dal fronte energetico al catasto, passando per i rifugiati, abbiamo verificato quattro dichiarazioni di Draghi, che non ha commesso errori significativi.

La scelta storica dell’Ue

«L’Unione europea ha applicato, per la prima volta dal 2001, la direttiva sulla protezione temporanea in favore dei profughi ucraini»

È vero: lo scorso 4 marzo il Consiglio dell’Unione europea ha adottato all’unanimità una decisione per applicare la direttiva del 20 luglio 2001, che regola la «concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati» nell’Ue.

Visto il continuo arrivo di rifugiati dall’Ucraina ai Paesi limitrofi (ad oggi sono oltre 2 milioni), l’Ue ha deciso per la prima volta dal 2001 di concedere a chi fugge dalla guerra di ricevere una protezione della durata di un anno, senza la necessità di presentare una domanda d’asilo. 

«L’obiettivo – ha spiegato in un comunicato il Consiglio dell’Ue – è alleviare la pressione sui sistemi nazionali di asilo e consentire agli sfollati di godere di diritti armonizzati in tutta l’Ue».

La dipendenza dal gas russo

«Quello che trovo incredibile è che ovviamente la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi 10-15 anni. Quello che è veramente straordinario è che è aumentata fortemente anche dopo l’invasione della Crimea»

Con questa dichiarazione, Draghi ha voluto criticare i governi precedenti, sostenendo che ci sia stata «non solo una sottovalutazione del problema energetico, ma anche una sottovalutazione di politica estera e di politica internazionale». Le statistiche ufficiali lo confermano oppure no?

Secondo i dati del Ministero della Transizione ecologica, nel 2021 il 40 per cento circa del gas importato dall’Italia è arrivato dalla Russia. Stiamo parlando di quasi 30 miliardi di metri cubi di gas su circa 72,7 miliardi. Quindici anni fa, nel 2006, la percentuale è stata del 29 per cento: 22,5 miliardi di metri cubi su 77,4 importati; dieci anni fa, nel 2011, i metri cubi importati sono stati 70,3 miliardi, di cui 19,7 sono arrivati dalla Russia: il 28 per cento. Dunque è vero, come dice Draghi, che la «quota di gas russo» è aumentata «negli ultimi 10-15 anni», sia in valori assoluti che percentuali.  Che cosa è successo dopo l’annessione russa della Crimea, la penisola ucraina nel Mar Nero, avvenuta nel 2014? 

L’anno prima, nel 2013, l’Italia ha importato dalla Russia 28 miliardi di metri cubi di gas su 62 miliardi circa: oltre il 45 per cento, una percentuale in linea con quelle degli ultimi anni. Nel 2014 questo dato si è attestato al 43 per cento, nel 2015 al 45 per cento, nel 2016 al 41 per cento, nel 2017 al 47,5 per cento e nel 2018 al 48,3 per cento. In valori assoluti, tra il 2013 e il 2018 il gas russo importato dall’Italia è passato dai 28 miliardi di metri cubi ai 32,8 miliardi. Dunque è vero che negli ultimi sette anni un continuo aumento c’è stato, ma le importazioni di gas russo erano già iniziate a salire nel 2013, prima dell’annessione russa.
Grafico 1. Gas naturale importato in Italia dalla Russia (milioni di metri cubi), 1990-2020

Le risorse contro il caro bollette

«Per quanto riguarda l’energia, ho fatto prima la cifra di circa 16 miliardi di euro come intervento di sostegno, che è previsto duri fino al secondo trimestre di quest’anno»

La cifra riportata dal presidente del Consiglio è sostanzialmente corretta. L’ultimo intervento del governo per contenere i rincari energetici è contenuto nel decreto-legge approvato il 18 febbraio, ora all’esame della Camera per la conversione in legge. Con questo provvedimento, l’esecutivo ha stanziato quasi 5,5 miliardi di euro per contenere gli aumenti dei prezzi dell’elettricità e del gas previsti nel secondo trimestre del 2022, tra aprile e giugno. 

A queste risorse vanno aggiunte anche quelle stanziate negli scorsi mesi per ridurre i rincari in bolletta, registrati all’inizio di quest’anno e nella seconda metà dell’anno scorso. Tutti gli interventi del governo per la riduzione del costo dell’energia sono raccolti in un recente dossier della Camera. Passando per il primo decreto-legge di maggio 2021 alla legge di Bilancio per il 2022, fino al decreto “Sostegni-ter”, in totale il governo ha stanziato oltre 10 miliardi di euro, che sommati ai 5,5 miliardi dell’ultimo decreto portano la cifra complessiva a circa 15,5 miliardi, molto vicina ai «16 miliardi» di cui ha parlato Draghi.

Lo scontro sul catasto

«L’impianto del catasto è del 1939 […]. Gli estimi su cui sono basati i gettiti oggi sono del 1988-1989»

L’affermazione di Draghi è corretta e si inserisce nel dibattito degli ultimi giorni, dal momento che è tornata al centro del dibattito politico la revisione del catasto, contenuta nel disegno di legge delega sulla riforma fiscale all’esame della Commissione Finanze della Camera. In due occasioni, il governo ha rischiato di vedersi modificare con un emendamento l’articolo 6 del testo, che introduce alcune novità sul sistema catastale. Ma in entrambe le occasioni, gli emendamenti non sono passati per un solo voto.

Al di là di questo, le date indicate da Draghi alla Camera sono corrette. Come spiega un dossier della Camera, il sistema catastale italiano «è fondato su una disciplina sostanzialmente risalente al 1939». 

Gli estimi catastali, citati da Draghi, sono elaborati dall’Agenzia delle Entrate e servono per calcolare la cosiddetta “rendita catastale”, ossia il valore reddituale che il catasto attribuisce per scopi fiscali a un immobile che può generare reddito. Questo valore si calcola tenendo conto delle caratteristiche dell’immobile (per esempio, il numero dei vani nelle abitazioni), della sua destinazione d’uso e della zona in cui si trova.

Come sottolineato a febbraio 2020 dalla commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria (in un documento intitolato “Per una riforma della fiscalità immobiliare equità, semplificazione e rilancio del settore”), l’ultima revisione generale degli estimi del catasto risale «al periodo 1988-89», dunque a oltre trent’anni fa.

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