Il 22 agosto il presidente di centrodestra della Regione Sicilia Nello Musumeci ha firmato un’ordinanza che, tra le altre cose, ha imposto entro le ore 24 del 24 agosto lo sgombero di tutti i migranti presenti nei centri di accoglienza dell’isola (disposizione che, poi, non è stata rispettata).

Il 23 agosto la vicepresidente del Senato Paola Taverna (Movimento 5 stelle) ha criticato su Twitter il provvedimento, scrivendo che «la gestione dell’immigrazione compete allo Stato», e non a Musumeci (che ha ricevuto la solidarietà dei leader di centrodestra, Matteo Salvini e Giorgia Meloni). Lo stesso giorno la sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo economico Alessia Morani (Partito democratico) ha definito su Facebook l’ordinanza siciliana «un atto di pura propaganda, che non vale niente da un punto di vista giuridico».

In breve: la tesi degli oppositori di Musumeci è che l’ordinanza in questione tratta di una materia di competenza dello Stato, ossia l’immigrazione, e non della regione, che quindi non ha voce in capitolo. Secondo il presidente della Sicilia invece, come vedremo nel dettaglio, la situazione sanitaria nella sua regione lo legittimerebbe a ordinare lo sgombero dei migranti.

Nelle ore successive alla pubblicazione dell’ordinanza, diverse fonti stampa hanno riportato un commento del Ministero dell’Interno, secondo cui la misura di Musumeci non avrebbe «alcun valore», mentre nella mattina del 25 agosto il presidente della Regione Sicilia ha confermato la sua posizione, minacciando di ricorrere alla magistratura se lo Stato farà altrettanto e se la sua ordinanza non sarà applicata.

Ma che cosa prevede nello specifico il testo firmato da Musumeci? Da che cosa è data la confusione e lo scontro tra lo Stato centrale e la Regione Sicilia? E che cosa succederà adesso? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza.

Il contenuto dell’ordinanza

L’ordinanza firmata il 22 agosto da Musumeci contiene due misure.

La prima, come abbiamo anticipato, impone che «entro le ore 24 del 24 agosto 2020, tutti i migranti presenti negli hotspoted in ogni Centro di accoglienza devono essere improrogabilmente trasferiti e/o ricollocati in altre strutture fuori dal territorio della Regione Siciliana». Gli hotspot sono i centri dove i migranti appena sbarcati vengono identificati e poi smistati verso le altre strutture di prima accoglienza.

Al 31 luglio (dati più aggiornati del Viminale), degli oltre 86 mila migranti presenti nel sistema di accoglienza italiano, l’8 per cento (dunque circa 7 mila persone) era in Sicilia, quinta regione per numero, dietro a Lombardia (13 per cento), Emilia-Romagna (10 per cento), Lazio (9 per cento) e Piemonte (9 per cento).

In questo mese di agosto, secondo quanto riportano fonti di stampa, la situazione di maggiore difficoltà nella gestione degli arrivi si trova a Lampedusa. Il 24 agosto il Ministero dell’Interno, con un comunicato stampa, ha comunque ricordato che da luglio scorso sono stati trasferiti in altre regioni una parte dei migranti sbarcati in Sicilia.

La seconda misura contenuta nell’ordinanza di Musumeci stabilisce poi che «è fatto divieto di ingresso, transito e sosta nel territorio della Regione Siciliana da parte di ogni migrante che raggiunga le coste siciliane con imbarcazioni di grandi e piccole dimensioni, comprese quelle delle Ong».

In breve: Musumeci ha ordinato lo sgombero di tutti i migranti presenti sull’isola e il divieto di sbarco. Contro l’ordinanza, in vigore dal 23 agosto al 20 settembre, è però possibile per lo Stato fare ricorso alla magistratura (amministrativa o, in caso di conflitto di attribuzione, alla Corte costituzionale), così come la Regione potrà fare ricorso se l’ordinanza non verrà attuata. La via giudiziaria, come vedremo, alla mattina del 25 agosto sembra essere la più probabile.

Ma quali sono gli elementi che rendono, di fatto, di quasi impossibile attuazione le misure imposte da Musumeci?

I nodi dello scontro

L’immigrazione è competenza dello Stato…

Una prima osservazione riguarda le diverse competenze che ci sono tra lo Stato centrale e le Regioni. In base all’articolo 117 della Costituzione, lo Stato ha la legislazione esclusiva sulla materia dell’immigrazione, quella toccata dall’ordinanza di Musumeci.

Questo però non significa necessariamente che le regioni abbiano zero voce in capitolo in questo ambito. Come spiega (p. 7) un approfondimento di marzo 2020 della rivista di diritto pubblico Federalismi, da tempo c’è dibattito su quali siano i confini tra le competenze dello Stato e quelle regionali in materia di immigrazione. In base ad alcune sentenze, la posizione più diffusa è che le regioni abbiano sì voce in capitolo in tema di immigrazione, ma per quanto riguarda la fase dell’integrazione, più che quella della prima accoglienza.

In ogni caso, come hanno sottolineato alcuni politici, come Taverna, e fonti del Viminale, è vero che l’immigrazione in senso stretto sia di competenza dello Stato. Ma di questa obiezione è ben consapevole Musumeci.

… ma la sanità è competenza delle regioni

L’ordinanza del 22 agosto – come è evidente dal testo dell’ordinanza e come ha ribadito il presidente della Regione Sicilia sia in alcune interviste che in conferenza stampa – sarebbe giustificata da questioni legate principalmente alla sanità, e solo secondariamente all’immigrazione.

«Gli hotspot e i centri di accoglienza non sono rispondenti ai criteri di prevenzione, previsti in una condizione di emergenza da epidemia», ha detto (min. 25:05) Musumeci il 24 agosto in conferenza stampa. «Il Viminale non può dire che le regioni non hanno competenza in maniera di migranti. Questo lo sappiamo. Nessuno vuole contestare che la materia dell’immigrazione appartenga allo Stato».

In sostanza, il presidente della Regione Sicilia giustifica la sua ordinanza utilizzando la competenza sulla sanità che fa anche capo alle regioni (la tutela della salute è una competenza concorrente con lo Stato). Se lo Stato non riesce a garantire condizioni di salute minime nei centri d’accoglienza, è il ragionamento di Musumeci, la Regione Sicilia ha il potere di dire che vanno sgomberati.

Come abbiamo scritto in passato, da un lato, in materia di salute e sanità, lo Stato stabilisce dei principi fondamentali che tutte le regioni devono rispettare; dall’altro lato, però, le istituzioni regionali possono agire in autonomia da un punto di vista legislativo rispetto a quanto stabilito a livello centrale.

Qui però subentra il secondo limite da sciogliere che riguarda l’ordinanza di Musumeci: quanto in là si può spingere l’utilizzo della competenza sulla sanità per giustificare interventi che riguardano competenze di materia statale? Questa risposta potrà arrivare solo dalla magistratura ma, come vedremo meglio più avanti, sembra difficile che la tesi della Regione Sicilia possa prevalere.

La questione del “soggetto attuatore”

Nella conferenza stampa del 24 agosto, il presidente della Regione Sicilia ha indirettamente risposto a questa obiezione, dicendo che nel solo mese di agosto ha firmato due ordinanze che mettono al centro la sanità e non hanno creato i problemi sollevati invece dall’ordinanza del 22 agosto.

«La terza ordinanza, quella che ha suscitato tante polemiche, è perfettamente in linea con le prime due, nelle quali abbiamo posto problemi sanitari», ha detto (min. 25:04) Musumeci in conferenza stampa, facendo riferimento a due atti del 9 e 12 agosto.

La terza ordinanza, quella del 22 agosto, per giustificare le nuove misure, fa riferimento ai poteri di “soggetto attuatore”, una carica speciale per fronteggiare l’emergenza coronavirus, conferita a Musumeci dalla Protezione civile con l’ordinanza n. 630/2020. Anche le altre due ordinanze firmate ad agosto da Musumeci rimandavano ai poteri del “soggetto attuatore”, ma hanno una portata molto più limitata rispetto a quella del 22 agosto che, ricordiamo, prevede lo sgombero di tutti i migranti dall’isola e il divieto di sbarco.

L’ordinanza del 9 agosto ha infatti introdotto, tra le altre cose, misure più stringenti per le discoteche e per gli eventi di Ferragosto, e ha disposto l’obbligo del tampone per i migranti arrivati in Sicilia. Quella del 12 agosto ha invece imposto nuove disposizioni per i cittadini siciliani che rientrano sull’isola dalla Grecia, dalla Spagna e da Malta.

Siamo di fronte dunque a provvedimenti di minore portata e che non si pongono in conflitto con quanto di competenza dello Stato e con quanto stabilito dal governo nelle ultime settimane. E questa diversità di portata risulta evidente dalle modalità con cui si dovrebbe da un lato sgombrare la Sicilia da tutti i migranti nei centri d’accoglienza, e dall’altro lato bloccare gli sbarchi.

Musumeci ha dichiarato infatti di aver comunicato l’ordinanza alle Prefetture, che secondo lui ora devono eseguire le disposizioni. Ma il presidente della Regione Sicilia è consapevole che le forze dell’ordine fanno capo al Ministero dell’Interno, e quindi al governo centrale. «Non ci chiedete come faranno», ha detto (min. 51:08) in conferenza stampa Musumeci a precisa domanda su come pensa possa essere attuata la sua ordinanza. «Non è nostro compito».

In teoria, l’articolo 31 dello Statuto della Regione siciliana – ricordiamo che la Sicilia è una regione a statuto speciale – stabilisce che il governo regionale, in casi eccezionali, possa prendere il controllo dei servizi di pubblica sicurezza. Ma questa ipotesi è stata scartata (min. 45:32) dallo stesso Musumeci, che già negli scorsi giorni – il 13 agosto – aveva inoltre ribadito, affrontando il tema degli sbarchi e non dei centri, che «la competenza sui porti non è del presidente della Regione: dipendono dallo Stato e sono le autorità statali, quelle civili e quelle militari, a disporne».

Che cosa succede adesso

Come abbiamo visto, allo scadere delle ore 24 del 24 agosto le disposizioni dell’ordinanza di Musumeci sullo sgombero dei migranti non sono state applicate. Dunque, che cosa accadrà nelle prossime ore?

«Se i soggetti che sono chiamati a dare attuazione alla ordinanza del presidente della Regione non dovessero farlo, a noi rimane soltanto una strada, quella di rivolgerci alla magistratura poiché ci troveremmo di fronte a una palese omissione», ha minacciato (min. 47:20) il presidente della Regione Sicilia in conferenza stampa il 24 agosto.

«Se il governo dovesse impugnare la nostra ordinanza, è chiaro che faremmo valere noi le nostre ragioni e il Viminale le proprie nelle sedi opportune», ha aggiunto (min. 48:00) Musumeci. «Se non dovesse il governo scegliere né l’una né l’altra strada, ma venire incontro alla legittima richiesta che ho avanzato al governo nazionale, può chiederci due, tre, cinque, otto giorni di tempo per trovare la possibilità di ricollocare i migranti e mettere i sigilli. Ma se non lo fa il governo centrale, lo facciamo noi con i nostri uomini di mettere i sigilli in tutti i centri di accoglienza per migranti dell’isola».

Alla mattina del 25 agosto, lo scontro davanti ai giudici tra Stato e regione – come già avvenuto in passato durante l’emergenza Covid-19 – sembra essere la via più probabile. Il presidente della Regione Sicilia è rimasto sulle sue posizioni, mentre secondo fonti stampa, il prossimo Consiglio dei Ministri dovrebbe comunicare la propria scelta di impugnare l’ordinanza di Musumeci e far valere le proprie ragioni davanti ai giudici.

«Penso sia molto difficile che Musumeci possa far valere la sua potestà in materia sanitaria su questa vicenda, in maniera tale da ottenere che tutti i migranti siano portati via dall’isola. Stiamo pur sempre parlando di una competenza mista», ha spiegato a Pagella Politica il presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida. «Se il problema è il rischio di avere un contagio in un centro d’accoglienza, la cui gestione è di responsabilità dello Stato, la soluzione più percorribile è quella di isolare i soggetti positivi e trovare nuove sistemazioni, con l’aiuto dello Stato e anche degli enti locali. Credo che davanti alla magistratura le prerogative dello Stato avranno la meglio su quelle della Regione Sicilia».

Ricapitolando: se il governo decidesse dunque di fare ricorso, si stabilirà se effettivamente l’ordinanza della Regione Sicilia non ha portata effettiva, oppure se lo Stato dovrà intervenire e seguire quanto disposto da Musumeci.

In uno scenario ipotetico, se la magistratura desse ragione alla Sicilia, nei prossimi mesi potenzialmente qualsiasi regione potrebbe rendere impossibile allo Stato la gestione dei migranti con la giustificazione dell’emergenza sanitaria. Il che, come ci ha riferito anche l’ex giudice costituzionale Valerio Onida, sembra rendere improbabile questo esito.

In conclusione

Il 22 agosto, il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha firmato un’ordinanza che imponeva nelle 48 ore successive lo sgombero di tutti i migranti presenti sull’isola e il divieto di sbarco per i migranti sulle coste siciliane fino al prossimo 20 settembre.

Allo scadere della mezzanotte del 24 agosto, l’ordine di sgombero non è stato applicato e da ore è in corso uno scontro tra l’amministrazione regionale siciliana e il governo centrale di Roma.

Da un lato, è vero che l’immigrazione è una questione di competenza statale e non regionale, ma Musumeci fa leva sul fatto che la sanità sia invece di competenza regionale. E l’emergenza coronavirus nei centri di accoglienza ne giustificherebbe lo sgombero.

Dall’altro lato, però, sembra improbabile che si possa fare effettivamente leva sul tema della sanità per giustificare misure di così ampia portata, come il ricollocamento in un breve periodo di tempo di migliaia di migranti e la “chiusura” dei porti siciliani.

La palla adesso, molto probabilmente, passerà ai giudici, che dovranno stabilire se l’ordinanza di Musumeci debba essere applicata o meno.