Uno dei temi del momento nel dibattito politico italiano riguarda la possibile introduzione dell’obbligo vaccinale contro la Covid-19 per insegnanti e studenti, in vista dell’anno scolastico 2021-2022. Tra i maggiori oppositori di questa proposta c’è il leader della Lega Matteo Salvini, che già in passato aveva fortemente criticato la legge del 2017 con cui erano stati resi obbligatori dieci vaccini per i minori di 16 anni.
Nonostante le posizioni degli ultimi anni, abbiamo scoperto che la Lega non è sempre stata contraria all’obbligo vaccinale scolastico, anzi. Almeno in un’occasione il partito si è schierato per obbligare gli studenti a vaccinarsi.
Il 9 gennaio 2003 un lancio dell’agenzia stampa Ansa titolava infatti: “Sanità: Lega, vaccini obbligatori per iscrizioni a scuola”. Nel testo si spiegava che la Lega Nord aveva depositato al Consiglio regionale della Regione Lombardia una proposta di legge per ripristinare l’obbligo vaccinale per chi si iscriveva a scuola, «di presentare i certificati delle eventuali vaccinazioni obbligatorie, pena, in caso di rifiuto, la non ammissione all’anno scolastico».
Il lancio di agenzia riportava anche le parole del capogruppo della Lega, allora ancora “Lega Nord” in Regione Lombardia, Davide Boni. «Una legge sbagliata del 1999 ha tolto, in nome del diritto allo studio, l’obbligatorietà della vaccinazione per chi frequenta le scuole italiane, ma per rispettare la libertà terapeutica di alcuni genitori, non crediamo si possa mettere a rischio la salute di tutti gli scolari», sosteneva all’epoca Boni, che nel 2018 è entrato a far parte del movimento “Grande Nord”, fondato da alcuni delusi del nuovo corso leghista.
Oggi proprio la stessa tesi della “libertà terapeutica” – quella secondo cui i genitori devono essere liberi di scegliere se vaccinare i propri figli o meno – è sposata da Salvini per osteggiare l’introduzione dell’obbligo.
La posizione del 2003 della Lega – ben diversa da quella adottata negli ultimi anni – sembrava inoltre essere giustificata per lo più dal programma anti-immigrazionista del partito, che nel 2003 era ancora guidato dallo storico segretario Umberto Bossi.
«È necessario che tutti, compresi i figli degli extracomunitari giunti nel nostro Paese, siano vaccinati per poter accedere alla scuola dell’obbligo», aveva detto Boni. «E questo non certo per motivi razziali ma per una efficace e migliore tutela della salute e per evitare l’importazione indesiderata di malattie da noi sconosciute o già debellate in passato». Secondo il capogruppo leghista, non bisognava «dimenticare il caso emblematico dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, dove la crisi dei sistemi sanitari pubblici ha causato il ritorno di malattie, quali la difterite, che in passato erano ampiamente sotto controllo».
Tra il 9 e il 10 gennaio 2003 erano subito arrivate diverse critiche alla proposta fatta dalla Lega Nord sull’obbligo vaccinale.
«Le dichiarazioni del dottor Boni della Lega Nord in merito alla introduzione delle vaccinazioni obbligatorie nelle scuole lascia sconcertati: arrivano gli extracomunitari è c’è il rischio di epidemie, sembra voler far intendere il rappresentante leghista», aveva dichiarato in una nota il sindacato Cgil (che anche nel 2021 esprime dubbi sull’obbligo vaccinale per la Covid-19). «Intanto già oggi 150 mila ragazzi stranieri frequentano le scuole pubbliche italiane e non ci risulta alcun caso di infezione che possa essere riconducibile alla loro presenza. In secondo luogo, si insiste a presentare il fenomeno migratorio come una minaccia per noi».
L’Ansa riportava anche commenti critici alla proposta della Lega Nord da parte di Antonio Panzeri, all’epoca segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, che nel 2004 sarebbe stato eletto europarlamentare tra i Socialisti con l’Ulivo.
«La proposta di legge depositata dalla Lega Nord al Consiglio regionale della Lombardia, che prevede vaccinazioni obbligatorie per iscriversi a scuola, è il segno dei tempi e va assolutamente respinta», aveva dichiarato Panzeri. «Credo che questo genere di manifestazioni provochino solo problemi e preoccupazioni nel segno dell’intolleranza, che porta a ritenere chi ha un colore della pelle diverso un soggetto da ghettizzare o da segnare».
Dopo quasi vent’anni, l’argomentazione della “ghettizzazione” viene utilizzata in questi giorni dai leghisti che si dicono contrari all’obbligo vaccinale per la Covid-19, per la scuola e non solo. «Sono contrario a dividere i ragazzi tra vaccinati e no, come vorrebbe qualcuno. Sarebbe una forma di ghettizzazione inaccettabile», ha per esempio dichiarato al Corriere della Sera il 13 luglio scorso il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
Ricapitolando: oggi la Lega è tra i più strenui oppositori dell’introduzione dell’obbligo vaccinale contro la Covid-19 per studenti e insegnanti, così come lo era stata per l’obbligatorietà su dieci vaccini introdotta nel 2017. Ma il partito oggi guidato da Matteo Salvini non ha sempre avuto posizioni “anti-obbligo”. Nel 2003 la Lega Nord, all’epoca guidata da Bossi, aveva proposto in Regione Lombardia di introdurre l’obbligo vaccinale per tutti gli studenti, una posizione che aveva la sua base nelle politiche contrarie all’immigrazione.
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