Ieri pomeriggio il Tribunale di Bari ha emesso la sentenza di non luogo a procedere nei confronti dello storico e filologo Luciano Canfora, 82 anni di età, imputato per diffamazione aggravata ai danni della presidente del consiglio Giorgia Meloni. Canfora era stato querelato da Meloni, che però nei giorni scorsi aveva deciso di ritirare la querela.
I fatti risalgono ad aprile 2022, prima delle elezioni che hanno portato la leader di Fratelli d’Italia a capo del governo. Durante un convegno in un liceo a Bari, Canfora aveva definito Meloni una «neonazista nell’animo» per essersi schierata dalla parte dell’Ucraina nella guerra contro la Russia. Pochi giorni dopo l’evento, Meloni aveva deciso di querelare Canfora chiedendo inoltre un risarcimento da 20 mila euro. Secondo il legale dell’attuale presidente del Consiglio, infatti, con le sue parole Canfora avrebbe «leso l’onore, il decoro e la reputazione» di Meloni, «aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita».
In questi due anni la vicenda è stata discussa in televisione dallo stesso professore, che, ospite di talk show politici e culturali, aveva commentato la querela dicendo che “gli era andata bene”, dato che «la federazione fascista a mio padre sparò addosso nel 1943». Inoltre, va detto che una figura istituzionale come quella del presidente del Consiglio è spesso oggetto di critiche più o meno feroci e solitamente chi si trova in questa posizione evita di richiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria per punire questo tipo di offese.
Meloni infatti, che non era ancora presidente quando è stata definita “neonazista” da Canfora, qualche giorno fa ha ritirato la querela nei confronti dello storico. La difesa di Canfora ha quindi chiesto al Tribunale di Bari il “non luogo a procedere”, dal momento che il fatto rientrerebbe nel diritto di critica e in particolare nel diritto di critica politica. Con la sentenza il Tribunale di Bari ha così accontentato questa richiesta.
I fatti risalgono ad aprile 2022, prima delle elezioni che hanno portato la leader di Fratelli d’Italia a capo del governo. Durante un convegno in un liceo a Bari, Canfora aveva definito Meloni una «neonazista nell’animo» per essersi schierata dalla parte dell’Ucraina nella guerra contro la Russia. Pochi giorni dopo l’evento, Meloni aveva deciso di querelare Canfora chiedendo inoltre un risarcimento da 20 mila euro. Secondo il legale dell’attuale presidente del Consiglio, infatti, con le sue parole Canfora avrebbe «leso l’onore, il decoro e la reputazione» di Meloni, «aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita».
In questi due anni la vicenda è stata discussa in televisione dallo stesso professore, che, ospite di talk show politici e culturali, aveva commentato la querela dicendo che “gli era andata bene”, dato che «la federazione fascista a mio padre sparò addosso nel 1943». Inoltre, va detto che una figura istituzionale come quella del presidente del Consiglio è spesso oggetto di critiche più o meno feroci e solitamente chi si trova in questa posizione evita di richiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria per punire questo tipo di offese.
Meloni infatti, che non era ancora presidente quando è stata definita “neonazista” da Canfora, qualche giorno fa ha ritirato la querela nei confronti dello storico. La difesa di Canfora ha quindi chiesto al Tribunale di Bari il “non luogo a procedere”, dal momento che il fatto rientrerebbe nel diritto di critica e in particolare nel diritto di critica politica. Con la sentenza il Tribunale di Bari ha così accontentato questa richiesta.