Il 6 ottobre il parlamentare europeo della Lega Roberto Vannacci ha partecipato all’annuale raduno del partito a Pontida, in provincia di Bergamo. Sul palco dell’evento, il generale – che al momento è in aspettativa, visto il suo incarico al Parlamento europeo – ha criticato le proposte di chi vuole rendere più agevole la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri. Secondo Vannacci, l’attuale legge sulla cittadinanza non va cambiata dato che non c’è una «reciprocità» da parte degli altri Paesi. «Chi è che vi dà la cittadinanza? Il Marocco forse se la chiedete? La Libia? Il Bangladesh? La Nigeria? No, non ve la concedono, e quindi non c’è motivo affinché noi la regaliamo agli altri», ha detto il parlamentare europeo della Lega.

Abbiamo controllato che cosa dicono le regole in vigore nei Paesi citati da Vannacci e, in teoria, in tutti è prevista la possibilità di concedere la cittadinanza agli stranieri, a differenza di quanto sostiene il generale.

Prima di vedere i dettagli, ricordiamo brevemente quali sono le norme valide in Italia. Un bambino nato nel nostro Paese da genitori stranieri deve aspettare di aver compiuto 18 anni di età per richiedere la cittadinanza italiana, che può ottenere solo se ha vissuto senza interruzioni in Italia da quando è nato. Uno straniero maggiorenne, invece, può ottenere la cittadinanza dopo dieci anni di residenza del nostro Paese. Questo requisito scende a quattro anni per chi viene da uno Stato membro dell’Unione europea. Oltre al requisito della residenza, bisogna dimostrare di avere un’adeguata comprensione della lingua italiana e un livello minimo di reddito.

Vediamo adesso come funziona la concessione della cittadinanza agli stranieri nei Paesi citati da Vannacci. In Marocco la legge prevede che ogni bambino nato nel territorio nazionale da genitori stranieri, a loro volta nati in Marocco, acquisisce la cittadinanza marocchina se, nei due anni precedenti alla maggiore età, dichiara di voler acquisire la cittadinanza marocchina, a patto che abbia una residenza regolare nel Paese. In più, c’è una seconda possibilità: chiunque nasce in Marocco da un padre straniero a sua volta nato in Marocco può chiedere la cittadinanza marocchina se il padre proviene da un Paese in cui la maggioranza della popolazione parla l’arabo e in cui la religione più diffusa è l’Islam. Per quanto riguarda gli altri casi, uno straniero può ottenere la cittadinanza del Marocco per “naturalizzazione” se soddisfa alcune condizioni: per esempio, «deve aver risieduto abitualmente e regolarmente in Marocco nei cinque anni precedenti la presentazione della domanda» della cittadinanza; deve «essere maggiorenne al momento della presentazione della domanda»; deve «essere sano di mente e di corpo»; non deve essere stato condannato per alcuni reati; e deve «dimostrare di conoscere sufficientemente la lingua araba» e di «avere sufficienti mezzi di sostentamento».

Anche in Libia la legge prevede la concessione della cittadinanza libica ai cittadini stranieri che rispettano alcuni requisiti: bisogna essere adulti, essere entrati regolarmente nel Paese, avere la possibilità di sostentarsi economicamente ed aver vissuto in Libia per almeno dieci anni. In più, non bisogna aver commesso reati e non essere portatori di malattie infettive. Queste condizioni possono non essere rispettate in casi particolari, per esempio da «persone con competenze speciali ed elevate qualifiche richieste dalla Libia» oppure da donne straniere sposate da almeno due anni con uomini libici. 

In Nigeria la concessione della cittadinanza per “naturalizzazione” è prevista per chi rispetta alcuni requisiti. Tra questi ci sono: essere maggiorenne; essere una «persona di buon carattere»; essere «assimilato allo stile di vita» del Paese; aver «risieduto in Nigeria per un periodo ininterrotto di 15 anni» oppure di dodici mesi, se però nei vent’anni precedenti si è vissuti in Nigeria per un periodo complessivo non inferiore a 15 anni. Infine c’è il Bangladesh: qui il governo può concedere la cittadinanza bangladese per “naturalizzazione” a chi ha ricevuto un certificato, previsto da una specifica legge. Questo certificato si può ottenere se si dimostra di essere maggiorenni; di aver vissuto in Bangladesh nei dodici mesi precedenti alla domanda e per almeno quattro anni nei setti anni precedenti; di «essere di buona reputazione»; di «avere un’adeguata conoscenza del bengalese»; e di dimostrare di voler rimanere a vivere nel Paese una volta ricevuta la cittadinanza. 

Al di là di come funzionano le regole in Marocco, Libia, Nigeria e Bangladesh, stiamo parlando comunque di Paesi dove la presenza di cittadini italiani è di gran lunga minore rispetto alla presenza in Italia di persone provenienti da questi quattro Paesi. Secondo i dati più aggiornati dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), nel 2022 in Marocco risiedevano 6.101 cittadini italiani, in Libia 691, in Nigeria 840 e in Bangladesh 531. Al contrario, secondo i dati più aggiornati di Istat, nel 2023 in Italia erano residenti 415 mila cittadini marocchini, quasi tremila libici, circa 124 mila nigeriani e 174 mila bangladesi.