Il primo Consiglio dei ministri non è andato come se lo aspettava Salvini

In campagna elettorale, il leader della Lega aveva annunciato almeno quattro misure da adottare nella prima riunione di un governo di centrodestra. Le cose non sono andate come previsto
ANSA / Matteo Corner
ANSA / Matteo Corner
Nella tarda mattinata di domenica 23 ottobre, si è tenuto il primo Consiglio dei ministri guidato dalla nuova presidente Giorgia Meloni. La riunione, tenutasi a Palazzo Chigi, è durata poco meno di mezz’ora e, come spiega un comunicato del governo, è servita per assegnare alcuni incarichi nell’esecutivo, tra cui le vicepresidenze del Consiglio ad Antonio Tajani (Forza Italia) e a Matteo Salvini (Lega). I due sono stati nominati rispettivamente ministro degli Esteri e ministro delle Infrastrutture.

Non sono stati dunque presi provvedimenti particolari, a differenza di quanto annunciato più volte in campagna elettorale proprio dal leader della Lega. Salvini, nelle settimane precedenti alle elezioni del 25 settembre, aveva infatti indicato almeno quattro misure da adottare subito, nel primo Consiglio dei ministri, se la Lega e la coalizione di centrodestra fosse andata al governo.

Dai decreti “Sicurezza” alle autonomie

In varie occasioni prima del voto, Salvini ha ribadito la volontà di reintrodurre i cosiddetti “decreti Sicurezza”, due decreti-legge approvati durante il primo governo guidato da Giuseppe Conte, con Salvini ministro dell’Interno, che il secondo governo Conte ha in parte cancellato. Tra le altre cose, l’esecutivo sostenuto da Movimento 5 stelle e Partito democratico ha reintrodotto una forma di protezione speciale per chi richiede asilo in Italia e ha ridotto le multe per le navi delle organizzazioni umanitarie che violano divieti di ingresso nelle acque territoriali italiane. 

Il 17 settembre, in un’intervista con il quotidiano spagnolo El País, Salvini aveva per esempio dichiarato che i suoi decreti “Sicurezza” sarebbero tornati «in vigore» nel «primo Consiglio dei ministri». «Sulla lotta all’immigrazione clandestina non c’è niente da inventare: primo Consiglio dei ministri, costa zero, si approvano i decreti “Sicurezza”», aveva detto il leader della Lega una settimana prima, durante un evento elettorale in Sicilia. 

La reintroduzione dei decreti “Sicurezza” è comunque contenuta nel programma elettorale della coalizione di centrodestra, che ai suoi elettori ha promesso anche di estendere il regime forfetario del 15 per cento (quella che la Lega chiama “flat tax”) alle partite Iva con ricavi fino a 100 mila euro. Secondo le intenzioni di Salvini, sarebbe dovuta però essere già stata approvata. «La prima cosa che si può fare nel primo Consiglio dei ministri sarà alzare il tetto alla flat tax, da 65 mila euro all’anno a 100 mila euro» per i lavoratori autonomi, aveva dichiarato il leader della Lega una settimana prima del voto. Le cose non sono andate così.

Discorso simile vale per altri due provvedimenti. In campagna elettorale, Salvini aveva ribadito, come già successo in passato, che il percorso per dare più autonomia ad alcune regioni, come Lombardia e Veneto, non «è una battaglia della Lega», aggiungendo: «Deve essere una questione di civiltà che il primo Consiglio dei ministri approva». L’altra misura richiesta più volte nelle scorse settimane dal leader della Lega riguarda un decreto per contrastare i rincari dei prezzi energetici. «Se andrò al governo, la prima priorità, nel primo Consiglio dei ministri, sarà un decreto “Energia” urgente, e se servono 30 miliardi a debito si mettono perché salvano un milione di posti di lavoro», aveva promesso Salvini, ospite a Porta a Porta su Rai1, il 22 settembre, a tre giorni dal voto.

Già in passato, il leader delle Lega aveva usato lo slogan del “primo Consiglio dei ministri” per promettere misure poi non approvate. Pochi giorni prima delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, Salvini aveva firmato in tv l’impegno a cancellare tutte le accise sui carburanti, che sono imposte che fanno aumentare il prezzo di benzina e gasolio. Salvini è poi andato al governo con il Movimento 5 stelle, senza cancellare le accise.

Ricordiamo che martedì 25 ottobre e mercoledì 26 ottobre Meloni e il suo governo si recheranno prima alla Camera e poi al Senato per ricevere la fiducia delle due camere. Se l’esecutivo riceverà il sostegno della maggioranza dei membri delle due camere, entrerà nel pieno delle sue funzioni.

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