Le previsioni dei leader per le europee invecchiate proprio male

La Lega «crescerà più di tutti», aveva detto Salvini, poi smentito dalle urne, mentre secondo Renzi Stati Uniti d’Europa avrebbe preso «molto più del 5 per cento»
ANSA/MOURAD BALTI TOUATI
ANSA/MOURAD BALTI TOUATI
Le elezioni europee di sabato 8 e domenica 9 giugno hanno sancito la vittoria di Fratelli d’Italia, che si è confermato il primo partito del Paese, superando la percentuale di voti ottenuta alle elezioni politiche del 2022. Il risultato del partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni non era inaspettato, mentre diversi partiti hanno smentito gli ultimi sondaggi prima del voto, sia in positivo che in negativo.

Nel weekend molte previsioni dei leader di partito, fatte nel corso della campagna elettorale, sono state smentite dai risultati delle urne. Se nei mesi scorsi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein sono state piuttosto caute sul promettere il raggiungimento di specifiche percentuali di voto, altri politici di primo piano sono stati troppo ottimisti sui risultati dei loro partiti alle europee.

Le ambizioni disattese di Azione e Italia viva

Uno dei risultati più eclatanti è stato il mancato superamento della soglia di sbarramento del 4 per cento per le liste “Stati Uniti d’Europa” e “Azione-Siamo europei”, che hanno preso rispettivamente il 3,8 e il 3,4 per cento dei consensi. Non avendo superato la soglia di sbarramento, entrambe le liste non eleggeranno parlamentari europei. Questo esito era comunque probabile: gli ultimi sondaggi disponibili, pubblicati due settimane, aveva un margine di incertezza che in alcuni casi prevedeva il mancato raggiungimento del 4 per cento sia da parte di Stati Uniti d’Europa sia d’Azione.

Gli stessi leader dei due schieramenti – rispettivamente il leader di Italia Viva Matteo Renzi e il segretario di Azione Carlo Calenda – avevano sopravvalutato il consenso dei loro partiti. Più di due mesi fa per esempio, il 4 aprile Renzi aveva detto a L’Aria che tira su La7 che Stati Uniti d’Europa avrebbe preso «molto più del 5 per cento», il dato che all’epoca i sondaggi attribuivano alla sua lista. «Il tema non sono i sondaggi ma i sogni», aveva continuato l’ex presidente del Consiglio, sopravvalutando il peso elettorale della lista formata insieme a Più Europa.

Pure Calenda è stato troppo ottimista sui voti che la sua lista avrebbe ottenuto alle europee. «Faremo bene perché il nostro elettorato non risponde ai sondaggi: faremo la migliore lista mai presentata alle europee», aveva affermato il leader di Azione sempre a inizio aprile durante un comizio a Genova. È normale che durante la campagna elettorale i leader dei partiti manifestino ottimismo sui futuri risultati alle urne, in modo da incentivare il voto dei loro potenziali elettori, ma i risultati di Stati Uniti d’Europa e di Azione sono andati molto al di sotto delle aspettative. Il 10 giugno Renzi ha comunque ammesso su X che «è andata male», mentre Calenda ha parlato di «una dura sconfitta che non ci aspettavamo».

L’eccessivo ottimismo di Salvini

Sul fronte del centrodestra, le previsioni più ottimistiche smentite dalle urne sono state quelle del leader della Lega Matteo Salvini. Per esempio il 5 giugno, negli ultimi giorni della campagna elettorale, Salvini ha dichiarato (min. -28:14) ospite di Otto e Mezzo su La7: «Vedrete che la Lega sarà quella (la lista, ndr) che crescerà di più». 

Questa previsione è stata ampiamente smentita dalle urne: è vero che il 9 per cento preso dalla Lega è una percentuale un po’ più alta dell’8,8 per cento raccolto alle elezioni politiche del 2022, ma questa crescita di 0,2 punti percentuali è la più bassa tra i partiti che sono migliorati in termini percentuali rispetto alle elezioni politiche di quasi due anni fa. Per fare qualche esempio, il Partito Democratico è aumentato di circa 5 punti percentuali, mentre Alleanza Verdi-Sinistra è passato da meno del 4 per cento del 2022 al 6,7 per cento di queste ultime europee. In più, in termini assoluti la Lega ha perso quasi 380 mila voti rispetto alle scorse elezioni politiche e circa 7 milioni di voti rispetto alle elezioni europee di cinque anni fa.

La prudenza paga

I partiti i cui leader sono stati più prudenti nei pronostici sono stati quelli che, al netto delle differenze, sono usciti vincitori da queste elezioni. Durante la campagna elettorale, infatti, Meloni ha detto più volte che il suo obiettivo era quello di confermare le percentuali delle elezioni politiche del 2022, senza prevedere aumenti percentuali (che comunque ci sono stati, pari a 2,4 punti percentuali). 

In modo simile, anche Schlein ha evitato di parlare di numeri e percentuali prima del voto. «L’asticella porta jella», ha risposto il 3 giugno, in modo un po’ scaramantico, la segretaria del PD a una domanda dell’agenzia stampa Ansa sulle aspettative del voto. Gli unici leader “ottimisti” che sono stati premiati dal risultato elettorale sono stati Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi-Sinistra, la lista formata da Europa Verde e Sinistra Italiana. Il 5 giugno, in un’intervista con la Repubblica, Bonelli e Fratoianni hanno dichiarato che sarebbero stati «la sorpresa delle europee» e, per il risultato ottenuto poi alle elezioni, così è stato.

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