Sulle petizioni dei cittadini la Camera cambia per non cambiare

Potranno essere presentate e sottoscritte su una nuova piattaforma, che però lascia i problemi irrisolti 
ANSA/ GIUSEPPE LAMI
ANSA/ GIUSEPPE LAMI
Dal 15 maggio i cittadini potranno presentare petizioni alla Camera dei deputati su una nuova piattaforma online, a cui si accederà con lo SPID o con la carta d’identità elettronica. Questa novità è stata approvata il 19 febbraio dalla Giunta per il regolamento della Camera, insieme alle nuove linee guida per la presentazione e l’esame delle petizioni. 

L’obiettivo è rendere più efficaci le richieste scritte con cui i cittadini possono chiedere al Parlamento di intervenire su questioni ritenute di interesse generale. Le petizioni, infatti, sono uno strumento che finora ha raccolto poco successo, nonostante siano previste dall’articolo 50 della Costituzione. Per esempio, nell’attuale legislatura ne sono state presentate circa duemila: pochissime, però, sono state prese in considerazione e abbinate all’esame di una proposta di legge, restando di fatto lettera morta. Un problema che le nuove linee della Camera non sembrano in grado di risolvere.

Le novità 

Lo scorso ottobre la Camera ha approvato la seconda parte della riforma del suo regolamento interno, che è intervenuta sull’articolo 109, relativo alle petizioni dei cittadini. Questo articolo stabilisce che le petizioni inviate dai cittadini alla Camera devono essere esaminate dalle commissioni competenti, e che l’esame deve concludersi o con la formulazione di una risoluzione diretta al governo, affinché intervenga sulla questione, o con l’abbinamento della petizione a un progetto di legge in discussione. Finora ogni cittadino poteva inviare petizioni per posta, via e-mail agli indirizzi della Camera (così come del Senato), oppure poteva consegnarle a mano. La riforma del regolamento ha introdotto la possibilità di inviare le petizioni in formato elettronico e, quattro mesi dopo, la Giunta per il regolamento ha approvato le modalità del funzionamento della nuova piattaforma.

Le linee guida prevedono che tutti i cittadini possono presentare petizioni attraverso la piattaforma che sarà accessibile dal sito della Camera, ma con alcuni limiti. Per esempio, non saranno accettate petizioni che riguardano vicende personali; che formulano richieste confuse e generiche; che contengono espressioni volgari e insulti; che chiedono l’intervento di altri poteri dello Stato, come il presidente della Repubblica, o riforme della Costituzione non presentate dai partiti. 

Il presidente della Camera potrà decidere se fissare o meno un limite alla lunghezza del testo delle petizioni, e oltre all’inserimento, la piattaforma darà la possibilità a chiunque di sottoscrivere le petizioni già presentate.

Problemi irrisolti

Le novità introdotte della Giunta non risolvono i vari problemi delle petizioni, lasciandoli di fatto irrisolti. «Ogni iniziativa sulle petizioni è buona: introdurre una piattaforma per la raccolta delle richieste dei cittadini può incentivare la trasparenza, ma non risolve il problema di fondo, ossia la debolezza intrinseca di questo strumento», ha spiegato a Pagella Politica Salvatore Curreri, professore di Diritto pubblico all’Università Kore di Enna. 

Le petizioni possono essere esaminate dalle commissioni parlamentari, ma non esiste un obbligo di prenderle effettivamente in considerazione. Per questo motivo, le petizioni sono esaminate raramente e spesso servono conoscenze politiche per poter sperare che una petizione finisca all’attenzione di una commissione. 

«Ogni passo avanti sulle petizioni è positivo, ma spero che in futuro si possa fare qualcosa anche per cercare di valorizzare davvero questo strumento. Se non c’è un modo per garantire che le petizioni vengano esaminate, le petizioni stesse non hanno valore», ha commentato a Pagella Politica Francesco Di Pasquale, tra i cittadini che hanno presentato il maggior numero di petizioni in questa legislatura (oltre un quarto delle circa duemila totali).

Nella scorsa legislatura, la deputata del Partito Democratico Marianna Madia e altri colleghi di partito avevano proposto di cambiare il regolamento della Camera per dare più peso alle petizioni. Se una di queste fosse stata sottoscritta da almeno 20 mila cittadini, sarebbe dovuta essere esaminata dalla Camera entro tre mesi, ed entro un mese se le firme fossero state almeno 40 mila. La proposta non è stata approvata.

Un altro problema è che i cittadini, dopo aver presentato una petizione, non sono quasi mai coinvolti direttamente dal Parlamento. «Io ho presentato migliaia di petizioni nella mia vita alla Camera e al Senato, ma oltre a darmi la comunicazione di averle ricevute o abbinate a progetti di legge, non ho ricevuto altro», ha spiegato Di Pasquale. 

Per Curreri rendere in qualche modo obbligatorio l’esame delle petizioni non sarebbe comunque una soluzione. «Il problema vero è la mancanza di volontà politica: possono esserci tutte le norme possibili per obbligare le commissioni a esaminare le petizioni, ma se non c’è la volontà politica di prenderle in considerazione, queste poi si arenano nelle commissioni», ha aggiunto il professore.

SOSTIENI PAGELLA

Leggi ogni giorno la newsletter con le notizie più importanti sulla politica italiana. Ricevi le nostre guide eBook sui temi del momento.
ATTIVA LA PROVA GRATUITA
Newsletter

I Soldi dell’Europa

Il lunedì, ogni due settimane
Il lunedì, le cose da sapere sugli oltre 190 miliardi di euro che l’Unione europea darà all’Italia entro il 2026.

Ultimi articoli