Tra il 10 e l’11 ottobre si sono tenute le elezioni amministrative in oltre 140 comuni in Sicilia, Sardegna e Trentino-Alto Adige.

Poche ore dopo la chiusura delle urne, il segretario del Partito democratico Enrico Letta ha annunciato la vittoria del centrosinistra sia in Sicilia che in Sardegna. «I dati del primo turno delle elezioni tenutesi ieri e oggi in vari comuni nelle due regioni amministrate dalla destra stanno confermando e rafforzando il quadro nazionale di domenica scorsa. Avanti!», ha scritto Letta su Twitter l’11 ottobre. Il giorno dopo, il 12 ottobre, anche il Movimento 5 stelle ha esultato per la vittoria nei comuni siciliani di Caltagirone e Alcamo e per aver portato al ballottaggio – alleati con il centrosinistra – altri due candidati, uno a San Cataldo e uno a Lentini.

Al netto delle valutazioni politiche, come sono andate davvero le elezioni comunali in Sicilia, Sardegna e Trentino Alto-Adige? Abbiamo analizzato tutti i risultati (qui le nostre elaborazioni): sia il Pd sia il M5s hanno esagerato i loro successi.

Che cosa è successo in Sicilia

Tra il 10 e l’11 ottobre in Sicilia sono andati alle urne 42 comuni, 13 dei quali con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti, senza nessun capoluogo di provincia.

Nell’isola l’elezione dei sindaci e dei consigli comunali è regolata da una legge regionale un po’ diversa da quella in vigore nelle regioni a statuto ordinario. La legge siciliana stabilisce infatti che nei comuni con più di 15 mila abitanti è eletto sindaco il candidato che ottiene almeno il 40 per cento dei voti validi (e non il 50 per cento), altrimenti si va al ballottaggio. Se due candidati superano entrambi questa soglia al primo turno, vince il candidato con più voti.

Su 42 comuni al voto, 33 comuni hanno eletto il sindaco al primo turno, mentre sette andranno al ballottaggio in programma il 24-25 ottobre. A Porto Empedocle, al momento della pubblicazione di questo articolo, i risultati non sono ancora definitivi.

L’unico comune dove non si è riusciti a eleggere il sindaco è San Cipirello, in provincia di Palermo. Qui il candidato era uno solo e non è stato raggiunto il quorum del 50 per cento dei votanti. Infatti, nei casi di elezioni con un solo candidato sindaco, sia la legge elettorale siciliana che la legge nazionale stabiliscono che la consultazione è valida solo se l’affluenza supera il 50 per cento degli aventi diritto e se l’unica lista candidata ottiene più del 50 per cento dei voti.

In cinque dei 13 comuni siciliani con più di 15 mila abitanti, il sindaco è stato già eletto al primo turno. A Caltagirone ha vinto l’alleanza tra M5s e Pd, ad Alcamo ha prevalso il M5s in solitaria, a Giarre e Pachino hanno vinto liste di centrodestra, mentre a Noto una coalizione di liste civiche ha vinto contro il centrosinistra.

Il bilancio è quindi di una città vinta dall’alleanza M5s-Pd, una dal Pd, due da liste di centrodestra e una da liste civiche.

Nei restanti otto comuni, quelli che andranno al ballottaggio il 24-25 ottobre, al primo turno il centrosinistra è uscito in vantaggio in due città (Vittoria e Favara), mentre il centrodestra da San Cataldo e Adrano. A Lentini e a Canicattì sono in vantaggio le liste civiche. A Rosolini, in provincia di Ragusa, si assisterà invece a uno scontro tra Lega e Fratelli d’Italia.

Ricapitolando: in Sicilia su 13 comuni al voto con più di 15 mila abitanti, il centrosinistra ha vinto in un comune ed è in vantaggio in altri due. Dal canto suo, il centrodestra ha vinto in due città ed è in vantaggio in altre due. Il M5s ha conquistato invece solo una vittoria, ad Alcamo. Come è cambiata la situazione rispetto alle precedenti elezioni?

Il prima e il dopo in Sicilia

Su 13 comuni siciliani con più di 15 mila abitanti, sei erano quelli commissariati. In particolare, tre per possibile infiltrazione mafiosa e tre per dimissioni del sindaco o sfiducia del consiglio comunale.

Al netto dei commissariamenti, prima delle elezioni le liste di centrodestra governavano in due dei 13 comuni con più di 15 mila abitanti. Dopo le ultime elezioni, le liste di centrodestra hanno conquistato due città al primo turno e con i ballottaggi potrebbe vincere anche in altri tre comuni. Un bilancio sostanzialmente positivo.

Prima di queste ultime elezioni, il centrosinistra amministrava quattro comuni. Oggi governerà sicuramente in due città, più altre due che potrebbe vincere al ballottaggio.

Per quanto riguarda il M5s, prima di queste amministrative, il M5s amministrava in solitaria tre comuni. Oggi il Movimento ne ha conquistati due, uno in solitaria e uno alleandosi con il centrosinistra. Dopo il ballottaggio, il numero dei comuni governati dall’alleanza Pd-M5s potrebbe salire a tre.

Vediamo ora che cosa è successo in Sardegna

Come sono andati Pd e M5s in Sardegna

In Sardegna il 10 e 11 ottobre sono andati al voto 98 comuni. Di questi, solo tre hanno una popolazione superiore ai 15 mila abitanti: Carbonia (capoluogo della provincia del Sud Sardegna), Olbia e Capoterra, in provincia di Cagliari.

Il Pd e liste civiche hanno vinto a Carbonia superando il 65 per cento al primo turno, imponendosi sul centrodestra e su un’inedita alleanza tra M5s, Partito socialista italiano, Partito comunista italiano e Articolo 1.

A Olbia la situazione è invece opposta. Qui, anche se di misura, ha vinto il centrodestra che ha superato il 52 per cento e si è imposto su una coalizione di liste civiche vicine al centrosinistra.

A Capoterra, in provincia di Cagliari, il sindaco si deciderà al ballottaggio: nessuno dei candidati ha superato la quota del 50 per cento di preferenze. Qui al primo turno è uscita in vantaggio una coalizione di liste civiche di centrosinistra che sfiderà la Lega alleata con altre liste civiche di centrodestra.

Ricapitolando: su tre città con più di 15 mila abitanti, in Sardegna centrosinistra e centrodestra hanno vinto in una città a testa, mentre in una terza si andrà al ballottaggio.

Prima di queste elezioni, il M5s governava a Carbonia, oggi conquistata dal Pd. Mentre il centrodestra si è confermato a Olbia. A Capoterra, invece, il centrosinistra potrebbe riconfermarsi al ballottaggio nel caso vincesse contro la Lega.

La situazione in Trentino Alto-Adige

Per concludere, vediamo che cosa è successo in Trentino-Alto Adige, dove i comuni al voto lo scorso 10 ottobre (qui si è votato un giorno solo) sono stati sette. Di questi solo due hanno più di 3 mila abitanti, la soglia oltre la quale qui si viene considerati “comuni superiori”: Merano, in provincia di Bolzano, e Brentonico, in provincia di Trento.

A Merano, dove dal 2016 governa il centrosinistra alleato con i Verdi, il nuovo sindaco non si è deciso al primo turno. Qui al ballottaggio andrà in scena la sfida tra l’alleanza di centrosinistra Pd-M5s e una coalizione di liste civiche vicine al centrodestra. Dopo il primo turno di domenica 10 ottobre, l’alleanza Pd-M5s ha un lievissimo vantaggio rispetto alle civiche di centrodestra.

A Brentonico, al ballottaggio, si sfideranno due liste civiche. Già oggi il comune trentino è governata da un civico.

In conclusione

Tra il 10 e l’11 ottobre più di 140 comuni di Sicilia, Sardegna e Trentino-Alto Adige sono andati alle urne per eleggere un nuovo sindaco. A poche ore dalla chiusura delle urne, il segretario del Pd Enrico Letta e il M5s hanno esultato per i risultati ottenuti, esagerando però l’entusiasmo, numeri alla mano.

In Sicilia, se si considerano solo i 13 comuni più grandi al voto, il centrosinistra ha vinto in una sola città, Caltagirone, assieme al M5s, che da solo ha conquistato una vittoria in solitaria ad Alcamo. Al centrodestra sono andati due comuni.

Meno complessa la situazione in Sardegna, dove il Pd ha vinto a Carbonia e il centrodestra a Olbia, mentre a Capoterra si andrà al ballottaggio.

Discorso diverso per il Trentino Alto-Adige: in entrambe le due città più grandi il primo turno non è bastato per scegliere i nuovi sindaci.