Che cosa ha detto davvero Patrick Zaki sul terrorismo

L’attivista egiziano è stato criticato da diversi politici, tra cui Salvini, perché avrebbe detto che «si devono capire le ragioni del terrorismo». Le cose però non stanno proprio così
Ansa
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Il 17 ottobre hanno fatto discutere alcune presunte dichiarazioni dell’attivista egiziano Patrick Zaki riguardo il nuovo conflitto tra Israele e Hamas. Il giorno prima, durante la prima presentazione del suo libro, “Sogni e illusioni di libertà” (La nave di Teseo), l’attivista egiziano avrebbe detto che «si devono capire le ragioni del terrorismo».

Il virgolettato è stato rilanciato da alcune testate giornalistiche ed è stato utilizzato da diversi politici, tra cui il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, per criticare l’attivista egiziano: «Questo Zaki ci è o ci fa?» ha scritto su Facebook Salvini, definendo le parole di Zaki «inaccettabili, pronunciate tra l’altro ieri sera dopo l’orribile attentato islamico a Bruxelles». Oltre a Salvini, altri esponenti della Lega come il deputato Rossano Sasso e il parlamentare europeo Marco Zanni hanno contestato la frase attribuita all’attivista, che secondo loro giustificava in qualche modo le violenze di Hamas verso Israele.
Ma davvero Zaki ha detto che bisogna capire le ragioni del terrorismo? Non proprio.

Durante la presentazione del libro, Zaki ha discusso a lungo con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari su una serie di temi, tra cui la guerra tra Hamas e Israele scoppiata in questi giorni e l’attacco terroristico avvenuto a Bruxelles la sera stessa. A questo proposito, il direttore di Repubblica ha chiesto all’attivista quale fosse secondo lui «la ricetta giusta per battere il terrorismo e favorire la coesistenza» tra i popoli di diversa etnia e religione, una domanda che Zaki ha definito subito «a very big question» (una domanda molto importante, ndr). «Io penso che una possibile soluzione potrebbe essere quella di capire quali siano le ragioni, per poter poi andare a ridurre l’attività del terrorismo», ha proseguito Zaki, «perché ogni attacco terroristico ha le sue radici». Secondo l’attivista quindi per sconfiggere il terrorismo bisognerebbe in primo luogo chiedersi il perché questi fatti avvengano, capire «perché questo gruppo terroristico è arrivato a tal punto da perpetrare tali azioni», analizzarne l’appartenenza, la provenienza e fare un vero e proprio «lavoro di ricerca sulle ragioni sottostanti» per «attaccare queste ragioni». «Io farò sempre del mio meglio per combattere il terrorismo e il fanatismo che porta al terrorismo, il compito per me è quello di alzare sempre più in alto la bandiera della democrazia e della pace», ha concluso Zaki, che più volte nel corso della serata ha ribadito la sua condanna alle azioni che hanno portato alla morte di civili, sia da parte di Hamas che di Israele.

Senza voler interpretare eccessivamente le parole di Zaki quindi, sembra chiaro che l’intento dell’attivista fosse esclusivamente quello di spiegare che, secondo lui, per battere il terrorismo si dovrebbe partire dal capirne le ragioni e analizzarne le cause, e non quello di giustificarlo, come invece hanno lasciato intendere Salvini e gli altri politici della Lega. La frase «si devono capire le ragioni del terrorismo», estrapolata dal contesto più ampio in cui è stata detta, è stata quindi utilizzata in maniera fuorviante.

In ogni caso, non è la prima volta che Zaki è al centro di polemiche per le posizioni espresse sul conflitto tra Israele e Hamas. Il 7 ottobre l’attivista aveva definito su X il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu un «serial killer», attribuendogli le responsabilità della ripresa del conflitto. In seguito a questa presa di posizione, è stata annullata la partecipazione dell’attivista al Festival della Pace di Brescia, in programma dal 10 al 25 novembre. A Bologna il gruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale aveva proposto invece di togliere a Zaki la cittadinanza onoraria della città, richiesta poi respinta dal comune. Il 16 ottobre, in un’intervista con il Corriere della Sera, Zaki ha spiegato la sua presa di posizione contro Netanyahu. «Cosa mi è venuto in mente? Ho pensato a tutti i civili, a tutte le persone tra cui donne e bambini che sono state uccise a Gaza negli ultimi anni», ha detto Zaki, dicendosi «cristiano», «di sinistra» e lontano da Hamas. «Io sono contro tutti i crimini di guerra. Condanno l’uccisione di civili», ha aggiunto l’attivista. 

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