Martedì 13 dicembre il Senato e la Camera dei deputati hanno dato il via libera al governo guidato da Giorgia Meloni di inviare armi all’Ucraina fino alla fine del 2023. Entrambe le aule del Parlamento hanno approvato le risoluzioni presentate dalla coalizione di centrodestra, da Azione-Italia viva e dal Partito democratico, che chiedevano di proseguire il sostegno militare al Paese invaso dalla Russia. Contro il provvedimento hanno invece votato il Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, da tempo contrari all’invio di nuove armi, le cui risoluzioni sono state respinte.

A inizio dicembre, il governo Meloni aveva approvato un decreto-legge per rinnovare fino al 31 dicembre 2023 il sostegno militare all’Ucraina, prorogando quanto già stabilito dal precedente governo di Mario Draghi con l’inizio della guerra. La proroga, però, necessitava dell’approvazione delle due aule del Parlamento: con il voto del 13 dicembre è diventata ufficiale. In concreto, nei prossimi 12 mesi il governo Meloni potrà decidere di mandare all’esercito ucraino nuovi armamenti senza passare per un nuovo voto alla Camera e al Senato. Il governo dovrà comunque periodicamente informare il Parlamento, cosa avvenuta con il governo Draghi attraverso le audizioni presso il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), un organismo che ha il compito di controllare l’operato dei servizi segreti italiani e verificare che le loro azioni siano svolte nel rispetto delle leggi e nell’interesse nazionale. 

Con questa procedura, fino a oggi il Ministero della Difesa ha approvato cinque decreti per l’invio di armi all’Ucraina, il cui contenuto non è stato reso pubblico per ragioni di sicurezza. Parlando in Parlamento, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha confermato che «quando il governo deciderà di predisporre un sesto pacchetto di aiuti militari, sulla base delle richieste e delle esigenze manifestate dalla nostra controparte ucraina e in stretto coordinamento con i nostri alleati, seguirà la stessa procedura».