La nuova “legge Morandi” non convince Mattarella

Il presidente della Repubblica ha promulgato la legge sulle vittime di crolli infrastrutturali, ma ha invitato Parlamento e governo a cambiarla
ANSA/US PAOLO GIANDOTTI
ANSA/US PAOLO GIANDOTTI
Il 15 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha promulgato la legge approvata definitivamente dal Parlamento il 20 marzo, intitolata: “Benefici in favore delle vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale”. Come suggerisce il nome, la legge prevede una serie di aiuti economici per i familiari delle persone morte a causa del crollo di infrastrutture considerate importanti, come strade o ponti. È stata ribattezzata “legge Morandi” perché nasce dopo il crollo del Viadotto Polcevera a Genova, avvenuto il 14 agosto 2018, noto appunto come “ponte Morandi”, dal nome dell’ingegnere Riccardo Morandi che lo progettò.

La promulgazione è l’atto con cui il presidente della Repubblica firma una legge approvata dal Parlamento, permettendone la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e la successiva entrata in vigore. Ma annunciando la promulgazione della “legge Morandi”, Mattarella ha sollevato diverse perplessità sul testo e, pur firmandolo, ha invitato Parlamento e governo a modificarlo. Tra i poteri del presidente della Repubblica c’è infatti quello di segnalare eventuali criticità nei testi di legge, anche dopo l’approvazione. In passato è avvenuto altre volte, sia con il governo Meloni sia con altri governi.

Le critiche di Mattarella

In tutto, le obiezioni sollevate da Mattarella sono sei. La prima riguarda il fatto che i benefici siano riservati soltanto alle vittime di crolli di infrastrutture stradali o autostradali di «rilievo nazionale». Secondo Mattarella, questa espressione è vaga e rischia di violare il principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione, escludendo situazioni simili verificatesi su altre tipologie di strade.

La seconda critica è legata alla decisione di limitare gli aiuti ai soli crolli stradali, escludendo eventi altrettanto gravi avvenuti, per esempio, in scuole, ospedali o altri edifici pubblici.

La terza osservazione riguarda un passaggio specifico della legge: l’articolo 2, comma 4, lettera b. Qui si prevede che tra i beneficiari dei risarcimenti ci siano «i figli» delle vittime, «in mancanza del coniuge superstite o nel caso di coniuge rispetto al quale sia stata pronunciata sentenza anche non definitiva di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio». Secondo Mattarella, questa formulazione potrebbe essere interpretata in modo da escludere i figli nati fuori dal matrimonio o da unioni civili, con il rischio di una discriminazione incostituzionale.

La quarta critica riguarda l’ordine di priorità con cui vengono attribuiti i benefici: il testo mette i conviventi o le parti di un’unione civile dopo il coniuge e i figli, in contrasto con varie sentenze della Corte Costituzionale. La quinta obiezione è legata al fatto che il convivente stabile viene equiparato al coniuge solo se ci sono figli minori. Questa limitazione escluderebbe altri casi già riconosciuti dai tribunali come meritevoli di pari trattamento. Infine, la sesta critica di Mattarella è sull’eccessivo margine di discrezionalità lasciato ai decreti attuativi, in assenza di criteri chiari stabiliti dalla legge. Questo rischio è aggravato dalla scarsità dei fondi stanziati: 7,1 milioni di euro per il 2025 e 1,6 milioni di euro annui dal 2026 in poi.

«Rivolgo pertanto al Parlamento e al governo l’invito a considerare con attenzione i predetti rilievi e a valutare interventi integrativi e correttivi», si legge nella nota con cui il presidente ha annunciato la promulgazione della legge.

Un ampio consenso

La “legge Morandi” è stata approvata definitivamente alla Camera non in aula, ma dalla Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici. In alcuni casi particolari, le commissioni parlamentari possono approvare direttamente una legge in “sede legislativa”, quando c’è un ampio accordo tra i partiti. Il resoconto stenografico della seduta del 20 marzo mostra infatti che il testo è stato sostenuto non solo dai partiti di governo, ma anche da quelli di opposizione.

Al Senato, il 21 novembre 2024 la legge era già stata approvata all’unanimità, con il voto favorevole di tutte le forze politiche.

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