La nuova composizione del Parlamento europeo

Anche se mancano alcuni dettagli, i rapporti di forza tra i gruppi parlamentari sono ormai definiti e determinano le trattative per la presidenza della Commissione europea
EPA/RONALD WITTEK
EPA/RONALD WITTEK
Sono passate due settimane dalle elezioni europee ma serviranno ancora alcuni giorni per conoscere i candidati italiani eletti ufficialmente parlamentari europei. Mancano infatti i risultati definitivi di alcuni seggi nel comune di Roma e vari candidati eletti in più circoscrizioni devono confermare quale circoscrizione vogliono rappresentare e a quali altri candidati lasceranno uno dei seggi in più in cui sono stati eletti. In ogni caso, tra il 16 e il 19 luglio a Strasburgo in Francia si terrà la prima sessione del nuovo Parlamento europeo, che dovrà eleggere il suo presidente e i vicepresidenti e nelle settimane successive la presidenza della Commissione europea. 

Nonostante i dettagli in sospeso, considerando i risultati di tutti e 27 gli stati membri dell’Unione europea, la composizione del nuovo Parlamento europeo è ormai nota, anche se potrebbero esserci alcuni cambiamenti nella composizione dei gruppi parlamentari.

Il nuovo Parlamento europeo

Vediamo innanzitutto come sono distribuiti i seggi nel nuovo Parlamento europeo sulla base dei gruppi parlamentari esistenti nella legislatura appena conclusa. 

Secondo la stima più aggiornata del Parlamento europeo, il gruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) può contare su 189 parlamentari, il 26,3 per cento sui 720 totali, mentre il gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici su 136 parlamentari (18,9 per cento). Il primo gruppo comprende i principali partiti di centrodestra dell’Ue, tra cui Forza Italia, e dal 1999 è il gruppo più numeroso di tutto il Parlamento europeo, mentre il gruppo dei Socialisti comprende i principali partiti di centrosinistra europei, tra cui il Partito Democratico.
Il gruppo di Renew Europe, che raccoglie partiti liberali e di centro, ha ottenuto 74 parlamentari (10,3 per cento), mentre il gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea 51 (7,1 per cento).

A destra ci sono due gruppi: il gruppo dei Riformisti e Conservatori, di cui è presidente la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ha eletto 83 parlamentari europei (11,5 per cento), mentre il gruppo di Identità e Democrazia, di cui fa parte la Lega, 58 (8,1 per cento). Dal lato opposto, il gruppo della Sinistra, che come suggerisce il nome raccoglie i partiti di sinistra ed estrema sinistra, può contare su 39 seggi (5,4 per cento). 

Infine, 90 parlamentari eletti fanno parte per metà di partiti che nella legislatura appena uscita non facevano parte di nessun gruppo parlamentare (i cosiddetti “Non iscritti”) e per metà di partiti che devono ancora decidere in quale gruppo stare. Per formare un nuovo gruppo parlamentare è necessario avere almeno 23 parlamentari eletti in almeno sette Stati diversi.

Com’è cambiato il Parlamento europeo

Le elezioni europee tenutesi dal 6 al 9 giugno hanno modificato la composizione del Parlamento europeo, anche se non ci sono stati grandi cambiamenti rispetto ai rapporti di forza della legislatura uscente. I confronti con le elezioni europee del 2019 vanno però fatti con cautela per almeno due motivi. Da un lato il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea nel 2020 e il numero dei parlamentari è sceso dai 751 eletti nel 2019 a 705. Dall’altro lato questo numero è salito a 720 per riflettere l’evoluzione demografica dei 27 Stati membri. Dunque è utile confrontare il peso dei gruppi parlamentari in base alla loro percentuale di seggi piuttosto che al numero dei seggi in valore assoluto. 

Tra il 2019 e il 2024 due gruppi hanno aumentato la loro rappresentanza all’interno del Parlamento europeo: il gruppo del Partito Popolare Europeo è cresciuto di 2,1 punti percentuali, passando dal 24,2 per cento al 26,3 per cento, mentre il gruppo dei Riformisti e Conservatori ha incrementato il suo peso di 3,2 punti percentuali, passando dall’8,3 per cento all’11,5 per cento.
Tutti gli altri gruppi sono calati, ma come detto le percentuali potranno cambiare nelle prossime settimane quando alcuni dei parlamentari appena eletti decideranno di quale gruppo fare parte. Il gruppo di Renew Europe ha perso 4,1 punti percentuali, scendendo dal 14,4 per cento al 10,3 per cento, mentre il gruppo dei Verdi è calato di 2,8 punti, passando dal 9,9 per cento al 7,1 per cento. Hanno perso peso anche il gruppo dei Socialisti (dal 20,5 per cento al 18,9 per cento) e quello di Identità e Democrazia (dal 9,7 per cento all’8,1 per cento). Il gruppo della Sinistra è invece rimasto stabile. 

Per il momento, il peso del gruppo dei “Non iscritti” è diminuito, dal 7,6 al 6,3 per cento, la stessa percentuale rappresentata dai parlamentari che dovranno decidere la propria collocazione nel prossimo Parlamento.

Le possibili alleanze

Uno dei compiti del Parlamento europeo è eleggere la presidenza della Commissione europea, su proposta del Consiglio europeo, l’organismo che raggruppa i 27 capi di Stato e di governo dell’Unione europea, dove l’Italia è rappresentata da Meloni. La prassi prevede che come candidato alla presidenza sia scelto un esponente del gruppo politico più numeroso all’interno del Parlamento europeo: questo è quanto avvenuto nella scorsa legislatura, con l’elezione a presidente della Commissione europea di Ursula von der Leyen, esponente del Partito Popolare Europeo, e questo è quanto avverrà con tutta probabilità anche per la nuova presidenza della Commissione europea. In questi giorni, infatti, stanno proseguendo le trattative tra i Paesi e i partiti per capire chi sosterrà la rielezione di von der Leyen. 

Nella legislatura appena conclusa il gruppo del Partito Popolare Europeo e quello dei Socialisti e Democratici hanno sostenuto l’elezione di von der Leyen, insieme al gruppo di Renew Europe. Nonostante nel 2019 questi tre gruppi potessero contare su 444 parlamentari europei, ossia 77 in più rispetto alla soglia della maggioranza assoluta (il 50 per cento più uno di 751 parlamentari), von der Leyen è stata eletta presidente la prima volta con 383 voti a favore, soli sei voti in più dei 376 necessari. Cinque anni fa vari parlamentari dei tre gruppi non hanno seguito le indicazioni del proprio gruppo parlamentare e lo stesso potrebbe accadere per la rielezione di von der Leyen.  

Al momento, i gruppi dei Popolari, dei Socialisti e di Renew Europe possono contare su 399 parlamentari europei, il 55,4 per cento sul totale, una percentuale sufficiente a rieleggere von der Leyen (bastano 361 voti, il numero pari al 50 per cento più uno). Il margine dalla soglia fissata per avere la maggioranza assoluta non è però così ampio da permettere con certezza assoluta una scontata rielezione della presidente uscente. In più, il gruppo di Renew Europe sta già subendo alcune defezioni, che rendono meno solida la sua affidabilità all’interno di una possibile alleanza, soprattutto mettendo in conto il voto contrario di alcuni parlamentari nei gruppi dei Popolari e dei Socialisti.

Negli ultimi giorni si è aperta l’ipotesi, al momento poco gradita al gruppo del Partito Popolare Europeo, che i parlamentari del gruppo dei Verdi possano sostenere la rielezione di von der Leyen, garantendo il voto dei suoi 51 parlamentari europei. 

I due gruppi di destra dei Riformisti e Conservatori Europei e di Identità e Democrazia, insieme al Partito Popolare Europeo, possono contare su 330 parlamentari europei, trentuno in meno rispetto alla soglia per la maggioranza assoluta. Al momento quindi l’ipotesi di una Commissione europea supportata solo da partiti di destra e centrodestra è esclusa, vista anche la volontà espressa dagli altri gruppi parlamentari di non allearsi con gli schieramenti considerati di estrema destra ed euroscettici.

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