Gli studenti musulmani sono meno di quanto pensa la destra

Meno di un alunno straniero su due viene da un Paese dove l’Islam è la religione più diffusa. Questa statistica scende a meno di un alunno su venti se si considerano anche gli italiani
ANSA/LUCA ZENNARO
ANSA/LUCA ZENNARO
La presenza di studenti stranieri nelle scuole italiane è tornata al centro del dibattito politico dopo il caso della scuola di Pioltello, vicino a Milano, che ha deciso di chiudere il 10 aprile, il giorno della fine del Ramadan. Nonostante questa scelta sia avvenuta nel rispetto dell’autonomia scolastica, molti politici della Lega e di Fratelli d’Italia l’hanno criticata e alcuni hanno parlato di un processo di «islamizzazione» della scuola italiana, lasciando intendere che gli studenti musulmani siano la maggioranza tra quelli stranieri. 

Abbiamo analizzato un po’ di numeri e in realtà le cose non stanno così: in breve, gli alunni che provengono da Paesi a maggioranza musulmana sono meno della metà di tutti gli alunni stranieri.

I numeri sulle cittadinanze

A oggi non ci sono dati completi e aggiornati sulla confessione religiosa degli studenti stranieri in Italia, ma come vedremo meglio tra poco è possibile fare alcune stime. Lo scorso agosto il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato solo i dati sulla cittadinanza degli alunni non italiani divisi per il Paese di origine. Nell’anno scolastico 2021/2022 gli studenti con la cittadinanza non italiana erano circa 872 mila, il 10,6 per cento del totale. Detta altrimenti, in Italia circa uno studente su dieci non ha la cittadinanza italiana, ma il 65,6 per cento di tutti gli alunni stranieri, dunque un’ampia maggioranza, è comunque nato in Italia. 

Più nel dettaglio, quasi il 50 per cento di tutti gli alunni stranieri proviene da quattro Paesi: la Romania è il Paese di origine del 17,4 per cento degli studenti stranieri, l’Albania del 13,4 per cento, il Marocco del 12,8 per cento e la Cina del 5,6 per cento. Il 44 per cento degli studenti stranieri ha la cittadinanza di un Paese europeo (il 20,2 di un Paese dell’Unione europea), il 27,6 per cento di un Paese africano e il 20,5 per cento di un Paese asiatico.
Come abbiamo spiegato di recente, dal 2010 in ogni classe gli studenti stranieri non possono essere più del 30 per cento, ma sono concesse deroghe a questa soglia. Secondo i dati più aggiornati, meno del 7 per cento di tutte le classi in Italia supera questo limite, con grandi differenze tra le regioni e i gradi scolastici. La percentuale scende allo 0,5 per cento se si considerano solo gli alunni stranieri nati all’estero.

I numeri sulle confessioni religiose

Per quantificare a grandi linee quanti sono gli studenti musulmani, abbiamo incrociato i numeri del Ministero dell’Istruzione con le rilevazioni del Pew Research Center, un centro studi statunitense che periodicamente fa un quadro delle confessioni religiose nei vari Paesi del mondo. Secondo le verifiche di Pagella Politica, circa il 46 per cento degli studenti stranieri in Italia ha la cittadinanza di un Paese dove i musulmani sono la maggioranza tra i credenti. Questa percentuale corrisponde all’incirca a meno di uno studente su venti (il 4,9 per cento sul totale), considerando anche gli alunni con cittadinanza italiana.
Sottolineiamo che questi calcoli vanno presi con la dovuta cautela e servono solo per avere un ordine di grandezza del fenomeno analizzato. Per esempio, avere la cittadinanza di un Paese a maggioranza musulmana non significa necessariamente essere musulmani, così come avere la cittadinanza italiana non significa necessariamente non essere musulmano. Secondo il Pew Research Center, infatti, poco meno del 5 per cento di chi crede in una religione in Italia è musulmano.

Ci sono poi ampie differenze nella presenza di fedeli musulmani negli stessi Paesi in cui l’Islam è la religione più seguita. Prendiamo per esempio l’Albania e il Marocco, la seconda e la terza nazionalità più rappresentata dietro alla Romania, Paese Ue dove il 99,5 per cento dei credenti è cristiano. Secondo il Pew Research Center, in Marocco quasi tutti i credenti sono musulmani, mentre in Albania questa percentuale scende intorno all’82 per cento. Tra i Paesi a maggioranza musulmana cambia poi anche il modo in cui sono praticati l’Islam e le sue usanze: per esempio in alcuni l’uso del velo tra le donne e le adolescenti è più frequente, in altri meno.

Al di là di queste precisazioni, l’ordine di grandezza che abbiamo ottenuto incrociando i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito è in linea con altre stime. Secondo una statistica pubblicata nel 2015 da Istat (la più aggiornata di questo tipo), nel biennio 2011-2012 il 41 per cento dei bambini stranieri in Italia tra gli zero e i cinque anni di età era educato alla religione musulmana. Secondo le stime più aggiornate di IDOS, un centro studi specializzato nel fenomeno migratorio, in Italia il 34,2 per cento dei cittadini stranieri è musulmano, seconda percentuale più alta dietro ai cristiani (50 per cento). Gli stranieri residenti in Italia sono circa 5,3 milioni, il 9 per cento su una popolazione di poco meno di 59 milioni di abitanti. 

Ricapitolando: in base alle nostre verifiche, meno di un alunno straniero su due viene da un Paese dove l’Islam è la religione più diffusa, e questa statistica scende a meno di un alunno su venti se si considerano anche gli italiani. Parlare di «islamizzazione» della scuola italiana, come fanno alcuni politici di destra, rischia dunque di essere fuorviante.

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