Il 27 marzo, ospite a Porta a Porta su Rai 1, il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che «bisogna mettere un tetto di alunni stranieri in ogni classe». «Se hai tanti bambini che parlano lingue diverse, non parlano l’italiano in una classe, è un caos per tutti», ha aggiunto Salvini. «Un 20 per cento di bambini stranieri in una classe è anche stimolante: conosci lingue, conosci culture, conosci musiche. Ma quando gli italiani sono loro il 20 per cento di bimbi in classe, come fa una maestra a spiegare l’italiano, la matematica, la storia e la geografia?».
In realtà, in Italia esiste già da tempo un numero limite di studenti stranieri per classe. Curiosità: Salvini aveva già fatto una proposta simile nel 2015, anche in quell’occasione ospite Porta a Porta.
La soglia del 30 per cento
In base a una circolare del gennaio 2010 del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, all’epoca guidato da Mariastella Gelmini, il numero di alunni stranieri con una ridotta conoscenza della lingua italiana non deve superare il 30 per cento degli iscritti in ogni classe e in ogni scuola. Come spiega un rapporto del ministero, pubblicato lo scorso agosto, gli Uffici scolastici regionali «sono tenuti a facilitare una distribuzione equilibrata degli alunni con cittadinanza non italiana tra le scuole attraverso la promozione di accordi a livello locale e intese tra scuola ed enti locali».
Ci sono comunque alcune deroghe alla soglia del 30 per cento. Questo limite può essere alzato dal direttore generale di un Ufficio scolastico regionale a fronte della presenza di studenti stranieri che si ritenga abbiano adeguate competenze linguistiche (si pensi agli studenti stranieri nati in Italia). In altri casi la soglia fissata al 30 per cento può essere ridotta a fronte della presenza di alunni stranieri con una padronanza della lingua italiana considerata non adeguata per partecipare alle attività didattiche. «In nessun caso, comunque, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di una determinata percentuale di iscritti di origine migratoria», sottolinea il rapporto del ministero.
In realtà, in Italia esiste già da tempo un numero limite di studenti stranieri per classe. Curiosità: Salvini aveva già fatto una proposta simile nel 2015, anche in quell’occasione ospite Porta a Porta.
La soglia del 30 per cento
In base a una circolare del gennaio 2010 del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, all’epoca guidato da Mariastella Gelmini, il numero di alunni stranieri con una ridotta conoscenza della lingua italiana non deve superare il 30 per cento degli iscritti in ogni classe e in ogni scuola. Come spiega un rapporto del ministero, pubblicato lo scorso agosto, gli Uffici scolastici regionali «sono tenuti a facilitare una distribuzione equilibrata degli alunni con cittadinanza non italiana tra le scuole attraverso la promozione di accordi a livello locale e intese tra scuola ed enti locali».
Ci sono comunque alcune deroghe alla soglia del 30 per cento. Questo limite può essere alzato dal direttore generale di un Ufficio scolastico regionale a fronte della presenza di studenti stranieri che si ritenga abbiano adeguate competenze linguistiche (si pensi agli studenti stranieri nati in Italia). In altri casi la soglia fissata al 30 per cento può essere ridotta a fronte della presenza di alunni stranieri con una padronanza della lingua italiana considerata non adeguata per partecipare alle attività didattiche. «In nessun caso, comunque, le scuole possono rifiutare l’iscrizione di un minore in ragione del superamento di una determinata percentuale di iscritti di origine migratoria», sottolinea il rapporto del ministero.