Le cose da sapere sulla politica italiana per martedì 21 febbraio

La visita di Meloni a Kiev e le altre notizie principali di martedì 21 febbraio 2023
Fonte: Presidenza del Consiglio dei ministri
Fonte: Presidenza del Consiglio dei ministri
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è a Kiev, in Ucraina, per la sua prima visita nel Paese invaso dalla Russia. In mattinata la leader di Fratelli d’Italia si è recata a Bucha per rendere omaggio alle vittime nelle fosse comuni. «Sono curiosa e determinata a capire quello di cui questo popolo ha bisogno», ha detto la presidente del Consiglio. È atteso l’incontro tra Meloni e il presidente ucraino Volodymir Zelensky (Sky Tg24).
Ieri sera Stefano Bonaccini ed Elly Schlein si sono confrontati in tv, ospiti di Sky Tg24. I due candidati alle primarie del Partito democratico hanno parlato di vari argomenti, dalla sanità all’immigrazione, passando per il mercato del lavoro e il reddito di cittadinanza. Alla prova del fact-checking non sono mancati errori ed esagerazioni (Pagella Politica).
Le opposizioni non parteciperanno ai lavori in Senato dove il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro rappresenterà il governo. I capogruppo di Fratelli d’Italia di Camera e Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan, hanno difeso il loro compagno di partito, al centro delle polemiche sulla vicenda relativa all’anarchico Alfredo Cospito, detenuto al 41-bis. Il sottosegretario è «nel pieno delle sue funzioni di governo e le eserciterà fino in fondo», hanno dichiarato i due capogruppo (Ansa).
L’aula della Camera ha approvato il decreto “Carburanti”. Dopo la questione di fiducia votata ieri, oggi il testo ha ricevuto 155 voti favorevoli e 103 contrari. Ora il provvedimento passa al Senato (Agenzia Nova).
Ospite del programma Belve su Rai 2, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha detto che prenderebbe con dispiacere la notizia di «un figlio gay». La frase del cofondatore di Fratelli d’Italia ha suscitato le critiche dei partiti all’opposizione. Secondo il deputato del Partito democratico Alessandro Zan «la seconda carica dello Stato non può e non deve pronunciarsi in modo così discriminante e offensivo» (La Stampa).

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