La giravolta del governo sul tetto al prezzo dei voli

La misura era contenuta nel decreto “Asset” approvato ad agosto dal governo, ma durante l’esame parlamentare è stata praticamente riscritta
Ansa
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Giovedì 5 settembre la Camera ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto “Asset”. In origine questo provvedimento prevedeva, tra le altre cose, un tetto al prezzo dei voli aerei di linea, per combattere i recenti rincari delle tariffe. 

Ma durante l’esame parlamentare del testo la norma sui voli aerei è stata praticamente riscritta dal governo e il tetto ai prezzi è quasi del tutto scomparso.

Che cosa diceva il decreto

Il decreto “Asset” era stato stato approvato dal Consiglio dei ministri il 7 agosto. La norma sui voli prevedeva il divieto della cosiddetta “fissazione dinamica” delle tariffe da parte delle compagnie aeree in alcune specifiche situazioni e per determinate tratte. La “fissazione dinamica” è la pratica con cui le compagnie aeree modificano il prezzo dei biglietti in base alla data di prenotazione più o meno vicina alla partenza del volo. Il divieto era stato esteso anche alla pratica di determinare i prezzi sulla base della profilazione degli utenti attraverso le app e le piattaforme delle stesse compagnie aeree. 

Nella versione originaria del decreto la fissazione dinamica del prezzo non era vietata in tutti i casi, ma solo per i voli su tratte nazionali di collegamento con le isole nei periodi di picco di domanda, come le vacanze estive, e solo se il prezzo di vendita del biglietto o dei servizi collegati fosse stato superiore del 200 per cento alla tariffa media della tratta. Il provvedimento prevedeva l’estensione del divieto a tutte le altre tratte nazionali nel caso di situazioni di emergenza nazionale e affidava all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) il compito di vigilare sulle eventuali violazioni. 

Il 7 agosto, a margine dell’approvazione di queste norme in Consiglio dei ministri, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) aveva dichiarato: «In questo modo noi pensiamo di aver frenato questa “asta” dei voli che si determina in alcune condizioni quando vi è la massima delle richieste e di appunto un arbitrio che non sarà più consentito realizzare».

La protesta delle compagnie aeree

Dopo il via libera in Consiglio dei ministri, il divieto di fissazione dinamica del prezzo dei voli ha suscitato la contrarietà di diverse compagnie aeree, soprattutto di quelle low-cost, seppure come anticipato fosse limitato a determinate situazioni. 

In risposta alle nuove misure, il 7 settembre la compagnia irlandese Ryanair aveva per esempio annunciato la cancellazione per l’inverno di tre rotte nazionali dalla Sardegna per Trieste, Bari e Treviso e la riduzione delle frequenze su altre sette rotte. «Questo illogico decreto ideato a Roma che fissa un tetto illegale sui prezzi minaccia di vanificare tutti gli sforzi che Ryanair e il management degli aeroporti sardi continuano a fare in stretto contatto per sviluppare una crescita a sostegno della vitale connettività dell’isola», aveva dichiarato allora l’amministratore delegato di Ryanair Jason Mc Guinness, chiedendo al governo di ritirare il divieto. «Se il contenuto del decreto venisse confermato, questo porterebbe certamente a una riduzione della attrattività del mercato italiano per le compagnie aeree, quindi a una riduzione dell’offerta e della connettività da e per gli aeroporti italiani e ad un inevitabile incremento dei prezzi», aveva comunicato in una nota la compagnia britannica easyJet. Il presidente della compagnia ungherese Wizz Air Robert Carey aveva definito il provvedimento «illegittimo».

La retromarcia del governo

Oltre alle critiche di diverse compagnie aeree, il governo aveva ricevuto alcune obiezioni dai vertici dell’Unione europea. «La concorrenza sostenibile con la libera fissazione dei prezzi è di solito la migliore garanzia di prezzi accessibili nel mercato del trasporto aereo liberalizzato e di grande successo dell’Ue», avevano fatto sapere dalla Commissione europea dopo l’approvazione del decreto ad agosto, chiedendo maggiori informazioni al governo sulla norma riguardante i voli. 

A fronte delle critiche ricevute dalle compagnie aeree e delle precisazioni dei vertici europei il governo ha quindi deciso di riscrivere la norma sui voli durante la conversione in legge del provvedimento al Senato, attraverso un emendamento presentato alle Commissioni Ambiente e Industria. 

La nuova versione della norma, approvata definitivamente dal Parlamento, non contiene più il divieto di fissare i prezzi in modo dinamico sulla base della data di prenotazioni, ma prevede un aumento dei poteri dell’Agcm. Quest’ultima potrà infatti avviare procedure per la violazione delle norme sulla concorrenza nel momento in cui abbia rilevato che una compagnia ha approfittato della fissazione dinamica del prezzo limitando la concorrenza del mercato, assumendo una posizione dominante. L’Agcm potrà però intervenire solo in alcune situazioni, ossia sui voli di collegamento con le isole nei periodi di picco di domanda e solo se il prezzo di vendita del biglietto o dei servizi collegati è superiore del 200 per cento alla tariffa media della tratta. In questi casi è comunque rimasto il divieto da parte delle compagnie aeree di determinare il prezzo con la profilazione degli utenti attraverso le app, nel caso ci sia la possibilità di creare un danno agli utenti stessi.

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