Armi, clima e Mattarella: il fact-checking

Secondo il presidente della Repubblica, la spesa in armamenti è «otto volte» più alta di quella per contrastare i cambiamenti climatici. Abbiamo controllato i numeri
Pagella Politica
Il 31 dicembre, nel suo tradizionale messaggio di fine anno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato della «sconfortante sproporzione» che c’è a livello mondiale tra la spesa in armamenti e quella contro i cambiamenti climatici.  «La crescita della spesa in armamenti, innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina, che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa, ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari», ha detto Mattarella. «Otto volte di più di quanto stanziato alla recente COP29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità». 

I numeri citati dal presidente della Repubblica sono corretti? Abbiamo verificato e, in breve, le cifre sono accurate, anche se si richiedono alcune precisazioni.

La stima di SIPRI

Quando parla di «cifra record» riferita alla spesa in armamenti, Mattarella si basa su una stima pubblicata ad aprile dal Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). Fondato nel 1966, SIPRI è un centro di ricerca indipendente che studia i conflitti globali e i traffici di armamenti. Tra i suoi principali finanziatori ci sono il governo svedese e l’Unione europea, oltre ad altre istituzioni e governi nazionali.

 

Secondo SIPRI, nel 2023 le spese militari globali hanno raggiunto un valore record di 2.443 miliardi di dollari, la cifra citata dal presidente della Repubblica. Nel 2022 il valore era stato di 2.241 miliardi, oltre 200 miliardi in meno. Considerando l’aumento dell’inflazione, le spese del 2023 ammontano all’equivalente di 2.394 miliardi di dollari del 2022, con un aumento del 6,8 per cento rispetto all’anno precedente.

L’aumento della spesa militare globale nel 2023 è «il più alto dal 2009» ed «è attribuibile principalmente alla guerra in corso in Ucraina e alle crescenti tensioni geopolitiche in Asia e Oceania e nel Medio Oriente», ha scritto SIPRI. «La spesa militare è aumentata in tutte e cinque le regioni geografiche, con incrementi significativi registrati in Europa, Asia e Oceania, e nel Medio Oriente».

La definizione di “spese militari” adottata da SIPRI include non solo i costi per le armi, ma tutte le spese relative alle forze armate, alle istituzioni di difesa, alle forze paramilitari addestrate per operazioni militari e alle attività spaziali militari. Sono incluse anche le spese per il personale (per esempio per stipendi e pensioni), per gli approvvigionamenti, e per la ricerca e lo sviluppo militari. Rimangono escluse, invece, le spese per la difesa civile e le attività non belliche, come quelle della polizia.

L’impegno della COP29

Nel suo discorso, Mattarella ha confrontato la spesa militare con i fondi stanziati dalla COP29, la conferenza sul clima tenutasi a novembre a Baku, in Azerbaijan. Secondo il presidente, la spesa militare è pari a «otto volte» i fondi stanziati per il clima.

La sigla “COP” (Conference of the Parties) indica gli incontri annuali dei Paesi firmatari della “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici” (UNFCCC) del 1992. Durante la COP29 si è discusso, tra gli altri temi, degli aiuti economici che i Paesi più ricchi devono destinare a quelli meno sviluppati e più colpiti dai cambiamenti climatici. Già in passato, questo tema aveva generato impegni non mantenuti. Per esempio, nel 2009 alla COP15 di Copenaghen era stato stabilito che i Paesi più ricchi avrebbero dovuto stanziare 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per supportare i Paesi in via di sviluppo, ma gli importi reali sono stati inferiori.

Alla COP29 di Baku, l’impegno è stato aggiornato: i circa 200 Stati partecipanti alla conferenza si sono accordati per portare le donazioni annuali dei Paesi più ricchi a 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035. Probabilmente Mattarella ha fatto riferimento a questa cifra nel suo discorso: 300 miliardi di dollari, infatti, rappresentano circa un ottavo dei 2.443 miliardi stimati di spesa militare. Va detto però che alla COP29 di Baku è stato preso anche l’impegno di far arrivare i 300 miliardi di dollari di aiuti annui fino a 1.300 miliardi di dollari, attraverso altre fonti di finanziamento, per esempio provenienti da privati, ancora da stabilire nei dettagli.

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