Meloni sbaglia sul Columbus Day “ripristinato” da Trump

In realtà la festa dedicata a Cristoforo Colombo non è mai stata cancellata, nonostante l’annuncio del presidente degli Stati Uniti
ANSA
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Il 2 maggio, intervistata da Adnkronos, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ringraziato – «a nome degli italiani» – l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump per aver annunciato di voler «ripristinare il Columbus Day». Secondo Meloni, questa festa «tanto cara alla comunità italoamericana» avrebbe «subìto un vergognoso attacco ideologico nel nome della cancel culture». Il suo presunto ripristino sarebbe, secondo la presidente, il «frutto» delle «buone relazioni» tra Italia e Stati Uniti, che il governo italiano vuole coltivare «con lealtà ma senza subalternità».

Al di là di quello che si pensi sulla figura di Cristoforo Colombo, non è vero che Trump ha «ripristinato» la giornata di festa che celebra l’arrivo del navigatore nelle Americhe. Questa festa, infatti, non è mai stata cancellata, a differenza di quanto lascia intendere Meloni.

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Il messaggio di Trump

Il 27 aprile Trump ha annunciato su Truth Social – il social network che lui stesso ha lanciato nel 2022 come alternativa a Twitter – di voler far rinascere «dalle ceneri» il Columbus Day

«I Democratici hanno fatto tutto il possibile per distruggere Cristoforo Colombo, la sua reputazione e tutti gli italiani che lo amano così tanto. Hanno abbattuto le sue statue e le hanno sostituite solo con il “WOKE” o, ancora peggio, con il nulla! Ebbene, sarete felici di sapere che Cristoforo sta per fare un grande ritorno. Con la presente, reintegro il Columbus Day secondo le stesse regole, date e luoghi che ha avuto per tutti i decenni passati!», si legge nel post di Trump.

Che cos’è il Columbus Day

Il Columbus Day è una delle undici feste federali degli Stati Uniti: si festeggia ogni anno dal 1934 e dal 1971 cade il secondo lunedì di ottobre (prima era il primo lunedì), per celebrare lo sbarco di Cristoforo Colombo, il 12 ottobre 1492, su una delle isole oggi appartenenti alle Bahamas, nel Mar dei Caraibi. Le feste federali sono giornate ufficialmente riconosciute dal governo statunitense in cui gli uffici federali o servizi come gli uffici postali sono chiusi e i dipendenti pubblici hanno diritto al riposo. Tra queste giornate rientrano, per esempio, il Giorno del Ringraziamento, il Natale e il Giorno dell’Indipendenza.

Come si può verificare sul sito dell’Office of Personnel Management – l’agenzia del governo federale degli Stati Uniti che si occupa della gestione del personale civile – il Columbus Day non è mai stato cancellato dalle feste federali degli Stati Uniti durante la presidenza di Joe Biden (Partito Democratico). Negli ultimi anni, infatti, la giornata dedicata a Cristoforo Colombo è sempre presente nella lista ufficiale delle feste federali.

Durante la sua presidenza, durata dal 20 gennaio 2021 al 20 gennaio 2025, lo stesso Biden ha firmato ogni anno le proclamazioni per annunciare la celebrazione del Columbus Day. Le proclamazioni sono uno degli atti ufficiali che possono essere adottati dal presidente degli Stati Uniti e, nel caso delle feste federali, hanno un valore simbolico e cerimoniale. Le feste federali, infatti, sono istituite per legge. Qui sono disponibili i testi delle proclamazioni del Columbus Day firmate da Biden nel 2021, 2022, 2023 e 2024. Per esempio, nell’ultima proclamazione – firmata l’11 ottobre 2024 – Biden ha celebrato il contributo degli italoamericani alla storia e all’identità degli Stati Uniti.

La proclamazione dell’Indigenous Peoples’ Day

Biden, però, è stato il primo presidente degli Stati Uniti a commemorare ufficialmente l’Indigenous Peoples’ Day (traducibile in italiano con “Giornata dei popoli indigeni”), una ricorrenza istituita per celebrare la storia, la cultura e la resilienza dei popoli indigeni.

Nel 2021, il presidente del Partito Democratico ha firmato una proclamazione per festeggiare l’11 ottobre di quell’anno, appunto, l’Indigenous Peoples’ Day, in concomitanza con il Columbus Day. «I contributi offerti dai popoli indigeni nel corso della storia – nel servizio pubblico, nell’imprenditoria, nella ricerca, nelle arti e in innumerevoli altri ambiti – sono parte integrante della nostra Nazione, della nostra cultura e della nostra società», si legge in un passaggio della proclamazione di Biden.

La scelta di Biden è stata accolta positivamente da chi pensa che Cristoforo Colombo sia una figura controversa, dato che il suo arrivo nelle Americhe ha segnato l’inizio della colonizzazione europea, portando allo sfruttamento, allo sterminio e alla perdita di terre per molte popolazioni indigene. Per questo motivo, negli anni molte persone hanno visto nel Columbus Day una celebrazione della conquista e non della scoperta. Quando parla di «attacco ideologico nel nome della cancel culture», è probabile che Meloni faccia riferimento a gesti come l’abbattimento delle statue di Cristoforo Colombo, gesti che si sono diffusi in varie città degli Stati Uniti con le proteste dopo l’uccisione di George Floyd, avvenuta a maggio 2020.

A differenza del Columbus Day, però, l’Indigenous Peoples’ Day non è una festa federale e non prevede, tra le altre cose, la chiusura degli uffici federali. Per diventare una festa federale, il Congresso degli Stati Uniti – l’equivalente del Parlamento italiano – deve approvare una legge. Nel 2021 e nel 2023 sono state presentate due proposte al Congresso per eliminare il Columbus Day e sostituirlo con l’Indigenous Peoples’ Day, senza successo. 

A livello dei singoli Stati – e quindi non federale – le cose funzionano in modo diverso. Secondo un conteggio fatto a ottobre 2024 dal sito statunitense di notizie Axios, alcuni Stati continuano a celebrare il Columbus Day con questo nome, altri lo hanno sostituito o affiancato con l’Indigenous Peoples’ Day (ma si tratta di decisioni locali, che non incidono sullo status della festività a livello federale). Attualmente, 17 Stati mantengono la dicitura Columbus Day, mentre in altri – come New Mexico, Maine, Vermont e Washington D.C. – la giornata è ufficialmente dedicata ai popoli indigeni. In Nebraska, Pennsylvania e Rhode Island le due ricorrenze convivono.
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