Le leggi di iniziativa popolare non vanno mai lontano

Negli ultimi trent’anni meno dell’1 per cento di quelle presentate in Parlamento è arrivata in fondo all’esame parlamentare
ANSA/ANGELO CARCONI
ANSA/ANGELO CARCONI
Il 28 ottobre la proposta di legge di iniziativa popolare che vuole riportare la produzione di energia nucleare in Italia ha superato la soglia delle 50 mila firme necessarie per essere presentata in Parlamento. I promotori di questa proposta, tra cui il leader di Azione Carlo Calenda, hanno festeggiato il traguardo raggiunto, che però è solo un primo passo verso quello che si prospetta essere un complicato percorso parlamentare, visti i numeri del passato.

Negli ultimi trent’anni, infatti, quasi tutte le proposte di iniziativa popolare presentate in Parlamento non hanno avuto successo. Secondo i calcoli di Pagella Politica, nelle ultime sette legislature – considerando anche quella attualmente in corso – solo cinque proposte di legge di iniziativa popolare sulle 196 presentate in Parlamento sono state approvate definitivamente: meno del 3 per cento sul totale. Se non si considerano le proposte approvate dopo essere state abbinate ad altre proposte di legge, e quindi ampiamente modificate rispetto ai testi iniziali, la percentuale scende sotto l’1 per cento.
Nonostante l’articolo 71 della Costituzione richieda di raccogliere almeno 50 mila firme per presentare una proposta di legge in Parlamento, una volta raggiunta questa soglia la Camera e il Senato non sono obbligati a esaminare la proposta, né tanto meno ad approvarla. Durante la scorsa legislatura, a febbraio 2019 la Camera ha approvato una proposta di legge che chiedeva di modificare l’articolo 71 della Costituzione e permettere di sottoporre a referendum una proposta di legge di iniziativa popolare, supportata da almeno 500 mila elettori, se il Parlamento non l’avesse approvata entro 18 mesi dalla sua presentazione. Questa proposta di riforma costituzionale si è però fermata in Senato.

Le proposte in questa legislatura

Durante l’attuale legislatura, iniziata il 13 ottobre 2022, sono state presentate in Parlamento 14 proposte di legge di iniziativa popolare, a cui si aggiungerà presto quella sul nucleare, salvo sorprese. Al momento, solo tre proposte hanno iniziato il loro percorso in una commissione parlamentare, e nessuna è stata ancora approvata.

Lo scorso 11 settembre la Commissione Affari esteri del Senato ha iniziato l’esame della proposta di legge di iniziativa popolare che chiede che l’Italia riconosca «lo Stato di Palestina con capitale Gerusalemme Est come Stato sovrano e indipendente, conformemente alle risoluzioni delle Nazioni Unite e al diritto internazionale». Sempre al Senato, nella Commissione Affari sociali è iniziato l’esame della proposta di legge di iniziativa popolare che vuole introdurre un salario minimo di almeno 10 euro lordi l’ora. L’esame della proposta è stato abbinato con il disegno di legge delega, approvato dalla Camera a dicembre 2023, con cui i partiti di maggioranza hanno svuotato di fatto la proposta sul salario minimo sostenuta da tutti i partiti all’opposizione, eccetto Italia Viva. In Commissione Lavoro alla Camera, invece, l’esame della proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta dal sindacato CISL per promuovere la partecipazione gestionale dei lavoratori nelle aziende è stata abbinata ad altre cinque proposte di legge. Il percorso in commissione, però, è fermo da maggio.

Tra le proposte di iniziativa popolare che non hanno ancora iniziato l’esame in commissione, ci sono quella che vuole sospendere l’obbligo vaccinale per i bambini e quella che vuole introdurre nel codice penale il nuovo reato di “propaganda del regime fascista e nazifascista”.

Chi ce l’ha fatta, e chi no

Nella scorsa legislatura, tre proposte depositate in Parlamento con il sostegno di almeno 50 mila elettori ce l’hanno fatta ad arrivare alla fine del loro percorso parlamentare, ma con sorti diverse rispetto agli auspici iniziali. 

A luglio 2022, durante il governo Draghi, la Camera ha dato il via libera definitivo alla riforma costituzionale che ha inserito il riconoscimento della peculiarità delle Isole in Costituzione. La proposta di iniziativa popolare chiedeva di inserire all’articolo 119 il seguente comma: «Lo Stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire un’effettiva parità e un reale godimento dei diritti individuali e inalienabili». Dopo l’esame in Parlamento, e la doppia approvazione di entrambe le camere, l’articolo in questione della Costituzione è stato integrato così: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità». La proposta ha comunque ricevuto un ampio sostegno in Parlamento, tanto che nel voto finale alla Camera ha ricevuto solo voti favorevoli, tranne un’astensione. 

A marzo 2019, durante il primo governo Conte, il Senato ha approvato definitivamente la riforma della legittima difesa, che è stato il frutto dell’unione di più proposte, tra cui una di iniziativa popolare. Discorso simile vale per la proposta di iniziativa popolare che chiedeva di introdurre l’«insegnamento di educazione alla cittadinanza come materia autonoma con voto, nei curricula scolastici di ogni ordine e grado». Questa richiesta è stata unita ad altre proposte di legge, dando vita a un testo unico, approvato definitivamente ad agosto 2019, che ha riformato l’insegnamento dell’educazione civica a scuola. Come abbiamo spiegato in passato, però, le novità approvate dal Parlamento sono state limitate sia per quanto riguarda la legittima difesa sia per quanto riguarda l’educazione civica

Ancora meno successo ha avuto la proposta di iniziativa popolare che chiedeva di legalizzare l’eutanasia. Il testo arrivato in Parlamento è stato abbinato ad altre proposte e, dopo una lunga mediazione tra le forze politiche, il risultato di questo abbinamento è stato approvato dalla Camera a marzo 2022, durante il governo Draghi, con il voto favorevole del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle. Diversi punti del testo approvato dalla Camera, dall’obiezione di coscienza ai requisiti per l’accesso alla pratica del suicidio medilcamente assistito, erano rimasti dibattuti, così la proposta si era bloccata in Senato.

Durante la diciassettesima legislatura (2013-2018), risulta approvata definitivamente una proposta di legge di iniziativa parlamentare sulla riforma della legge elettorale. Ma questa proposta era stata abbinata ad altre trenta, e il frutto di questa unione era diventato poi l’Italicum, la legge elettorale approvata nel 2015 durante il governo Renzi, e dichiarata in parte incostituzionale due anni dopo. 

Sempre nel 2015, la Camera ha approvato una riforma della legge sulla concessione della cittadinanza italiana, frutto dell’unione di una proposta di legge di iniziativa popolare con altre proposte di legge. Tra le altre cose, quella di iniziativa popolare chiedeva che fosse concessa la cittadinanza italiana ai bambini stranieri nati in Italia, se uno dei due genitori risiedeva legalmente da almeno un anno nel nostro Paese. La riforma, però, si è poi fermata in Senato.

Secondo i calcoli di Pagella Politica, le cose sono andate ancora peggio tra la tredicesima e la sedicesima legislatura: solo una delle 113 proposte di legge di iniziativa popolare presentate in Parlamento tra il 1996 e il 2013 è stata approvata definitivamente. Stiamo parlando della proposta intitolata “Riconoscimento della validità del biennio di formazione professionale di base per l’innalzamento del diritto-dovere all’istruzione a sedici anni”, che è stata assorbita dalla legge «in materia di riordino dei cicli dell’istruzione».

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