Il 12 e 13 giugno a Torino si sono tenute le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco alle comunali in autunno. Ha vinto – con uno scarto di voti minimo rispetto al secondo classificato – Stefano Lo Russo, già capogruppo del Pd nel consiglio comunale del capoluogo piemontese.

La consultazione è passata sostanzialmente inosservata nei media nazionali e ha registrato una bassa affluenza. Hanno votato 11.325 persone, un quinto rispetto ai 53mila che dieci anni fa parteciparono alle primarie vinte da Piero Fassino.

Dopo Torino, il 20 giugno si terranno le primarie anche a Roma e Bologna, due città in cui l’appuntamento avrà un valore decisamente diverso. Mentre nella prima si dà per scontata la vittoria dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, nella seconda è in corso una competizione serrata fra i due candidati, l’assessore alla Cultura Matteo Lepore del Pd e la sindaca di San Lazzaro (piccolo comune nel Bolognese) Isabella Conti in quota Italia viva.

Vediamo i dettagli.

La sfida torinese

A Torino, Stefano Lo Russo ha vinto le primarie con il 37,48 per cento delle preferenze, pari a 4.229 voti, solo 300 in più rispetto al secondo classificato, il candidato civico Francesco Tresso (3.932 voti, il 34,85 per cento dei votanti). La corsa di Tresso, ingegnere civile e consigliere comunale, è stata lanciata da 6.500 firme con l’appoggio del partito Sinistra Ecologista.

Al terzo posto, con il 25,39 per cento, si è posizionato Enzo Lavolta, ex assessore all’Ambiente della giunta Fassino e attuale vicepresidente del consiglio comunale. Ultimo classificato il radicale Igor Boni con 257 voti pari al 2,28 per cento.

«È stata una primaria complicata e non hanno aiutato la pandemia e anche il caldo», ha detto il vincitore Lo Russo, pur ammettendo che, «soprattutto nelle periferie», l’affluenza sia stata «sotto le aspettative». È stato invece più ottimista Francesco Boccia, deputato Pd e responsabile Enti locali della segreteria nazionale, secondo il quale «la partecipazione di oltre dodicimila elettori nei gazebo è un gran bel segnale di ritorno della democrazia partecipata».

Professore di Geologia al Politecnico, 45 anni, Lo Russo correva alle primarie con il favore della maggior parte del Pd locale. Duro oppositore della sindaca uscente Chiara Appendino (che non si ricandiderà), il capogruppo dem in consiglio comunale – a differenza del terzo classificato Enzo Lavolta – si è sempre detto contrario a un’alleanza con il M5s. Il suo nome rende quindi più improbabile un sostegno dei Cinquestelle anche in caso di ballottaggio.

«Appendino ha detto no a un’alleanza al ballottaggio, altri esponenti M5s hanno detto una cosa diversa, altri ancora non dicono niente e probabilmente si orienteranno in maniera libera – ha commentato il candidato sindaco– Rispetto le opinioni, ma sono gli elettori a giudicare, non gli altri politici, e tenderei a occuparmi di più degli elettori che degli eletti che hanno le loro traiettorie in alcuni casi personali».

Lo sfidante di Lo Russo alle comunali in autunno sarà Paolo Damilano, imprenditore vinicolo e candidato civico per il centrodestra.

La differenza fra Roma e Bologna

Domenica 20 l’appuntamento con le primarie del centrosinistra sarà contemporaneamente a Roma e Bologna.

Le due sfide sono molto diverse. Nella Capitale i contendenti sono sette: il “favorito”, l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, forte del sostegno compatto del Pd; Giovanni Caudo, presidente del III municipio romano, ex assessore all’Urbanistica di Ignazio Marino, da cui ha ricevuto l’endorsement per la corsa alle primarie; Stefano Fassina, deputato di Liberi e uguali; Paolo Ciani, consigliere regionale nel Lazio del partito di sinistra Demos; Tobia Zevi, ricercatore e attivista politico del Pd; Cristina Grancio, ex Movimento 5 stelle; e Imma Battaglia, leader dei movimenti Lgbt nella Capitale.

Salvo sorprese, tuttavia, la vittoria di Roberto Gualtieri viene considerata scontata, per due motivi: la maggiore popolarità dell’ex ministro e il sostegno compatto garantito dal Pd, arrivato dopo una lunga fase di incertezze “pre-primarie” nel quale il suo nome è sembrato una seconda scelta davanti all’indisponibilità a candidarsi dell’ex segretario del Pd e presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti.

A Bologna, al contrario, si gioca la partita più aperta e più vivace fra le grandi città al voto. Gli sfidanti sono due: per il Pd l’assessore alla Cultura del comune di Bologna Matteo Lepore, 40 anni, e la sindaca di San Lazzaro Isabella Conti, 38 anni, in quota Italia viva. La candidatura di Conti ha rimescolato le carte nel capoluogo emiliano, dove Lepore, appoggiato dal sindaco uscente Virginio Merola e dal segretario Enrico Letta, sembrava già predestinato a correre per il centrosinistra. La sindaca ha anche “rubato” all’avversario il sostegno di diversi esponenti democratici: voteranno per lei l’europarlamentare Pd Elisabetta Gualmini, l’assessore regionale alla Cultura Mauro Felicori, il deputato Francesco Critelli e gli assessori comunali bolognesi Alberto Aitini (inizialmente possibile partecipante alle primarie) e Marco Lombardo. Questi ultimi, insieme ad alcuni consiglieri del territorio, sono stati deferiti agli organismi interni del Pd per il sostegno alla Conti. La vicenda, nata dalla segnalazione di alcuni esponenti locali del Pd, ha innalzato ulteriormente la tensione in città. Sulla questione dovrà pronunciarsi il Nazareno.

La campagna elettorale è stata accesa, a tratti aggressiva. L’episodio che ha fatto più clamore è andato in scena il 1° giugno al mercato di piazza Capitini a Bologna. I due candidati, davanti alle telecamere, si sono rimproverati i reciproci attacchi, con toni sempre più concitati.

La vittoria di Lepore o di Conti condizionerà significativamente anche un’eventuale alleanza con il Movimento 5 stelle per le comunali bolognesi. I Cinquestelle non gradiscono la sindaca di San Lazzaro lanciata da Matteo Renzi. Il 13 giugno, il leader del M5s Giuseppe Conte ha reso esplicito in una lettera al Resto del Carlino il suo endorsement al dem Matteo Lepore, presentato come garante dell’asse fra le due forze politiche.