La nuova legge sulla cittadinanza ha fatto il primo passo in Parlamento

La Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato il testo base della riforma, anche con il sì di Forza Italia
L’ingresso degli alunni di una scuola elementare a Roma ANSA/FABIO FRUSTACI
L’ingresso degli alunni di una scuola elementare a Roma ANSA/FABIO FRUSTACI
Il 9 marzo la Commissione Affari costituzionali della Camera ha dato il primo via libera al testo della proposta di legge, presentato dal presidente della commissione e relatore Giuseppe Brescia (Movimento 5 stelle), che punta a modificare la legge n. 91 del 5 febbraio 1992, che ancora oggi regola l’ottenimento della cittadinanza italiana. Più nello specifico, la proposta di legge punta a introdurre il cosiddetto “Ius scholae”, ossia il diritto, per un bambino figlio di immigrati, di ottenere la cittadinanza italiana dopo aver terminato un ciclo di studi nel nostro Paese. 

Per quanto riguarda la votazione in commissione, il centrosinistra si è espresso a favore della proposta di legge, mentre il centrodestra si è diviso. 

Che cos’è lo ius scholae

Il testo base della proposta di legge raccoglie i testi di cinque proposte sullo stesso tema, che erano state avanzate rispettivamente dai deputati Matteo Orfini (Partito democratico), Laura Boldrini (Pd), Renata Polverini (Forza Italia), Fucsia Nissoli Fitzgerald (Fi) e da Elisa Siragusa (M5s).

Nel dettaglio, il testo unificato presentato dal relatore Brescia estende (art. 1) la possibilità di ottenere la cittadinanza ai bambini e alle bambine nati in Italia o arrivati nel nostro Paese prima di avere compiuto 12 anni, dopo aver frequentato le scuole italiane per almeno 5 anni. 

Se questa proposta di legge venisse approvata, verrebbe dunque introdotto in Italia il cosiddetto ius scholae (dal latino “diritto di scuola”), che al momento nel nostro Paese non è previsto. Ad oggi, infatti, la legge attualmente in vigore si basa sullo ius sanguinis (diritto di sangue): un bambino “eredita” automaticamente la cittadinanza italiana alla nascita se almeno uno dei genitori già la possiede. Per contro, nel caso in cui un bambino sia nato in Italia da genitori entrambi stranieri le cose si complicano. Il minore eredita infatti la cittadinanza dei genitori ma, compiuti i 18 anni, e se ha risieduto legalmente in Italia fino a quel momento, ha un anno di tempo per esprimere l’intenzione di ottenere la cittadinanza italiana.

Il voto in Commissione

Al momento, i risultati del voto in Commissione Affari costituzionali non sono pubblicamente disponibili ma, secondo quanto riportato da diverse fonti stampa, il testo della proposta di legge sulla cittadinanza ha ottenuto i voti favorevoli del centrosinistra (Pd, M5s, Liberi e uguali e Italia viva) e ha diviso il centrodestra. Gli esponenti di Lega (che supporta il governo Draghi) e Fratelli d’Italia hanno votato contro, quelli di Coraggio Italia – il partito del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti – si sono astenuti, mentre quelli Forza Italia hanno dato parere favorevole. 

Il relatore Brescia ha espresso a Pagella Politica soddisfazione per il primo passaggio in commissione della proposta di legge. «Ogni tentativo di riforma è stato fin qui fortemente influenzato da strumentalizzazioni politiche e distorsioni mediatiche che hanno solo alzato il volume della propaganda senza portare alcun cambiamento», ha detto Brescia. «Lo dico dunque con chiarezza. Nel testo proposto non c’è lo ius soli», ossia il diritto di ricevere la cittadinanza italiana se nati in territorio italiano.

Su questo punto però sono arrivate le critiche di Lega e Fratelli d’Italia. In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, la deputata Augusta Montaruli, esponente di Fdi in Commissione Affari costituzionali, ha detto infatti che il testo presentato da Brescia «vuole dare la cittadinanza facile agli immigrati», mentre il deputato della Lega Igor Iezzi ha detto che «il Pd e il M5S vogliono regalare la cittadinanza a centinaia di migliaia di stranieri». 

Sul fronte opposto, il deputato del Pd Matteo Mauri ha definito l’adozione del testo unificato «una vittoria fondamentale», anche se «siamo solo al primo passo». Ora infatti, si passerà all’esame degli emendamenti, ossia le proposte di modifica della proposta di legge che, se otterrà il via libera definitivo della commissione, passerà all’esame dell’assemblea. 

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