Il 2 dicembre i senatori del Partito democratico Dario Parrini e Luigi Zanda hanno presentato un disegno di legge in Senato per modificare due articoli della Costituzione sull’elezione del presidente della Repubblica. La proposta è firmata anche dal senatore Gianclaudio Bressa, del gruppo per le Autonomie. Al momento il testo ufficiale del disegno di legge costituzionale non è consultabile sul sito del Senato, ma è stato pubblicato sul suo sito da Parrini.

In primo luogo, la proposta di Parrini, Zanda e Bressa chiede di cambiare l’articolo 85 della Costituzione, in modo che il primo comma reciti: «Il presidente della Repubblica è eletto per sette anni e non è rieleggibile». Non sarebbero toccate invece le altre disposizioni dell’articolo, che regolano le tempistiche sull’elezione del capo dello Stato.

In secondo luogo, i tre senatori propongono di cancellare l’articolo 88 della Costituzione, quello che norma il cosiddetto “semestre bianco”. In base a questo articolo, il presidente della Repubblica non può sciogliere le camere «negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura». L’intento del semestre bianco è quello di evitare che il presidente della Repubblica, nei suoi ultimi mesi di mandato, possa sciogliere le camere attraverso elezioni anticipate e favorire così la formazione di un Parlamento meglio disposto verso una sua rielezione. Ma se venisse introdotta l’impossibilità di rieleggere il presidente della Repubblica, il senso del semestre bianco verrebbe meno.

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L’obiettivo dichiarato del disegno di legge, esplicitato dagli stessi promotori, è evitare che la rielezione del capo dello Stato – avvenuta solo una volta nella storia, nel 2013, con Giorgio Napolitano – diventi da eccezione a norma. Da tempo infatti la possibile rielezione di Sergio Mattarella è presa in considerazione dagli osservatori politici, anche se lo stesso Mattarella ha più volte mandato messaggi che sembrano suggerire contrarietà a una sua eventuale seconda nomina.

In ogni caso la proposta di Parrini, Zanda e Bressa – anche se trovasse il supporto necessario in Parlamento – non inciderebbe sulle prossime elezioni del presidente della Repubblica, in programma a inizio 2022. Non ci sono infatti i tempi tecnici per approvare il testo e rendere effettive le sue proposte già per la nomina del successore di Mattarella.

L’esame del testo non è ancora stato assegnato a nessuna commissione e trattandosi di un disegno di legge costituzionale, per passare, avrebbe bisogno (art. 139 della Costituzione) di quattro approvazioni in totale, due dalla Camera e due dal Senato, ad almeno tre mesi di distanza l’una dall’altra. Nella seconda votazione il testo dovrà essere approvato dalla maggioranza assoluta e potrebbe essere comunque sottoposto a referendum se, entro tre mesi dalla sua pubblicazione, ne facciano richiesta un quinto dei membri di una camera o 500 mila elettori o cinque Consigli regionali. La richiesta di referendum non può essere avanzata se entrambe le camere, nella seconda votazione, dovessero approvare la legge con una maggioranza di due terzi dei loro componenti.