Il 18 marzo, la sottosegretaria al Lavoro Rossella Accoto (Movimento 5 stelle) ha annunciato che il nuovo decreto “Sostegni” – all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 19 marzo – dovrebbe prevedere anche il rinnovo del contratto dei navigator, in scadenza il 30 aprile, ma esteso al 31 dicembre 2021.
I navigator sono i 2.980 tutor assunti per aiutare i beneficiari del reddito di cittadinanza a trovare una nuova occupazione. In più occasioni, sia nel 2018 che nel 2019, l’allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio ne avevi persino promessi 10mila.
La proroga non era scontata. La “fase 2” del reddito di cittadinanza, ovvero il percorso di avviamento a un nuovo lavoro per il beneficiario, non sembra aver dato i risultati sperati.
Vediamo più nel dettaglio quante persone hanno trovato lavoro grazie al reddito di cittadinanza.
I dati dell’Anpal
L’ente che si occupa delle politiche attive del reddito di cittadinanza è Anpal Servizi. Come abbiamo dimostrato in passato, le cifre fornite dall’Anpal sui nuovi occupati grazie al RdC non solo non sono alte, ma possono anche essere fuorvianti. Vediamo il perché.
I dati più aggiornati sull’occupazione di chi riceve il reddito di cittadinanza risalgono all’11 novembre 2020.
Secondo le elaborazioni di Anpal, al 31 ottobre scorso 352.068 beneficiari del sussidio hanno avuto «almeno un rapporto di lavoro successivamente alla domanda del beneficio». Stiamo parlando del 25,7 per cento dei quasi un milione e 370 mila beneficiari del reddito di cittadinanza che erano tenuti alla sottoscrizione di un Patto per il lavoro. Quest’ultimo consiste in una serie di regole da rispettare per continuare a prendere il sussidio mentre si cerca occupazione con i centri per l’impiego.
Una precisazione: non tutti i beneficiari del RdC (3,2 milioni a ottobre 2020, oggi sceso a circa 3 milioni) sono tenuti a cercare lavoro. Per esempio, sono esclusi da questo obbligo i portatori di disabilità o chi si prende cura di bambini piccoli.
A prima vista, i nuovi dati di Anpal sembrano dirci che da quanto esiste il reddito di cittadinanza, fino a ottobre dell’anno scorso ha trovato un’occupazione circa un beneficiario su quattro tra quelli che hanno iniziato il percorso delle politiche attive per il lavoro.
Questi dati hanno però un problema di fondo. Sappiamo infatti che molti percettori hanno trovato lavoro al di fuori del percorso dei centri per l’impiego, e altri grazie al lavoro dei centri. Ma è impossibile stabilire con precisione quanti rientrino nella prima categoria e quanti nella seconda, e valutare correttamente il funzionamento e l’efficacia dei provvedimenti attivi.
I dati pubblicati a settembre scorso da Anpal mostravano un divario tra il numero di soggetti che avevano firmato un contratto (circa 196mila) e quello di chi aveva iniziato un percorso di ricerca del lavoro con i centri per l’impiego (circa 145mila): il primo era più elevato del secondo.
Se sono di più i contratti firmati rispetto al numero di persone che hanno iniziato un percorso di ricerca attiva del lavoro, vuol dire che non tutti hanno trovato lavoro con i centri per l’impiego, anzi.
A inizio settembre, alcune fonti interne ad Anpal avevano confermato a Il Foglio che il beneficiario che ha sottoscritto un contratto «può aver trovato lavoro perché gli è capitato, senza un ruolo diretto dei centri per l’impiego o dei navigator». Le politiche del sussidio possono aver aiutato il percettore ai «riattivarsi», ma non necessariamente a trovare lavoro grazie a loro.
Di quali lavori stiamo parlando
C’è un altro tema rilevante per analizzare gli effetti in termini di occupazione del reddito di cittadinanza: la tipologia dei contratti sottoscritti.
Secondo i dati Anpal, al 31 ottobre scorso circa 193 mila persone avevano un contratto attivo in quella data: stiamo parlando di poco più della metà delle circa 352 mila complessive viste prima.
Da quanto esiste il reddito di cittadinanza, quasi la metà dei beneficiari che avevano sottoscritto un contratto di lavoro oggi non ce l’hanno più.
Secondo i dati Anpal, circa il 15,4 per cento di chi ha trovato un’occupazione ha firmato un contratto a tempo indeterminato e poco più del 4 per cento ha firmato un contratto di apprendistato; la stragrande maggioranza dei contratti, il 65 per cento, era a tempo determinato. Anpal non specificava la tipologia contrattuale del rimanente 15,5 per cento. Fra i contratti a tempo determinato, inoltre, quasi l’80 per cento ha avuto una durata inferiore ai 6 mesi; solo il 9,3 per cento ha superato la soglia dell’anno.
In conclusione
Il nuovo decreto “Sostegni”, secondo quanto annunciato dalla sottosegretaria al Lavoro Rossella Accoto, prorogherà il contratto dei quasi 3mila navigator dal 30 aprile al 31 dicembre 2021.
Per quanto la responsabilità non sia attribuibile ai navigator, il programma di ricerca di un nuovo impiego per i beneficiari del reddito di cittadinanza non ha dato i risultati sperati.
Secondo i dati Anpal, al 31 ottobre scorso circa 193 mila persone avevano un contratto attivo in quella data. In totale 350 mila fra i beneficiari hanno avuto «contratto di lavoro», ma non duraturo.
Soprattutto, è impossibile stabilire con precisione quanti percettori abbiano trovato un impiego grazie al percorso avviato dai centri dell’impiego e quanti lo abbiano invece trovato autonomamente.
Economia
Il fact-checking di Giorgia Meloni ad Atreju