I Simpson, la Nasa e Greta: 10 bufale di successo sul riscaldamento globale

Ansa
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Il 2 dicembre è iniziato a Madrid il vertice mondiale sul clima Cop25, evento promosso dall’Onu che fino al 13 dicembre riunirà nella capitale spagnola i rappresentanti di 197 Paesi. Principale obiettivo dell’incontro è quello di dare piena operatività all’accordo di Parigi, siglato il 12 dicembre 2015, che impegna gli Stati firmatari a ridurre le emissioni a partire dal 2020.

Oggi il riscaldamento globale è un tema presente nel dibattito pubblico e per questo spesso vittima di disinformazione. Abbiamo qui raccolto le principali dieci bufale “climatiche” che sono circolate sui social in Italia (e non solo) nell’ultimo anno.

Alcune anticipazioni: non è vero che secondo la Nasa l’orbita della Terra è responsabile del cambiamento climatico più dei combustibili fossi; l’Onu non propone di mangiare feti e placente per ridurre i consumi di carne; sì, Donald Trump ha contribuito alla diffusione di un’informazione falsa; Greta Thunberg non ha mostrato nessun cartello «No Tav»; nella #10yearschallenge della foto di un ghiacciaio c’è qualcosa che non torna.

No, la Nasa non dà la colpa all’orbita terrestre per i cambiamenti climatici

A partire da agosto 2019, uno dei cavalli di battaglia dei negazionisti climatici si è particolarmente diffuso a livello internazionale: la Nasa riterrebbe responsabile del cambiamento climatico «l’orbita solare della Terra» e non i «combustibili fossili». Questa notizia non si è diffusa solo in Italia ma ha sicuramente raggiunto almeno altri due Paesi: la Spagna (come verificato dai colleghi di Maldita) e gli Stati Uniti (come verificato dal sito di fact-checking e debunking Snopes).

In realtà le cose non stanno così. Un articolo pubblicato dalla Nasa il 6 settembre 2019 ha fatto chiarezza sulla questione, dicendo l’esatto contrario.

Si legge infatti che, stando agli studi scientifici fino ad ora realizzati, l’attività solare ricopre «un ruolo molto piccolo nel clima della Terra» e che il «riscaldamento legato all’aumento dei livelli di gas serra prodotti dall’uomo è di molte volte più forte rispetto a qualsiasi effetto causato dalla ricezione dell’attività solare». Sempre stando a quanto riportato dalla Nasa, dal 1750 il riscaldamento globale generato dai combustibili fossili (e, quindi dall’attività dell’uomo) è «di oltre 50 volte maggiore del leggero riscaldamento aggiuntivo proveniente dal Sole nello stesso intervallo di tempo».

Inoltre, in uno specifico approfondimento dedicato ai cambiamenti climatici, è la Nasa stessa a indicare i combustibili fossili come i principali responsabili del riscaldamento globale.

No, l’Onu non aveva parlato di un Mar Mediterraneo senza spiagge nel 2020

Nelle scorse settimane, in Spagna è tornato a circolare un articolo originariamente pubblicato il 25 febbraio del 2001 che titolava «2020: il Mediterraneo senza spiagge». Secondo quanto riportato nell’articolo, nel 2001 un gruppo gli esperti dell’Ipcc – il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu – avrebbe predetto che nel 2020 la spiaggia di Cadice (Spagna) sarebbe scomparsa e che l’acqua avrebbe ricoperto «gran parte delle coste europee» coinvolgendo, ad esempio, anche altre località spagnole come Fuerteventura, Lanzarote e La Palma.

In realtà, come verificato dai colleghi di Maldita, si tratta di una bufala. Il rapporto realizzato dall’Ipcc nel 2001 non faceva riferimento a un innalzamento delle acque tale da ricoprire aree del Mar Mediterraneo. L’assenza di qualsiasi informazione di questo tipo è stata poi confermata a Maldita anche da María Noguer, codirettrice del gruppo di lavoro dell’Ipcc, che ha curato le basi scientifiche del rapporto.

All’interno del report dell’Onu del 2001, sono solo presenti delle stime su quello che poteva essere l’innalzamento del livello del mare negli anni successivi alla pubblicazione, ma non si faceva mai riferimento alla possibilità che intere aree costiere spagnole venissero sommerse.

Come abbiamo poi recentemente scritto in un nostro fact-checking, un rapporto speciale pubblicato a settembre 2019 dall’Ipcc ha previsto che entro fine secolo, nello scenario peggiore attualmente previsto, il livello medio dei mari e degli oceani salirà di oltre un metro.

No, l’Onu non ci invita a diventare cannibali o a mangiare feti

Nell’agosto 2019, un rapporto pubblicato dall’Ipcc dell’Onu (e ampiamente ripreso da testate nazionali e internazionali) aveva spiegato che la riduzione del consumo da parte degli esseri umani di carne animale avrebbe portato a un sensibile calo della deforestazione e una riduzione delle emissioni di gas serra.

Nelle settimane successive si erano diffuse una serie di notizie sul tema. In Spagna c’è chi ha parlato di un invito dell’Onu a propendere per il cannibalismo e la possibilità di doversi cibare di «placche e feti per combattere il cambiamento climatico». Non c’è, in realtà, nessun documento dell’Onu che dà simili indicazioni o che prende in considerazione uno scenario di questo tipo.

Stando a quanto riportato dalle testate online spagnole che hanno messo in circolo la notizia, questa teoria sarebbe stata espressa da «un professore svedese», Magnus Söderlund, che avrebbe dichiarato che «il cannibalismo è l’unico modo per salvare il pianeta».

Non c’è però nessun riferimento diretto all’Onu e, esaminando il curriculum del docente – che insegna marketing presso la Stockholm School of Economics – è emerso che non è indicato nessun rapporto diretto attuale o passato tra Söderlund e le Nazioni Unite.

No, tra i fondatori di Greenpeace non c’è un negazionista sui cambiamenti climatici

Il 12 marzo 2019, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pubblicato sul proprio profilo Twitter un tweet che indicava Patrick Moore come il «cofondatore» di Greenpeace, l’organizzazione non governativa e ambientalista nata nel 1971 e celebre per la sua azione a tutela dell’ambiente.

Il tweet di Trump riportava una dichiarazione rilasciata da Moore durante la trasmissione televisiva Fox&friends in onda sul canale Fox News. Moore avrebbe detto che «l’intera crisi climatica non è solo una fake news ma è falsa scienza. Non c’è crisi climatica, c’è clima e clima in tutto il mondo, e in effetti l’anidride carbonica è il principale componente di tutta la vita».

Al di là del contenuto della dichiarazione, il presidente degli Stati Uniti ha contribuito in prima persona alla condivisione di una bufala: Patrick Moore non è cofondatore di Greenpeace e, quindi, tra i vertici dell’organizzazione non c’è un negazionista dei cambiamenti climatici.

Come ha ricostruito il sito di fact-checking e debunking Snopes, in passato Moore è stato un membro di rilievo di Greenpeace da cui però si è allontanato nel 1986 e da quel momento la sua opinione sulle questioni ambientali si è sempre discostata da quella dell’organizzazione a tutela dell’ambiente. Precisiamo, poi, che non è uno dei fondatori e che Greenpeace esiste da prima che Moore iniziasse a collaborare.

Thunberg e i cartelli falsi

Tra i protagonisti delle bufale sul cambiamento climatico c’è anche Greta Thunberg, giovane attivista oggi simbolo internazionale per la lotta contro il riscaldamento globale.

Come abbiamo già scritto in passato, sono numerose le bufale che l’hanno direttamente coinvolta. Tra queste, hanno trovato grande diffusione sui social network alcune immagini che, modificate, hanno veicolato dei significati diversi rispetti a quelli originari e delle notizie errate.

Ad esempio, la scorsa primavera è stata pubblicata su Facebook un’immagine che mostrava Thunberg con in mano un cartello con su scritto «No Tav». Si tratta, però, di una foto modificata: nell’immagine originale (scattata dalla fotografa Hanna Frazen) il cartello riportava lo slogan «Skolstrejk för klimatet» che, tradotto in italiano, significa «Sciopero scolastico per il clima».

Un altro cartello falso è circolato sui social ad agosto 2019, in Germania. In questa immagine Thunberg sembrava tenere in mano un cartello con sopra scritto «Ich verdiene mich an Eurer Blödheit dumm & dämlich» che, tradotto in italiano, significa «Merito la tua stupidità stupida e stupida». La stessa immagine ha subito nel tempo diverse modifiche riportando scritte differenti, come ci mostra la funzione di ricerca inversa della foto su Google (ad esempio qui e qui).

In realtà, nella sua versione originale, l’immagine dice tutt’altro: la foto, pubblicata il 14 maggio 2019 sul profilo Twitter ufficiale di Thunberg, riportava la scritta «Let Russia Strike For Climate #FridaysForFuture».

No, il premio nobel Rubbia non smonta le «bugie di Greta sul clima»

Il 24 settembre, su Facebook è stato pubblicato un video dal titolo «Nobel per la fisica smonta le bugie di Greta sul clima». Come abbiamo ricostruito in un nostro articolo, si tratta di una notizia falsa. Vediamo perché.

Il video mostra il professor Carlo Rubbia – premio Nobel per la fisica nel 1984 – nel corso di un’audizione tenutasi nel novembre 2014 al Senato. In questa occasione Rubbia ha affrontato diversi temi e, tra le altre cose, ha anche detto che «dal 2000 al 2014, la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di -0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento climatico di una certa dimensione».

Come è stato spiegato in più occasioni (qui e qui), però, la frase di Rubbia è errata e si basa su dati dell’epoca poi smentiti. I dati più recenti condivisi dalla Nasa mostrano che tra il 2000 al 2014 la temperatura del nostro pianeta è aumentata ogni anno rispetto alla media del periodo 1951–1980.

Inoltre, Rubbia non mette mai in discussione il ruolo dell’attività umana nei cambiamenti climatici. Al contrario, in più di un’occasione sembra collegare le emissioni di Co2 all’aumento delle temperature globali, come quando afferma che «oggi il cambiamento climatico del CO2 registra un aumento esponenziale senza mostrare un’inversione di tendenza; sta crescendo liberamente». Una convinzione che già nel 2007 il professore aveva esposto ai senatori nel corso di un’altra audizione.

Facendo riferimento al lavoro dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), Rubbia aveva infatti affermato che «il suo ultimo rapporto ha dimostrato in maniera indubbia che gli effetti antropogenici sono la causa più probabile del cambiamento climatico».

No, queste foto non mostrano della sporcizia dopo le manifestazioni per il clima

Negli ultimi mesi in diverse città del mondo si sono tenute delle manifestazioni per la salvaguardia del pianeta con l’intento di sensibilizzare la classe dirigente sul reale pericolo del cambiamento climatico.

Spesso, nei giorni successivi alla manifestazione, sono circolate sui social network delle immagini che mostrerebbero la sporcizia lasciata per strada dai manifestanti. Come abbiamo verificato in passato, in diversi casi si tratta di immagini decontestualizzate rispetto al loro contesto originario e utilizzate in modo errato.

Il 15 marzo, ad esempio, su Facebook è stata pubblicata un’immagine che mostrerebbe una strada di Roma piena di spazzatura il giorno successivo allo sciopero globale contro gli effetti del cambiamento climatico svoltosi non solo nella Capitale ma anche in quasi altre 200 città italiane. In realtà, la foto non c’entra nulla con lo sciopero contro il cambiamento climatico. L’immagine risale al 2011 e mostra un momento successivo a una manifestazione avvenuta a Roma il 1° maggio, quando Papa Wojtyla, morto nel 2005, era stato beatificato.

Bufale di questo tipo non hanno coinvolto solo città italiane. Come abbiamo ricostruito in un nostro precedente articolo, anche Londra è rimasta vittima di una notizia simile. Il 22 aprile su Facebook era stata pubblicata un’immagine di Hyde Park piena di cartacce e si leggeva che era la situazione lasciata dopo le manifestazioni da alcuni ambientalisti.

Anche in questo caso, la foto è reale ma non ha nulla a che vedere con il clima. Il 20 aprile a Londra si è svolto, come ogni anno, l’evento del Weed Day (noto anche 420), giorno in cui, in diversi parti del mondo, viene celebrata la cannabis e si protesta contro la sua illegalità. A Londra l’evento si è tenuto a Hyde Park (qui la pagina dell’evento su Facebook) e l’immagine mostra il parco londinese dopo questo ‘evento, come si può verificare qui.

No, i Simpson non hanno predetto l’incontro Thunberg-Trump all’Onu

Il 26 settembre, sono state pubblicate su Facebook due immagini: nella prima viene mostrata una scena di una delle puntate della serie animata dei The Simpson in cui la giovane Lisa guarda con espressione corrucciata Donald Trump. Nella seconda immagine viene invece immortalata l’espressione di Thunberg all’arrivo del presidente Usa al summit sul clima svoltosi a New York il 23 settembre 2019.
Le due foto sono accompagnate da un commento in cui si legge che gli autori dei The Simpson avrebbero previsto l’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Greta Thunberg. Come abbiamo ricostruito in passato, si tratta di una notizia falsa.

La puntata dei Simpson in questione è del 2016 ed è vero che tra i protagonisti c’era anche Donald Trump. In nessuna scena però si vede Lisa Simpson guardare arrabbiata il presidente degli Stati Uniti d’America, come si può verificare qui. L’immagine originale è stata dunque modificata.

Che cosa non torna nella foto dei #10yearschallenge di un ghiacciaio

Lo scorso gennaio, sui social network si è diffusa la sfida #10yearschallenge che invitava gli utenti a condividere sul proprio profilo due loro foto per mostrare il cambiamento avvenuto negli ultimi 10 anni.

Visto il successo e la diffusione del fenomeno, la sfida si è allargata arrivando a coinvolgere anche il delicato clima dei cambiamenti climatici: come era il nostro pianeta 10 anni fa?

Il 16 gennaio, in Italia è stata pubblicata su Facebook un’immagine che mostrava sulla sinistra un ghiacciaio e la scritta «2009» e sulla destra un’altra immagine di un ghiacciaio e la scritta «2019». L’intento è quello di ricordare il problema reale dello scioglimento dei ghiacciai causato dal cambiamento climatico.
Questa foto è però fuorviante. Come abbiamo ricostruito in un nostro articolo, la foto di sinistra è stata scattata il 5 novembre 2016 in Antartide e non, quindi, nel 2009 come è stato riportato sull’immagine. L’immagine di destra, invece, è stata scattata nel 2018 nell’Artico e, quindi, nell’altra estremità del nostro pianeta.

Dunque, riassumendo, le due immagini non mostrano lo stesso ghiacciaio a 10 anni di distanza (trattandosi di una foto del 2016 e di una del 2018) e non mostrano neppure lo stesso ghiacciaio (trattandosi di un’immagine scattata in Antartide e una all’Artico).

Sì, il cambiamento climatico è causato dalle attività umane

Nonostante le diverse teorie che sono circolate negli ultimi anni, la comunità scientifica concorda nel ritenere che il cambiamento climatico che stiamo vivendo è causato dall’attività degli esseri umani.

Come abbiamo ricostruito in passato, più uno scienziato è competente in climatologia maggiore è la probabilità che sia a favore della teoria dell’origine antropica del riscaldamento globale.

Inoltre, come spiega l’Agenzia europea per l’ambiente nella sua sezione dedicata al riscaldamento globale, dall’inizio dell’era industriale (nella seconda metà del XVIII secolo), l’impatto degli esseri umani sul riscaldamento globale ha superato «di gran lunga quello dovuto a cambiamenti noti nei processi naturali, come i cambiamenti solari e le eruzioni vulcaniche».

L’intera comunità scientifica è quindi pressoché concorde nel sostenere che le attività umane hanno aumentato la temperatura media della Terra.

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