In autunno, insieme ai sindaci di oltre 1.300 comuni, si voterà anche la presidenza della regione Calabria. Dimenticato per mesi dal dibattito pubblico (e dai partiti), il tema delle candidature per le regionali calabresi è tornato in primo piano negli ultimi giorni.

Il 31 maggio, il candidato in pectore del Pd, Nicola Irto, attuale vicepresidente del consiglio regionale, ha ritirato la propria candidatura accusando lo «stallo e il tatticismo» alimentato dal suo stesso partito.

La complicazione si inserisce in un quadro di intenzioni e alleanze già poco chiare. Due settimane fa, la sottosegretaria al Sud Dalila Nesci (M5s) ha proposto di tenere in Calabria le primarie di coalizione che Partito democratico e Movimento 5 stelle non sono riusciti a lanciare in nessuno dei comuni al voto. La questione è rimasta in sospeso, senza un segnale chiaro da Giuseppe Conte per il Movimento 5 stelle.

Dall’altra parte, il centrodestra dovrebbe puntare su Roberto Occhiuto, attuale capogruppo di Forza Italia alla Camera. La candidatura non è però ancora ufficiale, bloccata dalle faticose trattative all’interno del centrodestra sui potenziali sindaci delle maggiori città al voto.

Vediamo i dettagli.

La proposta di Nesci

Il 22 maggio la sottosegretaria al Sud Dalila Nesci (M5s), in un’intervista al Corriere della sera, ha proposto di fare della Calabria un «laboratorio» per l’alleanza fra la sua forza politica e i dem: «Invoco le primarie di coalizione», chiedeva Nesci.

L’invito era diretto anche a Luigi De Magistris, sindaco di Napoli e candidato alla presidenza della regione con il suo movimento Dema (Democrazia autonomia). Il rifiuto di De Magistris è stato netto: «È un tema che non si pone: noi non partecipiamo al patto fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle – ha detto l’ex magistrato – noi stiamo tra la gente, le nostre primarie saranno le elezioni».

L’idea era invece stata accolta dall’allora candidato dem Nicola Irto («Chi non vuole le primarie ha paura. Paura di misurarsi democraticamente. Alla Calabria serve invece chi ha il coraggio di mettersi in discussione») e benedetta da Francesco Boccia, il responsabile agli Enti locali della segreteria dem, impegnato proprio nella gestione delle candidature nei comuni e nelle regioni.

Il tema, tuttavia, è rimasto in sospeso per giorni, senza che arrivassero segnali definitivi né dal segretario del Pd Enrico Letta né tantomeno dalla leadership del Movimento 5 stelle, in questo momento nelle mani di Giuseppe Conte.

La rinuncia di Irto

Il 31 maggio il candidato in pectore del Pd Nicola Irto, intervistato dall’Espresso, si è ritirato dalla corsa per la presidenza, con una chiara accusa al suo stesso partito. «Appare di continuo una volontà di mettere in discussione le decisioni prese da molto tempo dal partito democratico calabrese e dagli alleati di centrosinistra – ha detto il vicepresidente della regione Calabria – ma continuando a perdere tempo si lascia terreno alla destra e a De Magistris».

Il nome di Irto – campione di preferenze alle regionali del 2020 – era già in campo dall’inizio del 2021. Ricordiamo che la Calabria va a elezioni anticipate dopo la morte della presidente Jole Santelli a ottobre 2020. La consultazione era inizialmente prevista per febbraio 2021, poi rinviata ad aprile e infine rimandata all’autunno a causa della pandemia.

Irto ha puntato il dito contro «una gestione approssimativa» della partita calabrese da parte del Partito democratico: «Pochi mesi fa mi hanno chiesto tutti di candidarmi e di iniziare una sfida titanica, il mio nome ha trovato d’accordo Zingaretti prima e Letta dopo – ha spiegato – ma ci sono stati troppi cambi di linea, troppe indecisioni, troppi pezzi di partito impegnati ognuno nella sua piccola trattativa. Non si è fatta chiarezza con il movimento Cinque Stelle, ad esempio». Su quest’ultimo punto Irto ha ricordato di aver dato la propria disponibilità alle primarie per poi trovarsi davanti tentennamenti anche a sinistra.

Sulla responsabilità politica di questo stallo il consigliere regionale non ha fatto nomi, ma si è duramente scagliato verso il problema di sempre del Pd: le correnti. «Ecco cosa è accaduto – ha detto Irto – queste forze, che sono sempre alla ricerca di feudatari, hanno tentato di indebolire il progetto politico della Calabria, con atteggiamenti e messaggi ambigui, trasversali. Senza un confronto chiaro».

C’è chi invece ha lanciato un’accusa più esplicita contro il vicesegretario dem Giuseppe Provenzano: «Provo un senso profondo di scoramento per la decisione di Nicola Irto di rinunciare alla candidatura alla Presidenza della Regione Calabria. Si tratta di una una scelta – ha dichiarato in una nota l’europarlamentare del Pd Pina Picierno – che era stata assunta all’unanimità dal Partito Democratico calabrese. Tale scelta, però, ha incontrato difficoltà a causa della preoccupazione di alcuni dirigenti, in particolare Giuseppe Provenzano, riguardo la necessità di allargare il campo della coalizione. Purtroppo tutto ciò ha finito per affossare le fondamenta del Partito Democratico in Calabria, a causa della foga di voler rincorrere le Sardine e Luigi De Magistris».

In altri termini, secondo Picierno e la sua corrente Base riformista, l’ex ministro al Sud avrebbe cercato alternative a Irto per puntare su una candidatura più attrattiva anche al di fuori del campo Pd-M5s.

Un profilo a cui corrisponderebbe, ad esempio, Enzo Ciconte, noto scrittore e docente universitario esperto di mafia, in passato parlamentare del Pci: un nome spuntato nella rosa del centrosinistra negli ultimi giorni, ma subito smentito dal Pd locale e nazionale. Secondo alcuni giornali, la fuga in avanti su Ciconte sarebbe un tentativo di indebolire Letta.

Il segretario dem Enrico Letta, infatti, ha confermato l’intenzione di puntare su Nicola Irto. Il 3 giugno, Boccia sarà in Calabria proprio per sciogliere definitivamente i nodi sulla candidatura e riportare in corsa il giovane consigliere regionale.

Lo stesso giorno, Giuseppe Conte ha dedicato alla Calabria un post su Facebook, apparentemente al solo scopo di dirsi attento alla vicenda. «Il Movimento 5 Stelle – ha scritto l’ex premier – chiede a tutte le forze progressiste di dar vita a un patto di ampio respiro programmatico». Non c’è tuttavia alcun riferimento esplicito all’eventualità che questo patto passi dalle primarie.

Il centrodestra

La regione Calabria, al momento, è in mano alla coalizione di centrodestra, data per favorita anche alla prossima tornata elettorale. Dopo la morte di Jole Santelli (Forza Italia), il suo vice, Nino Spirlì, è subentrato alla presidenza come reggente. Nel 2020, Santelli aveva vinto la regione con il 55 per cento dei voti.

Tutti i giornali locali considerano Roberto Occhiuto, deputato cosentino e attuale capogruppo di Forza Italia alla Camera, il candidato in pectore del centrodestra per la Calabria.

L’ufficializzazione tarda ad arrivare per un solo motivo: la candidatura in Calabria dovrà comunque essere incastrata nello schema complessivo degli accordi sulle grandi città. Una trattativa faticosa che il centrodestra, tavolo dopo tavolo, non ha ancora portato a termine.