Anche il governo Meloni è responsabile dello stop alle auto a diesel e benzina dal 2035

Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno votato contro nel Parlamento europeo, ma l’opposizione rinfaccia loro di aver contribuito alla norma nelle prime settimane di governo: abbiamo fatto un po’ di chiarezza
ANSA
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Il 14 febbraio il Parlamento europeo ha approvato una norma che dal 2035 vieta di vendere nell’Unione europea auto a benzina e diesel per ridurre le emissioni di CO2. Tra i 340 voti favorevoli ci sono stati quelli dei parlamentari europei del Partito democratico, del Movimento 5 stelle e di Azione-Italia viva, mentre i 279 voti contrari comprendono quelli della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. 

Nelle ultime ore vari esponenti dei tre partiti al governo hanno criticato il voto del Parlamento europeo, che ora dovrà essere confermato in via definitiva dal Consiglio dell’Unione europea. Per esempio, secondo il leader della Lega Matteo Salvini la nuova norma è «l’ennesima follia nel nome del fanatismo verde», mentre secondo il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso l’Ue rischia di danneggiare il settore dell’automotive italiano. Alcuni esponenti dei partiti di opposizione, tra cui il leader di Azione Carlo Calenda, hanno accusato il governo Meloni di avere comunque delle responsabilità sull’approvazione del divieto che partirà dal 2035.

Vista la confusione tra le parti, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su quanto successo finora. In breve: la gran parte del percorso che ha portato all’approvazione della norma nel Parlamento europeo ha visto l’opposizione dei partiti di destra e centrodestra italiani. Ma quando sono andati al governo anche loro hanno avuto un ruolo nell’approvazione.

La proposta della Commissione Ue

Il sito del Parlamento europeo ricostruisce le tappe che hanno portato al voto dello scorso 12 febbraio. Il percorso della norma è iniziato il 14 luglio 2021: in quella data la Commissione europea ha presentato una serie di proposte per ridurre le emissioni di CO2 nell’Ue. Tra le altre cose la Commissione aveva proposto norme più severe per le emissioni delle nuove autovetture, chiedendo che fossero azzerate a partire dal 2035. Ricordiamo che la Commissione europea, presieduta da Ursula von der Leyen, è il braccio esecutivo dell’Ue e ha anche il compito di assicurare il rispetto delle norme europee e di proporre nuove leggi.

A luglio 2021 il governo italiano era guidato da Mario Draghi, supportato da tutti i principali partiti in Parlamento, tra cui Lega e Forza Italia, ma non da Fratelli d’Italia. All’epoca i partiti italiani non hanno avuto un ruolo nella presentazione della proposta della Commissione, ma sono entrati in gioco nei mesi successivi. Senza entrare troppo nei dettagli, bisogna tenere a mente che il percorso per l’approvazione delle leggi nell’Ue è parecchio articolato e chiama in causa vari organismi, tra cui il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea, che rappresenta i 27 governi dell’Ue. Sono questi due ultimi organismi che detengono il potere legislativo nell’Ue.

Il primo esame del Parlamento Ue

A settembre 2021 la proposta per vietare la vendita di nuove auto a diesel e benzina dal 2035 è arrivata al Parlamento europeo, più precisamente all’esame della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (abbreviata con la sigla “Envi”). L’11 maggio 2022 la Commissione del Parlamento europeo ha votato a favore del divieto di vendere dal 2035 nuove auto a benzina e diesel, ridimensionando alcuni dei vincoli proposti dalla Commissione Ue. La Commissione Envi è composta da una parte dei parlamentari europei in maniera tale da rispettare la composizione del Parlamento Ue. A favore del divieto dal 2035 di vendere auto a benzina e diesel avevano votato in commissione nella votazione finale, tra gli altri, i rappresentanti presenti del Partito democratico, mentre contrari erano stati quelli di Lega e Fratelli d’Italia. 

A giugno 2022 il provvedimento è arrivato al voto nella plenaria del Parlamento europeo, dove è stato approvato in via preliminare l’8 giugno con 656 voti favorevoli, tra cui quelli del Partito democratico e del Movimento 5 stelle, e 249 contrari, tra cui quelli di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Curiosità: tra i 24 astenuti c’era anche il voto del leader di Azione Carlo Calenda, all’epoca parlamentare europeo (carica che Calenda ha lasciato dopo essere stato eletto senatore il 25 settembre 2022 alle elezioni politiche).

Le trattative con il Consiglio dell’Ue

Il testo approvato a giugno 2022 dal Parlamento europeo è stato la base delle trattative poi condotte con il Consiglio dell’Unione europea, che rappresenta i governi dei 27 Paesi dell’Ue. 

Il 29 giugno 2022 il Consiglio dell’Ue, riunitosi nella formazione che comprende i ministri dell’Energia degli Stati membri, ha adottato le sue posizioni a favore del divieto della vendita a partire dal 2035 di nuove auto a benzina e diesel. In quell’occasione l’Italia era rappresentata dal ministro della Transizione ecologica del governo Draghi, Roberto Cingolani, un tecnico non riconducibile a nessun partito. Le sottosegretarie al Ministero della Transizione ecologica erano Ilaria Fontana (Movimento 5 stelle) e Vannia Gava (Lega). 

L’attuale ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia) era invece il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo economico, con delega alle politiche industriali, al Made in Italy e al commercio.

Le fasi finali

Il 27 ottobre 2022 il Consiglio dell’Ue, con i ministri dell’Energia dell’Ue, e il Parlamento europeo hanno poi raggiunto un accordo sulla norma in discussione. Più nel dettaglio i due organismi hanno deciso che entro il 2030 le emissioni di CO2 delle nuove auto dovranno essere più basse del 55 per cento rispetto ai livelli del 2021 e che entro il 2035 dovranno essere azzerate, confermando così gli obiettivi della Commissione Ue. All’epoca l’Italia era già rappresentata in Europa dal nuovo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Pichetto Fratin, insediatosi con il governo Meloni il 22 ottobre. 

Il 28 ottobre, in un’intervista con il Corriere della Sera, Pichetto Fratin aveva commentato il percorso della norma per vietare le auto a diesel e benzina dal 2035. «Gli obiettivi climatici sono imprescindibili, tuttavia come ha detto la premier, la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella sociale ed economica. Già da viceministro dello Sviluppo, nel precedente governo, mi sono occupato di favorire scelte che tenessero conto delle esigenze di competitività della seconda manifattura d’Europa», aveva dichiarato il ministro. «Anche per l’automotive gli indirizzi europei devono essere compatibili con la concreta possibilità delle case automobilistiche di rispettare gli obiettivi. È un tema del quale c’è consapevolezza anche nella Commissione europea, che sta ragionando su limiti meno stringenti per la normativa Euro 7». Dunque Pichetto Fratin non aveva esplicitamente mostrato un’opposizione del governo contro l’accordo raggiunto in sede europea.

Il testo dell’intesa tra Consiglio dell’Ue e Parlamento Ue è stato in seguito approvato il 16 novembre 2022 dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), un organismo che coordina i lavori del Consiglio dell’Ue. Da marzo 2021 il rappresentante permanente italiano è l’ambasciatore Pietro Benassi: il suo ruolo, come suggerisce il nome, è quello di rappresentare le istanze italiane durante le trattative condotte dal Consiglio. Fonti stampa, nel dare la notizia, non hanno riportato un’eventuale opposizione italiana.  

L’accordo tra le istituzioni europee è infine stato approvato dalla Commissione Envi del Parlamento europeo il 1° dicembre 2022, sempre con il voto contrario di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il 14 febbraio 2023 è arrivata la votazione della plenaria del Parlamento e ora si attende l’approvazione definitiva, ritenuta ormai soltanto una formalità, da parte del Consiglio dell’Ue.

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