La giravolta di Calenda sull’elezione diretta del presidente del Consiglio

Dice di essere contrario alla proposta a cui era favorevole fino a pochi mesi fa e che era contenuta nel programma elettorale di Azione e Italia Viva
ANSA/LUCA ZENNARO
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Aggiornamento 29 agosto, ore 18 – Il leader di Azione Carlo Calenda ha replicato su X al nostro articolo dicendo di non aver cambiato idea sull’elezione diretta del presidente del Consiglio. «Ho messo nel programma del terzo polo il Sindaco d’Italia perché era un cavallo di battaglia di Matteo [Renzi, ndr], per lui non negoziabile», ha scritto Calenda. «E quando si fanno alleanze è normale fare compromessi».

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Prima favorevole, poi contrario: nel giro di pochi mesi il leader di Azione Carlo Calenda ha cambiato idea sull’elezione diretta del presidente del Consiglio. Il 27 agosto Calenda ha scritto su Facebook che questa riforma istituzionale, che il governo Meloni sembra intenzionato a presentare, è «sbagliata nel merito e nel metodo». 
«L’elezione diretta del premier non c’è in nessun Paese. E c’è una ragione precisa: se eleggi il premier direttamente, di conseguenza depotenzi il presidente della Repubblica», ha dichiarato lo stesso giorno il leader di Azione in un’intervista con il Corriere della Sera. «E in Italia la funzione del capo dello Stato è sempre stata vitale per la salvaguardia dell’unità nazionale. Inoltre finisci per non poter neppure cambiare premier nell’ambito della stessa coalizione».

Fino a non troppo tempo fa, però, Calenda sembrava pensarla diversamente su questo tema. A gennaio, dopo aver incontrato la ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati, il leader di Azione aveva dichiarato che il suo partito e Italia Viva, presentatisi insieme alle elezioni di settembre 2022, erano «nettamente contrari» al presidenzialismo, ossia all’elezione diretta del presidente della Repubblica. «Siamo invece favorevoli a un premierato, ossia a un presidente del Consiglio con poteri più forti, anche eletto direttamente, com’è da nostro programma elettorale», aveva però aggiunto Calenda.
Il programma presentato da Azione e Italia Viva prima delle elezioni del 25 settembre 2022 proponeva infatti «l’elezione diretta da parte dei cittadini del presidente del Consiglio sul modello dei sindaci delle città più grandi» (il cosiddetto “Sindaco d’Italia”). 
Il programma elettorale di Azione e Italia Viva.
Il programma elettorale di Azione e Italia Viva.
Lo stesso concetto è stato poi ribadito da Calenda a maggio, dopo aver incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un vertice sulle riforme istituzionali. All’epoca erano già chiari i primi segnali di rottura tra Azione e Italia Viva, visto che alcune settimane prima era definitivamente saltata l’ipotesi di formare un partito unico. 
A giugno Calenda ha scritto sui social network che Azione appoggiava la proposta fatta dall’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato in un’intervista con la Repubblica. Secondo Amato avrebbe trovato un appoggio maggiore tra i partiti una riforma che prevedesse «la possibilità per i cittadini di indicare nella scheda per il Parlamento il leader che si vuole come presidente del Consiglio, con in più la fiducia parlamentare solo a lui e non anche ai ministri». «L’indicazione del premier funziona meglio dell’elezione diretta: evita uno squilibrio con il Quirinale (non eletto direttamente e che diventerebbe dunque più debole rispetto al capo del governo); perché in caso di elezione diretta anche davanti a un premier giudicato inetto dalla sua stessa maggioranza non ci sarebbe alcuna possibilità di sostituirlo con una sfiducia costruttiva e rimarrebbe la sola opzione di far cadere la legislatura, cosa che i parlamentari difficilmente fanno», aveva commentato Calenda. 

Oggi l’elezione diretta del presidente del Consiglio non convince più il leader di Azione, mentre è una proposta difesa ancora da Italia Viva. A inizio agosto il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha infatti presentato in Senato un disegno di legge di riforma costituzionale che chiede di introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio dei ministri. Negli scorsi mesi questa riforma istituzionale è stata difesa da altri esponenti di primo piano di Azione, come la presidente Mara Carfagna (ex Forza Italia).

In base alla Costituzione, il presidente del Consiglio non è eletto direttamente dai cittadini. Gli elettori eleggono i loro rappresentanti in Parlamento, ossia i deputati e i senatori, e in base ai risultati delle elezioni il presidente della Repubblica incarica una figura – per esempio il leader di un partito o di una coalizione, o un tecnico – di formare un governo. Fino a oggi l’unico esperimento di premierato nel mondo inteso come elezione diretta del presidente del Consiglio si è verificato in Israele: è stato introdotto nel 1992 e poi abolito nel 2002.

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