Quando Gelmini apprezzava i porti chiusi di Salvini

Oggi li critica da vicesegretaria e portavoce di Azione, ma nel 2019 la pensava diversamente
ANSA
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In queste settimane Azione, il partito guidato da Carlo Calenda, ha più volte criticato il governo di Giorgia Meloni per la gestione dell’immigrazione e per non aver mantenuto le promesse della campagna elettorale. Il 13 marzo, ospite a Stasera Italia su Rete 4, è intervenuta (min. 7:16) sul tema la vicesegretaria e portavoce di Azione Mariastella Gelmini. «Il governo si rende conto che gli sbarchi continuano a esserci e che la politica dei porti chiusi e dei blocchi navali non è praticabile», ha dichiarato tra le altre cose la senatrice di Azione ed ex ministra per gli Affari regionali del governo di Mario Draghi.

Fino a poco tempo fa Gelmini la pensava però diversamente sulla politica dei cosiddetti “porti chiusi”, iniziata dal leader della Lega Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno, per impedire alle navi Ong di far sbarcare in Italia i migranti salvati nel Mar Mediterraneo.

Il 5 luglio 2019 Gelmini, che all’epoca faceva ancora parte di Forza Italia, è stata ospite a L’Aria che tira su La7 per commentare il caso della barca a vela Alex. L’imbarcazione della Ong Mediterranea aveva salvato 54 migranti, ma il primo governo di Giuseppe Conte, sostenuto da Lega e Movimento 5 stelle, voleva negare lo sbarco in Italia. «Certamente Salvini ha fatto bene a chiudere i porti. Ha dato un segnale di discontinuità rispetto al modo con cui la sinistra precedentemente aveva gestito il tema dell’immigrazione», aveva dichiarato (min. -1:45:12) Gelmini, deputata all’opposizione del governo, aggiungendo: «Però è chiaro che la politica dei porti chiusi non basta». Una posizione decisamente meno critica di quella invece adottata oggi in Azione.
Il tema dei porti chiusi non sembra essere l’unico su cui Gelmini ha cambiato idea passando dalle fila di Forza Italia a quelle del suo attuale partito. Per esempio ad agosto 2020 l’allora deputata di Forza Italia aveva criticato la proposta del Partito democratico e del Movimento 5 stelle di riformare la legge per concedere la cittadinanza italiana ai bambini stranieri attraverso lo ius culturae, per chi aveva completato un ciclo di studi nel nostro Paese. «Se qualcuno nel Pd vuole allargare le maglie delle norme per concedere la cittadinanza sappia che troverà la ferma contrarietà di Forza Italia e del centrodestra», aveva scritto all’epoca su Twitter Gelmini. 

Il programma elettorale di Azione e Italia viva, presentato in vista delle elezioni del 25 settembre 2022, propone però di concedere la cittadinanza a chiunque «abbia frequentato per almeno 5 anni un percorso di formazione in Italia» e «a tutti gli studenti stranieri che hanno completato tutti gli studi universitari in Italia».

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