Falso: il Pil del Sud Italia non supererà quello di Francia e Germania

Lo ha scritto Fratelli d’Italia, ma il messaggio è scorretto e fuorviante
Ansa
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Il 21 luglio Fratelli d’Italia ha scritto su X che secondo le stime dell’ufficio studi della Cgia di Mestre il Prodotto interno lordo (Pil) del Sud Italia «supererà quello di Francia e Germania». Il tweet, che poi è stato cancellato, era accompagnato da una foto della presidente del Consiglio in cui si definiva questo risultato «un capolavoro» di Giorgia Meloni.
Immagine 1. Il post pubblicato da Fratelli d’Italia il 21 agosto – Fonte: profilo Twitter Fratelli d’Italia
Immagine 1. Il post pubblicato da Fratelli d’Italia il 21 agosto – Fonte: profilo Twitter Fratelli d’Italia
La dichiarazione contenuta nel tweet era falsa e fuorviante per una serie di motivi.

Che cosa dice la fonte

Fratelli d’Italia faceva riferimento a una nota pubblicata lo scorso 19 agosto dal centro studi della Cgia di Mestre, un’associazione che rappresenta artigiani e piccole imprese. In questa nota si legge che nel 2023 il Mezzogiorno registrerà un aumento del proprio Pil pari all’1 per cento, sostanzialmente in linea con quella registrata al Centro (+1,1 per cento) e al Nord (+1,2 per cento). Questa crescita, sottolinea il documento, sarà più elevata di quella registrata in Francia (+0,8 per cento) e del dato della Germania (-0,3%), nonché  della media aritmetica dei tassi di crescita, ossia la somma di quello francese e tedesco divisa per due. Secondo la Cgia anche il Regno Unito avrà un tasso di crescita inferiore rispetto a quello del Mezzogiorno (+0,4 per cento).

Secondo l’associazione la crescita del Sud Italia è frutto di tre fattori: gli aiuti messi in atto dal secondo governo Conte, dal governo Draghi e da quello guidato da Meloni per fronteggiare prima la pandemia poi la crisi energetica, per un valore di 270 miliardi di euro; l’aumento dei consumi e la ripresa economica generata da questi aiuti; e infine la crescita degli investimenti soprattutto nel settore costruzione, attribuibile sia al Superbonus sia al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Tasso di crescita o crescita?

Nel suo post Fratelli d’Italia ha frainteso quanto riportato nella nota della Cgia di Mestre, confondendo due concetti differenti: il valore del Pil e il suo tasso di crescita. Quando misuriamo una grandezza che varia nel tempo, possiamo studiarne infatti il valore puntuale, ossia quello che  assume durante i singoli anni, oppure di quanto è variato in un tempo prestabilito. In quest’ultimo caso si parla per l’appunto di tasso di crescita

Il tasso di crescita consiste nella differenza tra il valore della grandezza al tempo presente e il valore precedente, per esempio rispetto all’anno scorso. Successivamente questa differenza viene divisa per il valore dell’anno precedente e si moltiplica il risultato per 100 (quest’ultimo passaggio non è obbligatorio, ma risulta più intuitivo). In questo modo avremmo la variazione percentuale della grandezza presa in considerazione.

Per fare un esempio pratico: immaginiamo di avere due Paesi, il Paese X e il Paese Y. Durante un determinato anno il primo possiede 100 monete, mentre il secondo ne possiede 10, mentre l’anno dopo il primo ne ha 105 e il secondo ne possiede 20. Il tasso di crescita delle monete del Paese X, essendo passato da 100 a 105, è del 5 per cento, mentre il tasso di crescita del Paese Y è del 100 per cento, dato che nel secondo caso il valore è raddoppiato. Questo però non vuol dire che il Paese Y ha più monete rispetto al Paese X. 

Il problema è analogo a quello del post di Fratelli d’Italia: è errato considerare maggiore il Pil di una determinata zona solo perché il tasso di crescita in un determinato anno è maggiore rispetto a un’altra. In altre parole è sbagliato dire che il Pil del Mezzogiorno supererà quello di Francia e Germania solo perché quest’anno registrerà un aumento maggiore.

Un confronto poco plausibile

Al di là della confusione tra tasso di crescita e crescita, sostenere che il Pil del Mezzogiorno d’Italia possa superare quello di Francia e Germania è assai poco plausibile.

Secondo i dati più aggiornati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, nel 2022 il Pil dell’Italia era nettamente inferiore rispetto alla Francia e alla Germania, sia considerando il dato per milioni di dollari sia per dollari per capita

Per quanto riguarda invece il tasso di crescita, nel 2023 le previsioni della Commissione Europea stimano per il nostro Paese una crescita dell’1,2 per cento su base annua, maggiore sia della Francia (+0,7 per cento) sia della Germania (+0,2 per cento). Come abbiamo verificato in altre occasioni, la crescita del Pil a cui si assiste in Italia non è comunque iniziata nel 2023 con il governo Meloni, ma già nel 2021. 

Al di là di questo, anche la nota della Cgia di Mestre presenta alcuni problemi. Innanzitutto, non è chiaro perché si confrontino i dati riguardanti il Sud, che è una macroregione, con quelli di Francia e Germania, che sono invece due Stati e dunque difficilmente paragonabili. In secondo luogo, la media aritmetica dei tassi di crescita non ha alcun significato dal punto di vista economico, soprattutto se calcolata rispetto a due soli Paesi, visto che non è equivalente al tasso di crescita congiunto di Francia e Germania nel corso dell’anno.

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