Epidemia: l’Italia galleggia, ma Bolzano e una parte del Centro preoccupano

Ansa
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All’8 febbraio tutte le regioni italiane si trovano in area gialla, tranne la Sardegna, la Puglia, l’Umbria e la Provincia autonoma di Bolzano, collocate in area arancione. Nessuna regione è invece in zona rossa.

Vediamo allora come sono andate le cose in questo inizio di nuovo anno, quali sono i dati che descrivono un Paese ancora in emergenza, ma non più in peggioramento, e quali invece evidenziano la preoccupante situazione della provincia di Bolzano e di alcune aree del centro.

I casi sono stabili, con alcune eccezioni

Al picco di nuovi contagi raggiunto in Italia a inizio novembre – quando vennero toccale 40 mila diagnosi al giorno – è seguito un progressivo miglioramento della situazione, grazie alle misure restrittive messe in campo a livello regionale, sulla base del monitoraggio effettuato dal Ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Dopo un leggero peggioramento registrato ai primi di dicembre, e un successivo miglioramento, dalla fine di gennaio la situazione sul piano nazionale è complessivamente stabile. Anche se, a livello più locale, non mancano alcune criticità.

I dati disaggregati per macroaree mostrano che nel Nord-Ovest l’andamento dei casi è sostanzialmente stazionaria da quasi due mesi, mentre nel Nord-Est i casi si sono stabilizzati solo negli ultimi giorni. La differenza di andamento tra le due macroaree settentrionali è dovuta in particolare all’evoluzione dell’epidemia in Veneto che, come abbiamo spiegato in passato, a metà dicembre era la regione messa peggio del Paese quanto ad aumento dei contagi. Nonostante il recente miglioramento, le regioni del Nord-Est registrano il maggior numero di casi delle quattro macroaree italiane.

Le regioni del Centro hanno avuto un andamento simile a quello osservato nel Nord-Ovest, con una sostanziale stabilità negli ultimi due mesi, mentre le regioni del Sud hanno avuto una ripresa dei casi più forte nella prima metà di dicembre. Attualmente hanno comunque un numero di casi paragonabile a quello delle altre macroaree.
Nonostante la situazione di generale stabilità, ci sono alcune aree dove i contagi danno segnali di peggioramento.

Nella Provincia autonoma di Bolzano si sta infatti avendo un rapido incremento dei casi, che sono arrivati al precedente record di novembre. La crescita ha convinto le autorità locali a introdurre una sorta di lockdown dall’8 febbraio fino a fine mese, dopo che le stesse autorità avevano allentato a gennaio le misure più restrittive imposte dal governo.

Si sta osservando una crescita dei casi anche in Abruzzo, dove è stata imposta la zona rossa in due comuni, e in Umbria, dove sono state decise misure più restrittive per la provincia di Perugia e per alcuni comuni in provincia di Terni. Una decisione simile è arrivata per quasi 30 comuni in Molise.

Che cosa dicono i tassi di positività

Come abbiamo sottolineato più volte in passato, affinché la situazione migliori è necessario che, oltre al calo dei casi, vi sia anche una discesa del tasso di positività dei tamponi, ossia il rapporto tra i nuovi casi e i nuovi tamponi effettuati. Se questo indicatore rimane troppo elevato, vuol dire che quasi certamente molti casi non vengono diagnosticati.

Da metà gennaio nel conteggio nazionale dei tamponi sono stati aggiunti anche i tamponi antigenici, accanto ai classici molecolari. Gli antigenici, noti anche come “test rapidi”, sono meno affidabili di quelli molecolari, ma permettono di avere una diagnosi in pochi minuti.

Confrontare il tasso di positività attuale con quello del passato è complicato proprio per via dell’aggiunta dei tamponi antigenici che, avendo aumentato notevolmente il denominatore, hanno causato un crollo del tasso di positività generale.

Guardiamo allora al tasso di positività dei soli tamponi molecolari. All’interno di questo insieme si vede che il tasso è sensibilmente più basso del passato. Attualmente è intorno all’8 per cento, lontano dai picchi del 15 per cento visti a novembre e del 13 per cento a dicembre.

Quasi tutte e quattro le macroaree hanno tassi di positività – considerando sia molecolari che antigenici – intorno al 5 per cento. Solo al Sud il dato appare essere leggermente maggiore. Il tasso di positività molecolare è invece stabile tra il 7 e l’8 per cento nel Nord, tra l’8 e il 9 per cento e in aumento nel Centro e poco sotto al 10 per cento al Sud.

Complessivamente il Nord-Est, in particolare grazie al Veneto, è la zona che fa il maggior numero di tamponi, mentre il Sud è quella che ne fa di meno. Nord-Ovest e Centro, invece, si equivalgono.

La situazione negli ospedali

Come sta andando invece la pressione dei ricoverati sul sistema ospedaliero?

I ricoverati nelle tre aree mediche – pneumologia, malattie infettive e medicina generale – sono circa 15 mila in meno rispetto al picco massimo di fine novembre e inizio dicembre. Anche qui la discesa si è interrotta momentaneamente a cavallo del nuovo anno, ma poi da metà gennaio i ricoverati sono tornati a scendere a un ritmo abbastanza costante. Lo stesso fenomeno si è osservato guardando alle terapie intensive, dove il calo dell’ultimo mese è stato maggiormente pronunciato.

L’unica macroarea ad avere un netto calo dei ricoverati in area medica e in terapia intensiva è il Nord-Est, anche per via del fatto che qui la situazione epidemiologica è migliorata solo di recente. Nel Nord-Ovest i ricoverati in area medica stanno scendendo lentamente, mentre i ricoverati in terapia intensiva più velocemente. Al Centro e al Sud c’è stata invece una sostanziale stabilità nell’ultimo mese.

Da dicembre la Protezione civile diffonde anche il dato dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva. Dopo una sostanziale stabilità nel mese di dicembre, si è assistito poi a un calo nel corso di gennaio e a una leggera ripresa nell’ultima settimana. Quando si confronta questo dato va comunque tenuto a mente che inizialmente la Campania non comunicava i propri numeri e che quindi i dati di dicembre andrebbero rivisti leggermente al rialzo.

Anche in questo caso nel Nord-Est si sta assistendo a un rapido calo ed è l’unica macroarea in cui succede. Nel Nord-Ovest la situazione è abbastanza stabile, ma il fatto che i ricoverati scendano indica che le dimissioni per guarigione o decesso sono maggiore degli ingressi. Al Sud c’è una forte variabilità del dato, ma complessivamente a dicembre c’è stato un calo. Al Centro, invece, gli ingressi in terapia intensiva stanno crescendo nell’ultima settimana.
L’aumento è parzialmente attribuibile alla ripresa dell’epidemia che, come abbiamo segnalato prima, si sta avendo in Umbria. Anche nella Provincia autonoma di Bolzano si sta osservando un peggioramento della situazione negli ospedali, con i pazienti ricoverati che aumentano progressivamente da oltre un mese.

Un confronto con il resto d’Europa

Prima di concludere, guardiamo a come va la situazione in Francia e Germania, due dei Paesi con cui la è più semplice confrontare l’Italia, tenendo presente che la popolazione francese è di circa 67 milioni di persone, quella tedesca di 83 milioni e quella italiana di poco meno di 60 milioni.

Nell’ultima settimana in Italia si sono registrati 83,7 mila nuovi casi (in calo di 2.500 rispetto alla settimana precedente), mentre in Francia 140 mila (in calo di 3.500) e in Germania 67,6 mila (in calo di 14 mila). La Germania dei tre è l’unico Paese che si trova in lockdown, ormai da alcune settimane.

Dal punto di vista dei decessi, in Italia ci sono stati circa 2.750 decessi nell’ultima settimana (300 in meno della precedente), mentre in Germania sono stati 4.500 (in calo di 500) e in Francia 2.900 (circa 100 in meno).

In Francia in terapia intensiva ci sono stati circa 1.820 ingressi (come la settimana precedente) e in Germania 2.970 (circa cento in meno), mentre in Italia sono stati 960 (circa 50 in più).

In generale la Germania sta registrando un sensibile maggior numero di ingressi ospedalieri settimanali e un progressivo miglioramento dell’epidemia, nonostante complessivamente rimanga ancora non delle migliori. In Francia, come in Italia, nelle ultime tre settimane si è avuta una sostanziale stabilità.

Il confronto con la Spagna e il Regno Unito è più complesso per via del loro diverso modo di riportare i dati. In generale in Spagna nelle ultime settimane si è osservato un forte peggioramento di tutti gli indicatori, mentre nel Regno Unito c’è stato un miglioramento, anche qui dovuto al lockdown nazionale imposto dal primo ministro Boris Johnson.

In conclusione

Nell’ultimo mese l’epidemia di coronavirus in Italia è stata progressivamente stazionaria. Dal punto di vista ospedaliero si sta registrando un costante miglioramento, anche se i dati sono trainati solo da alcune regioni.

Ci sono alcune aree, però, dove l’epidemia sta peggiorando e al momento la Provincia autonoma di Bolzano appare essere una di quelle messe peggio. Dove si stanno registrando recrudescenze dei contagi, si stanno comunque applicando anche le misure più restrittive, che nelle prossime settimane dovrebbero riportare la situazione sotto controllo.

Guardando al resto d’Europa, per ora l’Italia è in una situazione leggermente migliore degli altri grandi Paesi europei, anche se i trend sono diversi. In alcuni Paesi l’epidemia peggiora, mentre in altri migliora grazie alle misure restrittive. È impossibile sapere con certezza cosa avverrà nelle prossime settimane e se la maggior parte delle regioni, che oggi si trovano in zona gialla, registrerà o meno un peggioramento dell’epidemia.

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