L’eliminazione del divieto di pubblicità delle scommesse sportive ha fatto un passo in avanti

La Commissione Cultura del Senato ha approvato una risoluzione che impegna il governo a modificare le regole sui giochi con le vincite in denaro, in vigore dal 2018 ma aggirate
Fabio Sasso/ZUMA Press Wire
Fabio Sasso/ZUMA Press Wire
Mercoledì 5 marzo la Commissione Cultura e Istruzione del Senato ha approvato una risoluzione che impegna il governo a riformare le regole del calcio italiano, in particolare modificando il divieto di pubblicità delle scommesse sportive e dei giochi con vincite in denaro. Questo divieto è stato introdotto nel 2018 dal primo governo di Giuseppe Conte, con il decreto “Dignità”, ma nei fatti è stato aggirando dai siti di scommesse, che hanno pubblicizzato la loro attività attraverso siti di notizie sportive.

Il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico hanno criticato l’approvazione della risoluzione in commissione. Secondo loro, la risoluzione non contribuirebbe a combattere il fenomeno della ludopatia, ossia i disturbi legati al gioco d’azzardo. I partiti che sostengono il governo, in particolare Fratelli d’Italia, hanno difeso la risoluzione, dicendo che aiuterà a riformare le regole del calcio, comprese quelle sulle scommesse sportive, nel migliore dei modi.

Di che cosa stiamo parlando

La risoluzione approvata dalla Commissione Cultura del Senato è frutto di un lavoro di approfondimento condotto dalla stessa commissione, iniziato a febbraio dello scorso anno. Secondo il regolamento del Senato, oltre a esaminare i disegni di legge, le commissioni possono svolgere indagini su determinate questioni per poi approvare una risoluzione conclusiva. Quest’ultima non ha il valore di una legge, ma è un documento che impegna il governo a intervenire sull’argomento secondo una serie di linee guida contenute nella risoluzione stessa. 

Per quanto riguarda la riforma del calcio, in un anno di lavoro la Commissione Cultura del Senato ha ascoltato diverse realtà del settore, tra cui la Lega Serie A di calcio maschile e la Lega Serie B, alcune squadre professionistiche, e le associazioni che rappresentano gli arbitri italiani. 

Alla fine del lavoro di approfondimento, la commissione ha elaborato il testo della risoluzione che è stato approvato e che contiene, tra le altre cose, la richiesta al governo di «valutare la modifica» dell’articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, ossia il decreto “Dignità” approvato dal primo governo Conte. Questo articolo ha vietato «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro» effettuata su qualunque mezzo di comunicazione e durante le manifestazioni sportive, artistiche o culturali. Gli spot «oggi ti portano su un portale di poker online dove puoi stare tutta la giornata a giocarti tutti i risparmi della famiglia che servivano a pagare la scuola o l’università ai tuoi figli. Questo è un sistema che va cambiato del tutto», aveva dichiarato all’epoca l’allora ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, principale promotore del decreto.

Il divieto suscitò subito polemiche tra gli operatori del settore, secondo cui la stretta sul gioco d’azzardo avrebbe favorito il gioco illegale, e tra le squadre di Serie A, che avevano dovuto interrompere importanti contratti di sponsorizzazione con le società di scommesse sportive. 

In ogni caso, come abbiamo spiegato in un precedente approfondimento, il decreto “Dignità” è in vigore da quasi sette anni, ma i contenuti riguardanti a più livelli il gioco d’azzardo sono ancora presenti nei nostri media e il divieto alla pubblicità delle scommesse sportive viene spesso aggirato.

Che cosa dice la risoluzione sul gioco d’azzardo

La risoluzione approvata in commissione al Senato invita il governo a modificare le regole del decreto “Dignità” sul gioco d’azzardo, proprio in virtù del fatto che queste regole sono state spesso inapplicate. Da questo punto di vista, la risoluzione non prevede esplicitamente l’eliminazione del divieto alla pubblicità dei siti di scommesse. 

Nel testo della risoluzione, si legge che la commissione impegna il governo a «valutare l’opportunità di destinare una quota annuale dei proventi derivanti da giochi sullo sport e scommesse sportive agli organizzatori degli eventi sui quali si scommette», in pratica alle società sportive e agli organizzatori dei campionati di calcio. 

Più nello specifico, la risoluzione prevede la possibilità per il governo di destinare almeno l’1 per cento dei ricavi frutto delle scommesse sportive «a un fondo destinato alla costruzione di nuovi stadi e per l’ammodernamento di quelli vecchi». In più, dà la possibilità di riconoscere «un’ulteriore quota» per il finanziamento di specifici progetti sociali e sportivi e di formazione dei giovani all’interno delle società sportive, a patto che siano «in favore dei settori giovanili, dell’impiantistica sportiva, nonché del calcio femminile», del contrasto alla ludopatia e dei fenomeni di abuso, violenza e discriminazione nei confronti di atlete e atleti.

Le altre proposte per la riforma del calcio

La risoluzione ha proposto altri interventi per una riforma del settore calcistico italiano. Non si tratta di proposte dettagliate, sono più che altro una serie di inviti al governo per intervenire su questioni specifiche. 

Per esempio, secondo la risoluzione il governo dovrebbe impegnarsi «a favorire investimenti pubblici e misure di attrazione di capitali privati per l’ammodernamento di strutture sportive obsolete e la realizzazione di nuovi impianti», introducendo sgravi fiscali per gli investimenti in strutture sportive e creando «una cabina di regia» presieduta dal ministro dello Sport e i Giovani, con la partecipazione attiva del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero dell’Economia e delle finanze, e con il coinvolgimento dei rappresentanti degli enti locali.

In più, la risoluzione chiede al governo di riformare le regole sulla commercializzazione dei diritti audiovisivi; favorire lo sviluppo del settore calcistico femminile istituendo anche una Lega per il calcio femminile, dotata di una propria autonomia gestionale, amministrativa e finanziaria; dare un pieno riconoscimento giuridico e contrattuale agli arbitri e introdurre la possibilità per le squadre di Serie A di sottoscrivere contratti con i calciatori diversi dai contratti di lavoro subordinato. Entro sei mesi dall’approvazione della risoluzione, ossia entro il 5 settembre 2025, il governo dovrà inviare alle commissioni parlamentari competenti una relazione per dare conto delle iniziative legislative e dei provvedimenti per attuare gli impegni contenuti nella risoluzione stessa. 

Se i partiti che sostengono il governo hanno criticato la risoluzione, soprattutto per l’invito a modificare le regole sul gioco d’azzardo, quelli di centrodestra hanno difeso il documento. «Nessuno è a favore della ludopatia, ma noi, come legislatori, dobbiamo prendere atto di ciò che ha funzionato e di ciò che non ha dato i risultati sperati», ha dichiarato per esempio il senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi, relatore della risoluzione. «Abbiamo insistito perché la parte della risoluzione che, di fatto, aggira i divieti di pubblicità e sponsorizzazioni delle scommesse nel calcio venisse stralciata, ma evidentemente la questione scommesse, con annesse le entrate economiche era troppo importante per la maggioranza», ha detto invece il capogruppo del PD al Senato Francesco Boccia.

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